8:38 am, 7 Ottobre 25 calendario

Banksying: la rottura silenziosa che distrugge dall’interno

Di: Redazione Metrotoday
condividi

Quando finisce una storia, quasi tutti desiderano almeno una spiegazione. Un “perché” che faccia da ponte tra ciò che è stato e ciò che sarà. Ma che succede quando non c’è alcuna fine definita, nessun discorso chiarificatore — solo un silenzio sempre più spesso, parole mancanti, attenzioni che evaporano, finché la relazione, come un’ombra al tramonto, semplicemente non c’è più? È ciò che viene chiamato banksying: una forma di allontanamento emotivo e di rottura che si attua senza annuncio, riducendo lentamente la comunicazione, l’affetto, i progetti condivisi, fino al distacco definitivo. È una dinamica che molti considerano più crudele del ghosting — perché lascia l’altro nell’incertezza, nel dolore del non sapere.

Il termine “banksying” è recente, ma affonda le radici in fenomeni già noti nel lessico relazionale moderno: ghosting, breadcrumbing, orbiting, curving, love bombing etc. ● L’origine del nome si deve all’artista britannico Banksy, noto per le sue opere improvvise, le installazioni misteriose, ma anche per azioni teatrali come l’autodistruzione (o l’apparente tale) di un’opera — che lasciano dietro di sé un forte impatto emotivo, molto legato al non-detto, all’attesa, all’effetto sorpresa.

Secondo gli psicologi intervistati nelle fonti, il banksying non è un impulso improvviso, ma un processo graduale: l’allontanamento emotivo spesso comincia molto prima che la crisi sia cosciente, almeno da parte di uno dei due partner.

Ecco alcuni tratti tipici del banksying:

  • Riduzione progressiva del contatto: meno messaggi, risposte più distanti, meno momenti insieme. La quotidianità cambia, ma senza una dichiarazione esplicita.
  • Mantenere le apparenze: si può continuare a comportarsi “normalmente” in certi momenti, fare finta che tutto va bene, pur sentendo già dentro che il sentimento vacilla.
  • Mancanza di chiarezza e dialogo: non c’è una discussione aperta su cosa non va, su cosa si sente, su cosa si vorrebbe cambiare. L’altro partner, spesso, non percepisce immediatamente cosa stia accadendo.
  • Rottura improvvisa ma non inattesa: quando finalmente arriva, la fine appare come uno schiaffo, ma in realtà è il culmine di una serie di segnali mai verbalizzati.

Le cause psicologiche

Non sempre chi “banksya” lo fa per crudeltà consapevole. Le motivazioni possono essere molte, complesse, intrecciate:

  • Paura del confronto: dire apertamente che non si è più innamorati o che qualcosa nella relazione non va richiede coraggio, vulnerabilità. Alcuni cercano di evitare il disagio, il conflitto, o anche solo il senso di colpa.
  • Incapacità emotiva: può esserci difficoltà a riconoscere i propri sentimenti, oppure non aver sviluppato strumenti per gestire la comunicazione nei rapporti affettivi.
  • Norme sociali e digitalizzazione: le app di incontri, i social media, la possibilità di entrare ed uscire dai legami con poca visibilità rendono più facile ritirarsi gradualmente. L’idea che “non dire nulla” possa essere meno doloroso, o più conveniente, per chi si ritira.
  • Autoprotezione: chi allontana emotivamente prima di terminare la relazione può prepararsi al lutto interiore in segreto, gestendo le proprie emozioni lontano da responsabilità bilaterali.

Le conseguenze psicologiche per chi viene lasciato con questa modalità possono essere gravi, e spesso superiori a quelle di una rottura netta perché mancano spiegazioni. Alcune delle principali conseguenze:

  • Confusione e auto-colpevolizzazione: domande tipo “dove ho sbagliato?”, “non sono stato abbastanza?” sono ricorrenti. Spesso la persona che subisce incamera il senso di colpa, anche se non ha colpe oggettive.
  • Difficoltà nel chiudere emotivamente: la mancanza di un momento di chiusura, di un discorso finale, rende il percorso di accettazione (il “lutto” relazionale) più lungo e tortuoso.
  • Bassa autostima: l’esperienza può minare la fiducia in sé stessi, nel valore personale, nella capacità di essere amati.
  • Angoscia, ansia, disturbi emotivi: tra cui insonnia, rimuginio, sensazione di isolamento o scomparsa dell’altro.

