Bigamia a Montecatini: denunciata per due nozze contemporanee

Una vicenda che al primo sguardo sembra uscita da un racconto romanzesco, ma che ha risvolti giudiziari concreti: una donna di origine albanese è stata denunciata per bigamia, dopo che gli accertamenti della Polizia hanno verificato che era legalmente sposata con due uomini allo stesso tempo. La denuncia è scattata nei giorni scorsi dopo che la donna ha presentato domanda per un permesso di soggiorno per motivi familiari nella città termale, e gli uffici comunali hanno segnalato anomalie nella sua situazione domestica.
Secondo quanto emerso, la donna risultava aver contratto un primo matrimonio nel 2004 con un cittadino italiano a Milano, senza che vi fosse mai stato un divorzio. Nel marzo 2025, poi, ha celebrato un secondo matrimonio con un connazionale residente a Montecatini Terme, rendendo simultanee due unioni che la legge italiana considera incompatibili. La pratica per il rilascio del permesso di soggiorno è stata prontamente sospesa, e la denuncia inoltrata all’autorità giudiziaria.
La vicenda richiama un reato raro ma previsto dal codice penale italiano — l’articolo 556 — secondo il quale «chiunque, essendo legato da matrimonio avente effetti civili, ne contrae un altro, pur avente effetti civili, è punito con la reclusione da uno a cinque anni». Lo stesso reato si applica anche se non è il bigamo a contrarre un secondo matrimonio, ma chi sposa una persona già vincolata da un matrimonio civile.
Come è emersa la doppia unione
L’indagine nasce quasi casualmente. La donna, residente in Albania, ha presentato istanza per ottenere un titolo di soggiorno in Italia con motivazione familiare, facendo leva sul finto nuovo matrimonio avvenuto a Montecatini. Gli uffici dello Stato civile e il commissariato locale, nel corso della verifica della documentazione, hanno rilevato discrepanze nei dati delle celle matrimoniali e avviato approfondimenti.
Dai controlli d’archivio, è emerso che nel 2004 la donna aveva celebrato un matrimonio a Milano con un cittadino italiano, e che da allora la pratica di divorzio non risultava agli atti. Ciò significa che il vincolo matrimoniale originale non era mai stato sciolto — eppure, nel 2025, un secondo matrimonio è stato registrato legalmente a Montecatini. Questo fatto configura la contemporaneità di due unioni civili valide secondo lo Stato italiano.
Al momento, la pratica di permesso di soggiorno è sospesa. Le indagini, condotte dal commissariato termale, proseguiranno per chiarire se ci sia stato dolo nella compilazione dei documenti, se vi siano state irregolarità normative negli atti comunali, o se possano emergere responsabilità aggiuntive — per esempio, false dichiarazioni ai fini dell’immigrazione.
Bigamia: un reato “dimenticato”
Il caso di Montecatini non è isolato. La bigamia, pur essendo un reato raro nella prassi giudiziaria contemporanea, conserva una presenza residua nei tribunali italiani, spesso legata a scandali familiari, questioni migratorie o matrimoni celebrati all’estero.
Negli ultimi anni, sono emersi casi analoghi: ad Ancona un uomo di 52 anni è finito a processo per essersi sposato in Tunisia pur risultando già coniugato in Italia, e rischia una pena da uno a cinque anni di reclusione. In un altro episodio, in Sicilia, una donna divorziando ha scoperto che il marito non aveva mai sciolto un precedente matrimonio stipulato all’estero, e ha denunciato il marito per bigamia.
In un caso recente di cronaca, un uomo che si era separato da una seconda moglie è stato denunciato da una delle donne quando è emerso che il matrimonio precedente non era stato formalmente sciolto, configurando una forma di plurima coabitazione giuridica.
Questi casi mostrano che, benché rara, la bigamia appare occasionalmente nei contesti in cui le relazioni familiari transitano tra ordinamenti internazionali, migrazioni, matrimoni celebrati all’estero e sistemi di controllo statali mal sincronizzati.
In Italia, la normativa prevede che se uno dei due matrimoni viene dichiarato nullo o annullato, il reato può estinguersi. Inoltre, se si verifica che uno dei coniugi è stato indotto in errore circa lo stato civile dell’altro, la pena può essere aggravata.
Come è possibile che un secondo matrimonio sia stato celebrato e registrato, nonostante la presenza di un vincolo matrimoniale precedente? Ci sono responsabilità da parte degli uffici comunali, dello stato civile, o del controllo documentale degli atti? E fino a che punto può essere ricostruita la volontà della donna e la consapevolezza del vincolo residuo?
In casi analoghi, i tribunali hanno evidenziato errori nell’iscrizione negli archivi e nell’incrocio dei dati anagrafici — ma più spesso esiste un vuoto informativo tra il comune, i registri civili e le banche dati nazionali. Ciò consente, in casi limite, di far sfuggire all’incrocio la doppia iscrizione, almeno temporaneamente.
Analogamente, la gestione delle pratiche migratorie può aprire spazi abusivi. Quando il permesso di soggiorno è subordinato al legame familiare, una persona con uno status irregolare può essere incentivata a dichiarare un nuovo matrimonio, per “giustificare” la propria presenza nel Paese — e talvolta le verifiche iniziali non sono sufficientemente stringenti da smascherare eventuali duplicazioni.
Il fatto che, in questo caso, la “scoperta” sia avvenuta durante l’istruttoria della pratica di soggiorno mette in luce il ruolo cruciale dei controlli amministrativi e la necessità di un più stretto coordinamento tra uffici comunali, polizia e registri civili nazionali.
Reazioni pubbliche e mediatiche
La notizia ha fatto rapidamente il giro dei media locali e nazionali, suscitando un mix di sorpresa, ironia e interrogativi. Alcuni commentatori hanno collegato il caso alle dinamiche migratorie e al desiderio di “regolarizzazione forzata”, altri hanno sollevato dubbi circa la veridicità delle dichiarazioni in atti pubblici.
Nei dibattiti sui social, il tema è stato strumentalizzato talvolta con toni critici verso i controlli dello Stato, altri con appelli a una riforma della normativa matrimoniale che tenga conto degli intrecci transnazionali. Sul piano locale, l’amministrazione comunale ha ribadito che ogni atto pubblico è soggetto a verifica, ma che le anomalie – se confermate – saranno sanzionate.
Dal punto di vista giudiziario, l’avvocatura e gli studiosi di diritto civile richiamano l’importanza del principio della buona fede, del diritto al contraddittorio e della presunzione di innocenza. Prima della condanna definitiva, la donna ha diritto a difendersi, a dimostrare che il secondo matrimonio avvenne nella convinzione errata che il primo fosse stato sciolto, o che non avesse notizia dello stato di vincolo.
Un monito per il sistema
Il caso di Montecatini colpisce per l’apparente paradosso — una donna sposata due volte allo stesso tempo — ma dietro di esso si profilano questioni molto concrete: errori burocratici, frammentazione dei dati, intrecci internazionali tra ordinamenti del matrimonio e immigrazione, e un’idea dello Stato che deve continuamente aggiornarsi per presidiare la realtà sociale.
Non si tratta solamente di un fatto di cronaca curiosa: è un campanello d’allarme che indica la necessità di un adeguamento dei meccanismi di verifica degli atti matrimoniali, di un rafforzamento delle banche dati civili e di una cooperazione istituzionale capillare.
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