Trump a Windsor conl’ombra di Epstein

“Sarà una grande giornata”: con queste parole Donald Trump ha commentato la sua seconda visita di Stato nel Regno Unito, un evento di portata storica che unisce cerimonie reali, manifestazioni pubbliche e tensioni politiche. L’arrivo a Windsor Castle, il pranzo con il re Carlo III, il banchetto formale e l’intera coreografia dignitosa della monarchia britannica sono parte di un copione attentamente orchestrato. Ma dietro la pompa e gli onori – che includono la più grande cerimonia militare allestita nel Regno Unito per una visita di Stato in anni recenti – si staglia un’ombra che non accenna ad attenuarsi: le relazioni passate tra Donald Trump e Jeffrey Epstein continuano a generare scalpore.
Il cerimoniale e la visita
La visita di Stato del 16-18 settembre 2025 vede Donald Trump protagonista per la seconda volta di un invito ufficiale così prestigioso. Il fulcro delle celebrazioni è Windsor Castle, dove il presidente statunitense verrà accolto da re Carlo III e dalla regina consorte Camilla con una solenne cerimonia militare: una processione, fanfare, il saluto delle guardie d’onore, un flypast congiunto Regno Unito-USA, la tradizionale accoglienza con carrozza reale.
Tra gli appuntamenti più attesi: il pranzo ufficiale con il sovrano, la deposizione di una corona in omaggio alla regina Elisabetta II nella cripta di Windsor, una performance musicale all’interno del castello, infine il grande banchetto serale nella St George’s Hall. Policiamento e sicurezza “al massimo livello”: Windsor e dintorni sono blindati, con schieramenti massicci di forze dell’ordine pronti a gestire sia il protocollo che eventuali proteste.
Il Primo Ministro Keir Starmer si trova in una posizione delicata: da un lato, il desiderio di consolidare i legami transatlantici con gli Stati Uniti; dall’altro, il rischio politico che deriva dalle critiche interne circa la scelta di offrire a Trump un trattamento così regale, proprio mentre emergono nuovi dettagli su vecchie accuse.
Proteste, proiezioni e banner: quando il passato torna prepotentemente
Poco prima dell’arrivo ufficiale, diverse iniziative di protesta hanno cercato di attirare l’attenzione del pubblico e dei media sul capitolo Epstein – un passato che Trump ha cercato di relegare a epoca remota, ma che oggi torna a pesare.
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Il gruppo Led By Donkeys ha proiettato su una torre di Windsor Castle immagini che lo ritraggono con Jeffrey Epstein, assieme a vittime di Epstein, notizie e clip relative allo scandalo, oltre a una lettera di compleanno che sarebbe stata scritta da Trump per Epstein.
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Alcuni attivisti hanno steso un enorme banner lungo il tragitto verso il castello: Trump accanto a Epstein, immagini che intendono collegare visivamente la visita di Stato con l’ombra dello scandalo.
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La polizia ha arrestato quattro persone con l’accusa di “malicious communications” (comunicazioni malevole) per la proiezione non autorizzata; l’evento ha scatenato un acceso dibattito su libertà di espressione, manifestazione pacifica e responsabilità dello Stato nel permettere tali proteste o nel reprimerle.
Trump ha dichiarato di attendere con ansia l’incontro con Carlo III e di considerare la visita assolutamente positiva. Ma l’insistenza delle proteste e la risonanza delle immagini proiettate mostrano che molte delle sue dichiarazioni pubbliche sul distanziamento da Epstein non sono sufficienti ad allontanare lo spettro mediatico.
La storia tra Trump e Epstein: cronologia e punti caldi
Per comprendere le polemiche attuali, occorre tornare indietro e ricostruire la relazione – personale, sociale, economica – che negli anni Novanta fino ai primi anni Duemila vide Donald Trump e Jeffrey Epstein frequentarsi, parlarsi, talvolta criticarsi, talvolta riconoscersi pubblicamente.
Le origini dell’amicizia
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Si conoscevano già negli anni Novanta, soprattutto nell’ambiente delle élite di Palm Beach, New York e Florida. Epstein, prima di essere giudicato colpevole, era ben presente in quelle reti sociali. Donald Trump ha ammesso pubblicamente di conoscerlo fin da quegli anni.
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Partecipazione a eventi in comune: feste, occasioni sociali, club privati. Fotografie dell’epoca ritraggono Trump, Epstein e Ghislaine Maxwell in occasioni mondane.
I segnali di rottura
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Con il passare degli anni, alcune divergenze: accuse secondo cui Epstein avrebbe assunto persone che lavoravano per Trump (o associate al suo club) – Virginia Giuffre è uno dei nomi emersi, con la storia della sua assunzione come addetta spa al Mar-a-Lago e del suo successivo coinvolgimento con Epstein e Maxwell.
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Trump ha sostenuto che avrebbe “espulso” Epstein dal suo club per comportamento inappropriato – “perché rubava persone che lavoravano per me” – frase che è diventata centrale nel dibattito su quando, se mai, ci fosse stato un netto distanziamento.
Lo scandalo recente: la lettera di compleanno
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Nel 2025 è emersa una lettera inclusa in un album regalo per il cinquantesimo compleanno di Epstein, che il Wall Street Journal ha riferito conteneva “frasi oscene” e riferimenti espliciti, oltre alla presunta firma di Trump. Trump nega di averla scritta e ha avviato cause legali contro il giornale per diffamazione.
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I documenti sono stati prodotti tramite il comitato della Camera statunitense e forniti dall’eredità di Epstein, che ne conserva copie.
