Fratelli d’Italia, balza sopra quota 30%

Il balzo del partito della Meloni e il recupero del centrosinistra
Un’onda che — se confermata — avrebbe il potenziale di ridefinire gli equilibri politici italiani. È quanto emerge dall’ultimo sondaggio sulle intenzioni di voto: Fratelli d’Italia si attesterebbe ormai sopra il 30 %, una soglia non più simbolica, ma quasi una soglia “psicologica” per il centrodestra al governo. Dietro, il Partito Democratico e l’Alleanza Verdi Sinistra (AVS) segnano progressi alimentati da discussioni interne, analisi tattiche e timori sui mutamenti del baricentro politico nazionale.
I numeri che circolano — pur con le cautele che si devono sempre applicare alle rilevazioni statistiche — mostrano un potenziale doppio effetto: da un lato la conferma del dominio del partito di Giorgia Meloni, dall’altro l’intensificazione di un gioco di rincorsa da parte delle forze progressiste.
I dati del sondaggio: cifre, variazioni e “supermedia”
L’ultima rilevazione Only Numbers / Porta a Porta (pubblicata nei giorni scorsi) segnala Fratelli d’Italia al 31 %, con il PD al 22,5 %, mentre il Movimento 5 Stelle sarebbe spinto verso il 10,9 %.
Parallelamente, la Supermedia YouTrend / Agi conferma che FdI ha nuovamente superato quota 30 — un livello che non si registrava già da marzo 2023 — con il PD che si colloca intorno al 23,7 %. Un sondaggio del TgLa7 segna FdI al 30,8 % (+0,3), mentre il PD scende a 21,9 %.
Secondo il Barometro Politico Demopolis, qualora si votasse oggi, FdI otterrebbe il 30,2 %, distaccando il PD (22,5 %) di quasi 8 punti.
Nel complesso, dunque, le rilevazioni convergono su un tema: il partito di Meloni è ormai stabilmente oltre quella soglia considerata “psicologicamente significativa”.
Se si guardano le tendenze, inoltre, emerge che il consenso di FdI ha guadagnato terreno soprattutto negli ultimi mesi, approfittando di una certa stagnazione degli altri partiti della coalizione e delle difficoltà interne alle forze progressiste.
La soglia del 30 %: perché conta
Superare quota 30 non è solo un valore numerico. In politica italiana — specie nella fase attuale di frammentazione — quella soglia assume un peso simbolico e strategico:
Legittimazione interna: per la leadership del partito, un 30 % certifica che la linea politica seguita è approvata da una base elettorale solida, rafforzando autorevolezza interna e capacità negoziale nella coalizione.
Effetto bandwagon: l’idea che “chi vince attira consensi” può galvanizzare il “voto utile” verso il partito che appare in vantaggio, specialmente in tempi di incertezza politica.
Pressione sui partner: all’interno della coalizione di centrodestra, un partito che supera il 30 % si pone in una posizione di forza nei rapporti con alleati come Lega, Forza Italia e altri.
Internazionalizzazione: un partito così forte nelle rilevazioni può occupare uno spazio più centrale nello scenario europeo e nelle relazioni con le istituzioni europee, come interlocutore sostanziale del governo.
Tuttavia, superare il 30 % non garantisce automaticamente la vittoria alle urne. Il voto effettivo — con le sue variabili di partecipazione, strategie locali e giochi di coalizione — può rimodellare i rapporti.
Dinamiche elettorali e mutamenti interni
Erosione del centrodestra “tradizionale”
Mentre Fratelli d’Italia guadagna, Lega e Forza Italia faticano a mantenere le tensioni interne sotto controllo. Alcune rilevazioni segnalano che FI potrebbe superare la Lega per percentuale, e in alcune rilevazioni il partito di Salvini resta fermo attorno a soglie di stallo. L’erosione del consenso della Lega, combinata con la fatica di Forza Italia a definire una proposta moderna, lascia spazi che FdI riesce a occupare.
Coesione elettorale e centralità della leader
Giorgia Meloni, con un profilo politico ormai consolidato, può contare su una leadership forte e una narrazione coerente della sua coalizione. La stabilità percepita al vertice incide su elettori indecisi, aiutando il partito ad attrarre consensi di chi guarda alla forza più visibile del centrodestra.