Non esiste ancora una robusta letteratura scientifica che misuri in modo sistematico la diffusione del banksying, ma alcune indagini e interviste a esperti suggeriscono che non sia un fenomeno marginale:

Secondo alcuni articoli recenti, circa una persona su quattro dichiara di averlo già sperimentato, da una parte o dall’altra.

Viene riportato che può durare da pochi mesi fino a un anno, raramente meno, durante i quali il distacco emotivo si approfondisce.

Il dibattito etico e sociale

La diffusione di termini come banksying riflette un cambiamento più ampio nelle pratiche relazionali, favorito da tecnologia, cultura social e nuove aspettative affettive. Alcuni punti di riflessione:

Si legittima l’evitamento come modalità “normale” di gestione dei sentimenti, anziché affrontare la comunicazione e la responsabilità emotiva.

Si possono creare norme implicite secondo cui chi non esprime chiaramente i propri sentimenti è “meno peggio” di chi rompe apertamente — ma questo non attenua il danno.

C’è una generazione (spesso indicata la Gen Z) che sembra più incline a queste rotture sfumate, forse perché abituata a modulare le relazioni attraverso canali digitali, con presenza e assenza che si miscelano.

Tuttavia, non è detto che tutti coloro che si allontanano lentamente siano intenzionati a ferire: talvolta la crisi affettiva è interna, il legame non evolve, e la persona non sa come comunicare; ma questo non elimina la responsabilità del gesto o la sofferenza lasciata dietro.

Nelle interviste raccolte e sui blog/social, emergono alcune storie che rendono concreto il fenomeno:

Persone che descrivono l’altro come “presente, ma distante” per mesi: le attenzioni sembrano calare lentamente, la quotidianità perde colore fino a non esserci più.

Messaggi che diventano occasionali, impegni comuni disdetti o non proposti, ma senza che nulla venga detto apertamente.

Il partner che subisce dice che “non c’è un momento esatto” in cui capisce che qualcosa ha smesso di essere come prima, ma che un giorno si sveglia e sente tutto diverso.

In termini di trend globale, molte piattaforme digitali, articoli di lifestyle, podcast sulla salute mentale stanno dedicando spazio crescente al tema, segno che il problema sta diventando un oggetto condiviso di riflessione.

Strategie di  auto-protezione

Per chi si accorge (o sospetta) di essere vittima di banksying, cosa si può fare per proteggersi emotivamente e, se possibile, affrontare la situazione?

  • Osservare i segnali: distacco crescente, minor comunicazione, poca trasparenza sui sentimenti, mancati progetti. Se questi segnali sono persistenti e non discussi, è ragionevole chiedersi se si è nel banksying.
  • Dialogo aperto: anche se è difficile, cercare un momento di confronto autentico. Chiedere cosa sta succedendo, quali sono i sentimenti dell’altro; esprimere come ci si sente — non accusando, ma condividendo.
  • Non dare tutto per scontato: non aspettare che l’altro compia un passo. Se il partner non risponde al tentativo di salutarsi o chiarire, può essere utile delimitare emotivamente il proprio investimento per non restare sospeso troppo a lungo.
  • Supporto psicologico o di rete: amici, terapeuti, gruppi di sostegno. Parlare aiuta a razionalizzare il vissuto, a non interiorizzare colpe che non ci spettano.
  • Stabilire limiti: rispetto alle proprie emozioni, al proprio tempo, al proprio impegno. Se capisco che sto investendo affettivamente molto più dell’altro, è legittimo ripensare la relazione.

Il banksying non è solo una parola di moda: è la descrizione di qualcosa che molti vivono, spesso senza riconoscerlo, e che lascia ferite profonde. In un’epoca in cui la connessione è tecnologica, veloce, spesso superficiale, crescere come esseri emotivamente responsabili diventa una sfida fondamentale.

Una rottura può essere dolorosa, ma quando è silenziosa, ambigua, diluita nel tempo, la sofferenza può diventare più complicata da elaborare — perché chi la subisce non ha un confine chiaro con cui chiudere, non ha strumenti per capire cosa è accaduto.

7 Ottobre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA