8:34 am, 15 Ottobre 25 calendario

La guerra come macchina di morte nell’opera di Francesco Rosi

Di: Redazione Metrotoday
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Il film che ha scosso l’Italia e il mondo, mettendo in luce la follia della guerra attraverso la lente della classe sociale e dell’autoritarismo militare.

Nel 1970, il regista Francesco Rosi portò sul grande schermo un’opera che avrebbe segnato profondamente il cinema italiano e la memoria collettiva della Prima Guerra Mondiale: Uomini contro. Liberamente ispirato al romanzo Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu, il film racconta la tragica esperienza di un reparto dell’esercito italiano impegnato sul fronte dell’Altopiano dei Sette Comuni, tra il 1916 e il 1917. Con una narrazione cruda e senza retorica, Rosi offre uno spietato ritratto della guerra come macchina cieca e disumana, dove l’eroismo è un alibi e la disciplina una condanna.

La storia si concentra sul giovane tenente Sassù, interpretato da Mark Frechette, che si trova a fronteggiare l’assurdità degli ordini impartiti dal generale Leone (Alain Cuny). Dopo aver conquistato una posizione strategica, il reparto è costretto a ritirarsi, per poi ricevere l’ordine di riconquistarla, nonostante le perdite subite. La ripetizione di assalti inutili e la brutalità delle punizioni, tra cui la decimazione di soldati accusati di ammutinamento, evidenziano la follia e l’inumanità della guerra.

Girato in condizioni difficili sui monti dell’entroterra istriano, il film evita ogni enfasi patriottica, concentrandosi invece sulla sofferenza dei soldati e sull’arroganza dei comandanti. La scelta di non mostrare mai il nemico, ma solo la propria trincea, crea un’atmosfera claustrofobica e alienante, dove la guerra appare come un destino inevitabile e senza senso.

Uomini contro si distingue per il suo approccio realistico e antimilitarista. Rosi rifiuta ogni forma di eroismo romantico, presentando la guerra come una macchina di morte che divora uomini in nome di ideali vuoti. La sceneggiatura, scritta dallo stesso Rosi insieme a Tonino Guerra e Raffaele La Capria, è caratterizzata da dialoghi asciutti e incisivi, che mettono in luce le contraddizioni e le ingiustizie del conflitto.

Il film adotta uno stile visivo sobrio e rigoroso, con l’uso di inquadrature strette e movimenti di macchina lenti, che accentuano il senso di oppressione e impotenza dei protagonisti. La fotografia di Pasqualino De Santis contribuisce a creare un’atmosfera di desolazione e disperazione, mentre la colonna sonora di Piero Piccioni sottolinea la tragicità degli eventi.

Alla sua uscita, Uomini contro suscitò un ampio dibattito in Italia. Il film fu accusato di vilipendio dell’esercito e fu oggetto di boicottaggio da parte di alcune istituzioni. Rosi stesso dichiarò di essere stato denunciato per vilipendio dell’esercito, ma di essere stato assolto in istruttoria. Inoltre, il film venne tolto dai cinema in cui veniva proiettato, con la scusa che arrivavano telefonate minatorie. Questa reazione evidenziò la difficoltà di accettare una rappresentazione così cruda e disincantata della guerra.

Nonostante le polemiche, il film ottenne riconoscimenti internazionali, venendo presentato al Festival di Berlino e ottenendo il premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes. La performance di Gian Maria Volonté nel ruolo del tenente Ottolenghi fu particolarmente apprezzata, confermando il suo talento nel rappresentare figure di autorità autoritarie e spietate.

A oltre cinquant’anni dalla sua uscita, Uomini contro rimane uno dei film più significativi del cinema italiano e una delle opere più lucide e disperate sulla follia della guerra. La sua denuncia dell’autoritarismo militare e della disumanità del conflitto conserva una straordinaria attualità, offrendo uno spunto di riflessione sulle guerre contemporanee e sulle loro cause profonde.

Il film ha influenzato numerosi registi e cineasti, diventando un punto di riferimento per chi desidera raccontare la guerra in modo realistico e critico. La sua forza evocativa e il suo messaggio universale continuano a parlare alle nuove generazioni, ricordando l’importanza di non dimenticare le atrocità del passato e di lottare per un mondo di pace e giustizia.

Uomini contro è un’opera che va oltre il genere bellico, trasformandosi in un potente strumento di denuncia sociale e politica. La sua capacità di raccontare la guerra come esperienza collettiva e di mettere in luce le dinamiche di potere e di classe lo rendono un film imprescindibile per comprendere le radici della violenza e dell’intolleranza. In un’epoca in cui i conflitti armati continuano a devastare il mondo, il messaggio di Rosi rimane più che mai attuale: la guerra è una follia che va contrastata con ogni mezzo, prima che sia troppo tardi.

15 Ottobre 2025 ( modificato il 13 Ottobre 2025 | 20:41 )
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