Vaccinare i bambini contro l’influenza, imperativo sanitario e sociale

Con l’avanzare della stagione autunnale si riaccende il dibattito sulla necessità e importanza della vaccinazione antinfluenzale nei bambini. La recente circolare del Ministero della Salute per la stagione 2025‑2026 ha ribadito che il vaccino antinfluenzale è indicata per tutte le persone a partire dai 6 mesi di vita, e fortemente raccomandata per i bambini fino a 6 anni, specie se con patologie croniche o condizioni che aumentino il rischio di complicanze.
Questo provvedimento non è una novità isolata, ma si inserisce in un quadro epidemiologico dove i dati parlano chiaro: l’influenza, specie nei più piccoli, non è più solo “malattia da qualche giorno di febbre”, ma può portare a ricoveri, complicanze gravi e, nei casi peggiori, anche all’uso della terapia intensiva. Ciò motiva l’attenzione crescente delle autorità sanitarie, dei pediatri, e delle famiglie.
Lo stato attuale: numeri che non si possono ignorare
Negli ultimi anni in Italia, e globalmente, l’influenza ha mostrato segni di ripresa significativa dopo la stabilizzazione o il calo provvisori osservati durante gli anni più acuti della pandemia di Covid‑19.
– Nella stagione influenzale 2024‑2025, l’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato 601 ricoveri in terapia intensiva legati all’influenza e 134 decessi. La maggioranza di questi casi gravi e di decessi appartiene a soggetti non vaccinati.
– Si stima che 16,1 milioni di persone siano state colpite dall’influenza, pari al 27,7% della popolazione.
– L’incidenza delle sindromi simil‑influenzali (ILI) è particolarmente alta nelle fasce infantili: nel bollettino RespiVirNet, i bambini sotto i 5 anni risultano frequentemente i più colpiti, con tassi di casi per mille assistiti molto superiori rispetto ad altri gruppi d’età.
Questi dati fanno da sfondo alle raccomandazioni correnti – e mostrano che la vaccinazione infantile non è più un’opzione marginale, ma un pilastro delle politiche di prevenzione.
Cosa prevede la circolare 2025‑2026
Il Ministero della Salute, assieme all’Istituto Superiore di Sanità e alle Regioni, ha pubblicato la Circolare per la prevenzione e il controllo dell’influenza per la stagione 2025‑2026, che contiene:
– Chiarezza nel raccomandare il vaccino antinfluenzale per tutti a partire dai 6 mesi, salvo controindicazioni specifiche.
– Identificazione dei principali destinatari gratuiti: bambini 6 mesi‑6 anni, persone con patologie croniche, over 60, donne in gravidanza, operatori sanitari, etc.
– Formulazione aggiornata del vaccino, con i ceppi raccomandati dall’OMS per la stagione in corso, sia nei vaccini trivalenti che quadrivalenti.
– Strategia di inizio campagna vaccinale a ottobre (circa 40ª settimana), pur con apertura anche successiva in casi utili.
– Impiego strategico delle farmacie come punti di erogazione, per estendere la capillarità del servizio e facilitare l’accesso.
Studi, efficacia e benefici nei bambini
Molte delle argomentazioni a favore della vaccinazione infantile antinfluenzale si basano su studi nazionali e internazionali che dimostrano benefici concreti:
°Uno studio italiano su bambini sani, condotto con vaccino QIV (quadrivalente), ha mostrato che la vaccinazione riduce del ~50‑60% il rischio di influenza (RT‑PCR confermata) nelle stagioni studiate. Nei casi moderati‑gravi, la protezione è stata maggiore.
°Un altro dato interessante: nei bambini ad alto rischio (patologie croniche respiratorie, cardiache etc.), il vaccino antinfluenzale dimezza i ricoveri ospedalieri rispetto a soggetti non vaccinati.
°Lo studio epidemiologico su 10 stagioni consecutive (tra 2010‑2020) con bambini 0‑14 anni, tramite la rete “Pedianet”, ha analizzato incidenza, complicanze e uso delle risorse sanitarie: confermato che ogni stagione influenza comporta un carico consistente, anche nei pazienti pediatrici, sia in termini di visite mediche che di ospedalizzazione.
Perché vaccinare tutti i bambini – anche quelli sani
L’idea che solo i bambini “a rischio” debbano essere protetti sta diventando sempre più superata. Ecco i motivi principali per cui le società pediatriche e i medici sostengono la vaccinazione universale:
°Riduzione della diffusione: I bambini sono “motori” di circolazione virale, frequentano asili, scuole, contatti stretti. Se molti di loro sono vaccinati, si crea un freno alla trasmissione, beneficiando anche gli adulti più fragili.
°Meno ospedalizzazioni e complicanze: Anche nei bambini sani l’influenza può dare complicanze respiratorie, otiti, aggravamento di condizioni latenti.