Le accuse e le testimonianze
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Virginia Giuffre ha affermato che iniziò a lavorare per Epstein dopo essere stata reclutata tramite Maxwell, mentre era impiegata al Mar-a-Lago. Lei sostiene che Epstein l’abbia “preso” nel contesto del traffico sessuale minorile. Trump ad oggi nega coinvolgimenti diretti con maltrattamenti o attività illegali, ma il racconto pubblico resta pesante.
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Alcune presunte testimonianze affermano che Trump ignorò segnalazioni di comportamenti discutibili da parte di Epstein, o che la relazione sociale fosse più stretta di quanto dichiarato.
Implicazioni politiche e morali della visita
La scelta del Regno Unito di offrire a Trump una visita di Stato non è neutrale. È un segnale diplomatico importante, ma al contempo una decisione che espone la monarchia, il governo britannico e l’opinione pubblica a domande spinose:
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Trasparenza e verità sui fatti
Le accuse relative ad Epstein, le lettere, le testimonianze e le associazioni sociali richiedono risposte concrete. I cittadini e i media chiedono che non bastino le smentite, ma venga fatta chiarezza su ogni elemento emergente: quando Trump ha interrotto i rapporti con Epstein? Esattamente cosa sapeva, e quando? Quanto ha contatto mantenuto? -
Responsabilità e reputazione
Per il Regno Unito, il fatto che venga concessa la completa accoglienza reale ad una figura così controversa (al netto delle posizioni pre-elettorali e politiche) comporta rischi reputazionali. Ogni proiezione, ogni foto – anche gli incidenti di protesta – diventa un caso mediatico che riflette anche sulla monarchia e sul governo. -
Politica domestica ed elettorale
In Gran Bretagna come negli Stati Uniti, la polarizzazione è alta. I conservatori che sostengono Trump vedono la visita come un riconoscimento, come un elemento che rafforzi l’alleanza USA-Regno Unito. Gli oppositori la vedono come una mancanza morale nel dare ospitalità ufficiale a chi ha, nel passato, manifestato legami con figure criminali. Inoltre, l’opinione pubblica britannica appare divisa: molti vorrebbero che la monarchia fosse più attenta ai principi etici, non soltanto al protocollo. -
Etica del potere e del perdono
C’è una questione più profonda: se e come una figura politica può essere “riabilitata” agli occhi delle istituzioni nazionali e internazionali, quando ci sono accuse gravi nella sua storia, anche se non tutte confermate in tribunale. Che ruolo ha il pubblico, quali aspettative deve avere?
Reazioni e posizioni ufficiali
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Donald Trump ha minimizzato le accuse, affermando che l’amicizia con Epstein sia risalente, che ci sia stata una rottura e che alcune delle accuse recenti siano esagerazioni o false. La lettera di compleanno è al centro di cause legali per diffamazione.
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Le autorità britanniche, compresa la polizia, hanno insistito sulla necessità del rispetto della legge anche nelle proteste pacifiche, mentre denunciando l’importanza di tutelare la sicurezza e l’ordine pubblico. Arresti sono stati fatti per le proiezioni non autorizzate.
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I gruppi di attivisti – come Led By Donkeys e altri – hanno sostenuto che il loro operato è un atto di giornalismo e di denuncia pubblica, trovando legittimità nel diritto di manifestare e nel dovere civico di ricordare il passato.
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Media internazionali e osservatori legali scrutano la vicenda da più punti di vista: diritto, reputazione, ma anche implicazioni per la libertà di stampa e il trattamento pubblico di accuse che non sempre hanno condanne definitive.
Perché la storia continua a contare
La visita di Stato non è un semplice atto cerimoniale: è un momento in cui passato e presente si scontrano, in cui la spettacolarizzazione del potere si apre alle domande del pubblico. Ecco alcuni motivi per cui il caso Trump-Epstein, rianimato proprio durante questa visita, è ancora centrale.
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Memoria pubblica e responsabilità: non è sufficiente dichiararsi “amico del popolo” se parti della storia pesano. La credibilità si costruisce anche con la trasparenza.
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Precedente istituzionale: come rispondono le istituzioni (monarchia, governo britannico, autorità americane) quando accuse vecchie ma non risolte tornano in superficie? Il modo in cui Starmer e la Casa Bianca gestiranno la narrativa potrebbe segnare un precedente per il futuro.
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L’effetto Romero-pubblico: immagini forti, proteste creative, social media contribuiscono a mantenere vivo l’interesse. È un fenomeno globale, in cui anche le performance (penso alle proiezioni su Windsor) diventano parte integrante dell’informazione politica.
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Dibattito morale sul ruolo dei cittadini: fino a che punto il pubblico può (o deve) giudicare la vita privata, o le relazioni pregresse, di un leader politico? Quando una relazione diventa responsabilità?
Windsor, con il suo castello impareggiabile, la sua tradizione secolare e le sue sale cerimoniali, è oggi lo scenario di una prova più complessa di quanto sembri. Non si tratta solo di regalare un omaggio reale a un capo di Stato: davanti al mondo intero, si mette in scena un’intersezione tra potere, etica, memoria.
Donald Trump ha fortemente voluto questa visita; il Regno Unito ha deciso di accordarla per ragioni diplomatiche e istituzionali ben precise. Ma la domanda che molti si pongono – e che rimane aleggiante – è: un cerimoniale può davvero “leggermente ripulire” un passato controverso? E quando si parla di accuse che coinvolgono traffico sessuale minorile, sfruttamento, denunce e testimonianze, c’è una soglia di responsabilità che le forme del protocollo non possono eludere.
Sarà davvero “una grande giornata” per Trump? Molto dipenderà da come affronterà il passato, da quale verità sarà portata alla luce, da quanto la trasparenza diventerà elemento non negoziabile. E sarà anche grande – se il Regno Unito saprà mostrare che accogliere non significa dimenticare.
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