Cibo scaduto non significa da buttare

Guida pratica tra rischi, miti e verità su cosa possiamo continuare a mangiare
In un’Italia che combatte lo spreco alimentare e al contempo teme i rischi per la salute, un recente articolo divulgativo ha acceso un dibattito: quali alimenti scaduti si possono ancora consumare – e fino a quando? Dal latte alle uova, dal formaggio ai prodotti confezionati: il tema è complesso, e merita un’analisi lucida e informata.
Cosa dice la normativa italiana
In Italia, come in buona parte dell’Unione Europea, le etichette alimentari riportano due indicazioni principali legate alla data:
“Da consumarsi entro” (use by): per alimenti deperibili, indica il termine oltre il quale il consumo può risultare rischioso per la salute
“Consumare preferibilmente entro” (best before): per prodotti a maggiore stabilità, indica il periodo in cui l’alimento conserva al meglio le sue caratteristiche organolettiche
La differenza è cruciale: oltre la data del use by, il rischio microbiologico può salire (batteri patogeni), mentre oltre il best before l’alimento può perdere gusto, consistenza o nutrienti, pur restando potenzialmente sicuro.
Le normative obbligano i produttori a seguire buone pratiche igieniche (GMP — Good Manufacturing Practices) e ad applicare sistemi di autocontrollo (HACCP). In casi di contestazioni legali, la conformità a questi standard, e la registrazione delle condizioni di conservazione, diventa fondamentale.
Gli alimenti più delicati
Latte fresco
Il latte, dopo la data di scadenza, può essere soggetto a fermentazioni indesiderate o proliferazione di Listeria monocytogenes o altre forme batteriche. Alcuni appassionati segnalano di aver consumato latte anche qualche giorno oltre la data, ma con prudenza estrema: odore acidulo, coagulazione, variazioni cromatiche o sospette indicano che è ora di buttare.
Yogurt
Lo yogurt spesso resta commestibile dopo la scadenza, se sigillato e ben refrigerato. Tuttavia, deformazioni del contenitore, muffe, odore rancido o colore alterato sono segnali da non ignorare.
Uova
Le uova sono particolari. In molti paesi (es. USA) la data “sell-by” è indicativa, e spesso le uova rimangono idonee per settimane se ben refrigerate. Il cosiddetto “test del galleggiamento” (immergere l’uovo in acqua: se affonda è buono; se galleggia va scartato) è un espediente pratico ma non sicuro al 100 %. Uova rotte o con guscio incrinato sono potenzialmente a rischio salmonella.
Carne, pollo, pesce
Sono i capisaldi del pericolo. Oltre la scadenza, le carni (in particolare quelle macinate), il pesce e il pollo diventano terreno fertile per batteri come Salmonella, E. coli e Campylobacter. Anche un solo giorno può compromettere la sicurezza, specie in condizioni non ottimali di refrigerazione.
Alimenti confezionati e conserve
In questa categoria rientrano pasta secca, riso, legumi secchi, conserve in lattina o barattolo, oli vegetali, zucchero, sale.
Le conserve in lattina ben sigillate (senza rigonfiamenti, ruggine o corrosioni) possono durare anni oltre la data di scadenza, anche se la qualità del cibo può decrescere con il tempo.
I prodotti secchi (pasta, riso, cereali) sono tra i più longevi: se conservati al riparo da umidità e parassiti, mantengono salubrità anche anni dopo la scadenza, pur perdendo fragranza.
Oli e grassi possono irrancidire: odore di “vecchio” è segnale chiaro.
Prodotti acidi (pomodoro, agrumi) possono reagire con i materiali dell’imballaggio, accelerando il decadimento.
Non tutto ciò che è scaduto è da buttare, ma serve senso critico.
Una famiglia negli USA ha dichiarato di aver vissuto un anno consumando molti alimenti scaduti (latticini, conserve, carne) senza effetti evidenti sulla salute. L’obiettivo era mettere in luce quanto i “limiti” delle date siano in parte arbitrari — ma non è una prova che si possa replicare in sicurezza.
In altri casi, consumi inconsapevoli di alimenti deteriorati hanno provocato intossicazioni. Qualche ristorante è stato chiuso dopo controlli che hanno rilevato prodotti “scaduti” dai clienti. Queste situazioni ribadiscono un insegnamento: pratiche igieniche, temperatura, tempo, confezione — tutto conta.
Etichettare con data d’apertura: utilissimo per sapere quanto tempo è passata dal momento in cui il prodotto è stato “attivato”
In caso di dubbi, butta: la prudenza vale più del risparmio
Tra informazione, percezione e realtà
Molte persone tendono a rifiutare “a priori” alimenti scaduti, per timore — spesso eccessivo. Questo produce sprechi enormi: stime internazionali riportano che un terzo del cibo prodotto ogni anno è sprecato, in gran parte per motivi legati a scadenze, cattiva conservazione o informazioni poco chiare.
Una cultura alimentare più matura potrebbe ridurre sprechi, contenere la spesa domestica e sensibilizzare sul valore del cibo.
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