°Benefici socio‐economici: meno giorni di scuola saltati, meno visite mediche, meno uso di farmaci, meno carico su famiglie e sistema sanitario.
°Bioetica della protezione: proteggere chi non può vaccinarsi (neonati sotto i 6 mesi, bambini immunodepressi etc.) passa anche da una copertura più ampia nella popolazione attorno.
La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) ha chiesto esplicitamente che tutti i bambini, anche quelli non affetti da malattie croniche, siano vaccinati a partire dai 6 mesi; sostengono che i benefici superano di gran lunga i rischi potenziali.
Criticità, timori e resistenze
Nonostante i dati favorevoli, ci sono ostacoli reali:
– Copertura vaccinale bassa: molti genitori non vaccinano i figli per scarsa informazione, timori sugli effetti collaterali, convinzioni errate che l’influenza sia innocua nei bambini sani.
– Comunicazione frammentata: il consiglio del pediatra, il ruolo attivo delle strutture locali e la chiarezza delle raccomandazioni fanno la differenza. Dove manca una buona informazione, crescono le esitazioni.
– Disponibilità e accesso: sebbene il vaccino sia offerto gratuitamente nella fascia 6 mesi‑6 anni, non sempre è facile per tutte le famiglie accedere rapidamente; in alcune Regioni la distribuzione o la logistica può essere lenta.
– Variabilità della risposta vaccinale: l’efficacia può dipendere molto dalla corrispondenza tra ceppi inseriti nel vaccino e ceppi in circolazione, dalla salute del bambino, da interventi precoci etc. Nessun vaccino è perfetto, ma il confronto tra vaccinati e non vaccinati dà costantemente un vantaggio.
– Problemi bioetici e percezione personale: c’è un dibattito su quanto sia giusto vaccinare bambini sani soprattutto per proteggere altri (immunità indiretta), rispetto al rischio individuale, anche se questo rischio per l’influenza è molto basso rispetto ai benefici.
Esperienze precedenti e lezioni apprese
Diverse Regioni italiane hanno sperimentato o realizzato campagne pediatriche su larghissima scala. I risultati mostrano miglioramento nelle stagioni successive, ma restano ampie differenze fra Nord e Sud, aree urbane e rurali.
Uno studio di Health Technology Assessment nel nostro paese ha valutato l’adozione universale del vaccino QIV nei bambini piccoli, con analisi costo‑beneficio che indicano come l’investimento sia economicamente giustificato dati i risparmi in termini di ospedalizzazioni e complicanze.
Durante la stagione 2023‑2024, la vaccinazione gratuita è stata offerta a bambini con patologie croniche; ma è emerso che la richiesta è molto più ampia, e dove offerta a tutti (anche i sani), la risposta è migliore.
Scenario per la stagione 2025‑2026: cosa aspettarsi
Guardando avanti, ci sono alcuni punti chiave da tenere d’occhio:
Copertura vaccinale come obiettivo centrale
Il Ministero ha posto come priorità il raggiungimento di coperture più alte, in particolare fra bambini 6 mesi‑6 anni e persone fragili. Le azioni includono coinvolgimento delle farmacie, semplificazione dell’accesso, campagne informative.
Monitoraggio e sorveglianza
L’andamento dei ceppi virali, i picchi di incidenza, il numero di casi gravi e le fasce d’età più colpite saranno i parametri osservati. Se si conferma che i bambini sotto i 5 anni vedono incidenze elevate e casi gravi, ciò può spingere verso politiche più attive.
Innovazione dei vaccini
L’approvazione di formulazioni trivalenti con adiuvante (es. MF59) o basate su coltura cellulare per età dai 6 mesi apre nuove prospettive, specie in termini di tollerabilità, risposta immunitaria, efficacia.
Cultura sanitaria e fiducia
Importante sarà l’impegno di pediatri, operatori sanitari, scuole per informare, rispondere ai dubbi, contrastare disinformazione.
Aspetti organizzativi
Tempistiche giuste di disponibilità del vaccino, distribuzione capillare (ospedali, farmacie, studi pediatrici), politica regionale uniforme per evitare diseguaglianze territoriali.
Vaccinare è proteggere
Il messaggio è chiaro: vaccinare i bambini contro l’influenza non è solo un gesto protettivo individuale, ma un investimento collettivo per la salute pubblica. In uno scenario dove l’influenza stagionale torna a colpire con forza, con numeri elevati di casi, ricoveri, e gravità, la vaccinazione infantile assume un ruolo centrale.
Non è una questione di imporre, ma di informare, offrire, rendere possibile. Le autorità sanitarie hanno predisposto il quadro normativo e tecnico; il compito che resta è quello sociale: fare in modo che le famiglie comprendano il valore del vaccino, che i pediatri e i sistemi sanitari rispondano con efficienza, equità e tempestività.
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