“L’Oro d’Alò”, il ritorno a Terni del maestro Ceccobelli

Una presenza che sa di memoria e di futuro
Dal 20 settembre al 19 ottobre 2025, Terni accoglie una nuova tappa del CAU – Cantiere di Arti Urbane, il festival che negli ultimi anni ha trasformato la città e il suo territorio in un laboratorio diffuso di arte contemporanea. Tra musei, chiese, palazzi, cortili, case private e spazi non convenzionali, la rassegna propone un dialogo continuo tra linguaggi artistici e tessuto sociale.
Quest’anno l’evento principale porta un nome di grande prestigio: Bruno Ceccobelli. L’artista umbro, tra i protagonisti della celebre “Scuola di San Lorenzo”, torna a Terni con un progetto intitolato “L’Oro d’Alò”, a cura di Franco Profili. L’allestimento coinvolge due luoghi fortemente simbolici: la Chiesa di Sant’Alò e la vicina Casa Di Anselmo.
Il titolo della mostra non è casuale: l’oro, da sempre materiale sacro e artistico, si lega qui al valore simbolico di Sant’Alò, chiesa medievale che custodisce strati di storia e spiritualità, diventando metafora di rigenerazione e dialogo tra passato e presente.
Ceccobelli e Terni: un legame radicato
Il ritorno di Ceccobelli a Terni non è un episodio isolato, ma si inserisce in una relazione di lunga durata. All’inizio degli anni Duemila, grazie anche all’impulso di Don Fabio Leonardis e al fermento di istituzioni e associazioni, la città visse una stagione particolarmente fertile per l’arte contemporanea.
Ceccobelli fu tra i protagonisti di quel periodo, con opere che hanno lasciato un segno indelebile:
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le tre porte d’ingresso del Duomo,
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gli arredi e le vetrate di Santa Maria della Misericordia,
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il monumento in piazza Paul Harris dedicato alle vittime dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
In quella fase, Terni riuscì a proiettarsi come una delle capitali italiane dell’arte contemporanea, con un tessuto urbano arricchito da sculture e interventi diffusi. Oggi, in un contesto diverso e più complesso, l’arrivo di Ceccobelli appare come un richiamo a quel periodo d’oro e, insieme, una sfida a immaginare nuove possibilità.
Le opere in mostra: materia e spiritualità
Nella Chiesa di Sant’Alò, Ceccobelli presenta tre sculture di forte impatto simbolico:
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un Cristo ricavato da un tronco di ulivo verde, modellato secondo le proporzioni dello spazio sacro,
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Infante, un’inedita figura femminile, realizzata con tecnica mista su tavole di ulivo e faggio,
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Fiammetta, giovane donna con libro, dai rimandi stilistici ad Aurelio De Felice, maestro della scultura novecentesca umbra.
Il legno d’ulivo, materiale intriso di simbologie mediterranee, diventa la base per un dialogo intimo tra natura, fede e memoria. Le superfici lavorate dall’artista dialogano con le pietre antiche della chiesa, creando un effetto di stratificazione temporale che riflette il senso stesso del progetto: costruire ponti tra epoche, linguaggi e sensibilità diverse.
Accanto a Sant’Alò, la vicina Casa Di Anselmo accoglie un ciclo di opere recentissime, realizzate con catrame. Un materiale duro, industriale, che nelle mani di Ceccobelli si trasforma in superficie pittorica e poetica. È un contrasto potente: da un lato il legno d’ulivo, naturale e organico, dall’altro il catrame, simbolo della modernità urbana e delle sue contraddizioni.
Una città che si specchia nell’arte
La scelta di questi luoghi non è casuale. Casa Di Anselmo, oltre ad avere custodito per decenni l’ingresso originario della chiesa, è un contenitore di memorie: quelle della famiglia che l’ha abitata e mantenuta viva, e quelle di una Terni che negli anni Sessanta riuscì ad attrarre artisti di rilievo internazionale, costruendo un dialogo tra provincia e mondo.
Proprio questa commistione di dimensione locale e respiro universale appare al centro dell’intervento di Ceccobelli. Non si tratta soltanto di una mostra, ma di un’azione che rimette in circolo energie, storie e possibilità.
Ceccobelli e la “Scuola di San Lorenzo”
Per comprendere la portata del ritorno di Ceccobelli a Terni, è utile ricordare il suo percorso artistico. Nato a Montecastello di Vibio nel 1952, l’artista è tra i protagonisti della cosiddetta Scuola di San Lorenzo, collettivo di artisti che negli anni Ottanta animò l’ex Pastificio Cerere a Roma. Insieme a Piero Pizzi Cannella, Giuseppe Gallo, Marco Tirelli e altri, Ceccobelli contribuì a ridefinire il linguaggio pittorico e scultoreo italiano, con un approccio che univa materia, simbolo e spiritualità.
Le opere di Ceccobelli hanno sempre oscillato tra astrazione e figurazione, con un forte radicamento nella simbologia archetipica. L’uso di materiali poveri e naturali, unito a una ricerca costante sul segno, lo ha reso una delle voci più riconoscibili dell’arte contemporanea italiana.
Arte, spiritualità e comunità
L’intervento a Sant’Alò e Casa Di Anselmo porta avanti la sua riflessione sulla dimensione sacrale dell’arte. Non si tratta di un semplice allestimento estetico, ma di un’azione che chiama lo spettatore a una partecipazione profonda.
L’uso di materiali come l’ulivo e il catrame suggerisce un contrasto tra sacro e profano, natura e industria, memoria e modernità. In questo senso, l’opera di Ceccobelli diventa specchio della stessa città di Terni: un luogo in bilico tra radici storiche e trasformazioni industriali, tra identità locale e apertura globale.
Il valore del CAU per il territorio
Il Cantiere di Arti Urbane conferma con questo appuntamento la sua missione: rendere Terni un laboratorio diffuso, capace di ospitare artisti affermati e giovani emergenti, storici e operatori culturali, in un intreccio che arricchisce l’intera comunità.
La rassegna non è soltanto un cartellone di eventi, ma un processo di lungo termine che mira a trasformare il territorio attraverso l’arte, recuperando spazi e storie dimenticate e offrendo alla cittadinanza occasioni di confronto con linguaggi contemporanei.
Un dialogo che continua
Con “L’Oro d’Alò”, Bruno Ceccobelli rinnova il suo legame con Terni, riportando la città al centro di un discorso artistico che è insieme locale e universale. Le opere allestite a Sant’Alò e Casa Di Anselmo non si limitano a occupare uno spazio, ma lo trasformano in un luogo di meditazione collettiva, dove la materia diventa veicolo di spiritualità e memoria.
Il ritorno di Ceccobelli, a distanza di vent’anni dalle grandi opere pubbliche realizzate in città, rappresenta un’occasione per riflettere sul valore dell’arte contemporanea come strumento di rigenerazione culturale e sociale.
In un’epoca segnata da frammentazioni e crisi, l’incontro tra arte e comunità può ancora costituire un oro prezioso, capace di dare senso e futuro a luoghi e persone.
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