Dislocamento del voto progressista
Il PD — pur recuperando qualche punto — resta sotto i riflettori per le sue difficoltà nel trattenere consensi tra elettori più giovani o ideologicamente progressisti. In parallelo, AVS sembra raccogliere piccole crescite che, sommate, diventano significative. Il M5S appare travolto da turbolenze interne e in calo costante, liberando segmenti di elettorato che cercano un’alternativa credibile.
Effetti delle elezioni locali e contestuali
Il voto regionale e amministrativo tiene il polso dell’elettorato. In Toscana, ad esempio, il centrosinistra ha retto con una rielezione significativa, segno che in alcune aree la mobilitazione locale resiste. Ma le tensioni nei partiti progressisti e le difficoltà nel costruire coerenti alleanze nazionali offrono terreno fertile a FdI.
Per giudicare l’eccezionalità dello scenario, conviene tornare alle elezioni europee 2024: lì FdI ottenne risultati elevati, ma non raggiunse una stabilità al di sopra del 30 per cento su scala nazionale nelle stime medie. Quell’evento è diventato un riferimento: superare quella soglia nelle rilevazioni attuali significa non replicare un bel momento, ma costruire una base stabile e consolidata.
Le elezioni europee rappresentano un momento di punta, ma il voto nazionale richiede coerenza territoriale, presenza capillare e capacità di coalizione. FdI sembra puntare a tradurre quel risultato di effimera euforia in un modello politico permanente.
AVS: un recupero non di poco conto
Breve ma incisivo: l’Alleanza Verdi Sinistra (AVS), formazione progressista e ambientalista, sembra essere in fase di crescita. Anche nelle rilevazioni recenti emerge con valori che superano il 5 %. Sebbene ancora lontani dai grandi numeri, il suo avanzamento rappresenta un elemento da seguire attentamente:
Il PD: tra rilancio e limiti strutturali
Il Partito Democratico prova a recuperare, ma resta inchiodato alle sue debolezze:
Leadership e coerenza interna: senza un’identità forte riconosciuta da tutta la coalizione, il PD fatica a esprimere un progetto convincente per l’elettorato del centro e ambizioso per il campo progressista.
Dipendenza dal “voto anti”: in molti casi il PD appare come l’alternativa a FdI piuttosto che un progetto propriamente attrattivo.
Competizione con formazioni minori: AVS e altre realtà alternative sottraggono al PD parte del suo potenziale elettorato giovane, ambientalista o radicale.
Tuttavia, un PD forte rimane centrale nella prospettiva di un’alleanza oppositiva efficace: se riuscisse a galvanizzare la base e progettare una piattaforma coerente, potrebbe recuperare terreno.
I media e la comunicazione politica hanno amplificato il messaggio del 30 %. Il “superamento” è diventato tema di talk show, titoli sui giornali e punti interrogativi per l’opposizione. Il formato grafico — grafici a torta, bolle, comparazioni — ha fissato nell’immaginario politico l’idea che FdI sia “al massimo storico”.
È una narrativa potente: da un lato legittima chi governa, dall’altro crea un “fuoco sotto pressione” per le opposizioni. Ma la comunicazione da sola non basta: bisognerà tradurre quelle cifre in politiche percepibili, in risultati territoriali, in scelte concrete che mantengano vivo il consenso.
Il sondaggio che dà Fratelli d’Italia oltre quota 30 è una fotografia che testimonia un momento di forza e consolidamento. Ma è anche un punto di partenza, non di arrivo. Dietro le cifre ci sono incognite: la tenuta delle coalizioni, la mobilitazione dell’elettorato, la capacità del campo progressista di reagire.
L’orizzonte è alle politiche, entro il 2027 (con possibili elezioni anticipate). Quello che succederà nei prossimi mesi — nelle regioni, nei comuni, nelle politiche nazionali — sarà decisivo per capire se quel 30 % è solo un picco mediatico o un segnale di dominio strutturale.
la Supermedia liste:
FDI 30,5 (+0,5)
PD 22,3 (+0,3)
M5S 12,4 (-0,8)
Forza Italia 8,9 (=)
Lega 8,5 (-0,1)
Verdi/Sinistra 6,6 (+0,3)
Azione 3,1 (-0,1)
Italia Viva 2,6 (+0,2)
+Europa 1,6 (-0,3)
Noi Moderati 0,9 (-0,1)* (non rilevato da Demopolis, SWG e Tecnè)
la Supermedia coalizioni:
Centrodestra 48,8 (+0,3)
Centrosinistra 30,4 (+0,2)
M5S 12,4 (-0,8)
Terzo Polo 5,6 (+0,1)
Altri 2,8 (+0,2)
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