Alice nella Città: Roma che cresce guardando al futuro del cinema

Tra i festival che ogni anno animano la capitale, «Alice nella Città» ha conquistato, negli anni, un suo spazio distintivo e riconoscibile: non è solo una sezione della Festa del Cinema, ma un sogno che dialoga con le nuove generazioni, le energie emergenti e il racconto di un mondo che cambia. Mentre ci prepariamo all’edizione 2025 (in programma dal 15 al 26 ottobre), è utile cogliere la tensione artistica di questa rassegna e il ruolo che oggi si propone di giocare nel panorama culturale italiano.
Un battito giovane dentro la Festa
Nata nel 2003 Alice nella Città – nei suoi anni iniziali – si configurava come uno spazio cinematografico dedicato ai giovani, alle famiglie, agli esordi. Inizialmente inserita nella Festa del Cinema di Roma, dal 2012 ha assunto uno statuto di sezione autonoma e parallela: un riconoscimento della sua specificità, della sua fisionomia autonoma e della necessità di uno spazio che abbia «voce propria».
La scelta del nome — evocazione di “Alice nel Paese delle Meraviglie” — non è casuale: ce n’è un’allegoria, quella di un viaggio curioso tra realtà e fantasia, tra visioni nuove e mondi possibili. D’altronde, Alice nella Città ha fatto del “novum” la sua postura originaria: film di nuovi registi, anteprime nazionali e internazionali, corti sperimentali, serie tv emergenti.
Negli anni, la rassegna ha costruito un’identità: proporre cinema che ha ancora molto da dire, valorizzare giovani autori, aprire un dialogo – spesso provocatorio – con temi di attualità. Non è cinema “giovanile” inteso come facile intrattenimento, ma cinema che si interroga sul vivere, sul presente, sull’identità.
La rassegna si è arricchita progressivamente: concorsi (lungometraggi, cortometraggi), sezioni “Panorama Italia”, masterclass, incontri Fuori Sala, proiezioni per le scuole.
Un film che ha avuto un percorso intenso all’interno di Alice è Suspicious Minds (2023), presentato in anteprima proprio nella sezione e poi distribuito nelle sale italiane — un esempio di come Alice possa servire da trampolino per opere “intermedie” tra festival e circuito commerciale.
Alice ha anche promosso restauri cinefili: pellicole storiche tornano in vita sotto una nuova luce, confrontandosi con le generazioni contemporanee.
Con l’annuncio del programma 2025 Alice non si limita più a “girare in parallelo” alla Festa del Cinema, ma diventa un festival autonomo, pur mantenendo rapporti stretti con la manifestazione madre: i biglietti e gli accrediti saranno condivisi con la Fondazione Cinema per Roma, in base a un accordo triennale. È un’evoluzione che segnala un salto di responsabilità.
L’edizione 2025 arriva con un cartellone ambizioso
Il festival si svolgerà dal 15 al 26 ottobre, con biglietteria online aperta dal 9 ottobre. Presenze fisiche alle postazioni (Auditorium Parco della Musica e Auditorium Conciliazione) saranno disponibili da metà ottobre.
Il film d’apertura è Good Boy, opera prima indipendente diretta da Ben Leonberg. Un horror visto attraverso gli occhi di un cane che percepisce presenze invisibili: un concept curioso, che riverbera lo spirito “laterale” del festival.
Un altro momento forte sarà la presenza di Daniel Day-Lewis, che torna in scena dopo otto anni dal ritiro grazie al figlio Ronan, con il film Anemone. È previsto anche un incontro pubblico “Father & Son” — scintilla narrativa e simbolica per molti spettatori.
Il concorso ufficiale include titoli come La torta del presidente (Hasan Hadi), candidato iracheno agli Oscar, My Father’s Shadow (Akinola Davies Jr.), The Other Side of Summer, La piccola Amélie (animazione), Rebuilding di Max Walker-Silverman.
Il festival non dimentica il cinema italiano: Per Te (Alessandro Aronadio) sarà proiettato in Panorama Italia, Squali (Daniele Barbiero) è in concorso con un cast interessante e presenza internazionale.
Non mancano i restauri: tra i titoli “Quei ragazzi” ci sono La scuola di Daniele Luchetti (1995), Piccoli fuochi di Peter Del Monte (1985), Il pianeta azzurro di Franco Piavoli (1982).
Una pagina a parte è riservata al “Fuori Sala”, ovvero incontri, panel, proiezioni, eventi che proseguono anche dopo le date canoniche del festival. Tra gli ospiti annunciati c’è Robert De Niro, atteso a Roma nei primi di novembre.
Cinque titoli realizzati con il supporto della Rai fanno parte del programma.
La giuria per i corti internazionali sarà presieduta da Kenneth Lonergan, regista premio Oscar.
La presenza di nomi importanti come Day-Lewis, De Niro, Lonergan serve a irrobustire il profilo mediatico, ma la scommessa vera è che i giovani autori vedano in Alice una piazza credibile, efficace, che sappia restituire un pubblico, critici e attenzione internazionale.
Alice non è “cinema per ragazzi” nel senso commerciale del termine, ma cinema per giovani menti, per spettatori che non vogliono essere trattati come marginali. Come hanno affermato in più occasioni i direttori, «togliere quel “per” tra cinema e ragazzi» è parte dell’impegno, per restituire dignità e sguardo a generazioni che meritano attenzione.
Alice e il ruolo culturale di Roma
Roma, con i suoi spazi culturali (Auditorium Parco della Musica, Conciliazione, Cinema Adriano), offre un contesto ideale per una rassegna come Alice. Il festival riesce a tessere relazioni con le scuole, con il tessuto giovanile della città, con le istituzioni che sostengono la cultura e la formazione audiovisiva.
Inoltre, l’idea del “Fuori Sala” e delle iniziative che persistono oltre il periodo del festival (incontri, proiezioni, panel, collaborazioni con librerie e spazi urbani) rafforza l’idea che Alice voglia essere un presidio culturale permanente. Non solo un evento annuale, ma un crocevia che attraversa la città, stimola conversazioni, crea memoria.
Il restauro come pratica culturale gioca un ruolo centrale: offrire alle nuove generazioni la possibilità di vedere film ormai storici — La scuola di Luchetti, Il pianeta azzurro di Piavoli, Piccoli fuochi di Del Monte — significa anche far riflettere su un presente che vive di memoria critica. In più, il ritorno in sala di titoli che hanno segnato un’epoca consente un dialogo fra generazioni di spettatori.
L’asticella dell’internazionalità è poi sempre presente: Alice non è festival di nicchia, ma nodo nella rete mondiale dei festival emergenti e dei cinema indipendenti. Ogni anno cerca di portare al pubblico titoli che hanno girato altri festival, ma anche opere prime inedite che meritano scoperta.
Le sfide rimangono: mantenere coerenza artistica, attrarre pubblico, coltivare il legame con Roma e con le nuove generazioni. Alice potrà così continuare a restare un riferimento stabile e credibile per la cinematografia delle nuove generazioni italiane e internazionali.
La presenza di nomi importanti — Day-Lewis, De Niro, Lonergan — serve da àncora mediatica, ma il motore vero sarà il dialogo, la scoperta, la capacità di fare emergere le voci che abbiano la voglia culturale di esprimersi.
Per informazioni sul programma e acquisto biglietti
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