Il paradigma dell’urbanistica speculativa milanese

Nel cuore di una delle città più dinamiche d’Europa si consumano drammi che vanno al di là della speculazione edilizia, toccano la fiducia nei pubblici poteri, e mettono alla prova equilibri istituzionali e regolamenti urbanistici: è l’inchiesta sull’urbanistica milanese, da mesi sotto i riflettori, che coinvolge dirigenti pubblici, imprenditori, architetti, società immobiliari; e che oggi porta con sé la pesante eredità delle motivazioni del Tribunale del Riesame. Un documento che potrebbe riscrivere non solo le sorti degli impianti accusatori, ma anche il modo in cui si pensa la trasparenza e la responsabilità nella trasformazione urbana.
I fatti
L’ultimo atto: le motivazioni con cui il Riesame ha annullato, ad agosto, le misure cautelari nei confronti di Alessandro Scandurra (architetto ed ex membro della Commissione Paesaggio del Comune di Milano) e Andrea Bezziccheri (imprenditore, patron di Bluestone).
Accuse iniziali gravissime: corruzione, falso, induzione indebita, legate ad una presunta rete in cui professionisti, commissioni pubbliche obbligatorie, imprese e attori dell’urbanistica avrebbero cooperato per favorire – con pareri favorevoli, varianti urbanistiche, autorizzazioni – progetti edilizi che altrimenti non sarebbero passati. Fra i progetti citati: Park Towers, Hidden Garden, via Salomone, via Grazioli, East Town.
Ma il Riesame ha stabilito che non basta un pagamento professionale né il fatto che qualcuno che esercita anche una funzione pubblica abbia ricevuto incarichi da soggetti che a loro volta chiedevano pareri favorevoli, per dimostrare un “patto corruttivo”. Le motivazioni parlano di “semplificazione argomentativa”, di “quadro fattuale confuso”, dell’assenza del passaggio decisivo: dimostrare che il compenso ricevuto sia parte integrante, o in qualche modo strumentale, alla compromissione del dovere di imparzialità.
Un elemento centrale è che il reato di abuso d’ufficio, che poteva forse meglio abbracciare alcune delle ipotesi contestate, è stato abrogato nell’agosto 2024, rendendo le contestazioni di natura diversa quelle su cui si è dovuta concentrare l’accusa.
I protagonisti
E chi sono le figure coinvolte?
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Alessandro Scandurra: architetto, professionista con riconoscimenti, membro della Commissione Paesaggio al momento di alcune decisioni sotto indagine.
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Andrea Bezziccheri: imprenditore immobiliare, titolare di progetti sotto la lente della Procura, come Hidden Garden e Park Towers.
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Giancarlo Tancredi: ex assessore comunale alla Rigenerazione Urbana, inizialmente destinatario della misura cautelare, poi con interdittive.
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Manfredi Catella: fondatore di Coima sgr, grande protagonista nel settore immobiliare milanese, coinvolto nel procedimento.
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Giuseppe Marinoni, Federico Pella: altre posizioni di rilievo che si stanno valutando nel Riesame.
Le motivazioni del Riesame: cosa manca secondo i giudici
Dalle carte:
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Assenza del patto corruttivo: per il Riesame, non è stato dimostrato – al di là delle ipotesi – che il denaro o i compensi fossero riconducibili ad un accordo illecito (cioè pagamenti fatti in cambio di atti contrari ai doveri d’ufficio).
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Quadro fattuale incerto: lesioni nelle indagini, tali da non consentire di stabilire in maniera credibile che ci fosse una “cerchia di imprenditori risoluti a pagare” per ottenere un parere favorevole, o che Scandurra abbia usato la propria posizione nella Commissione per favorire alcuni soggetti piuttosto che non altri.
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Ruolo professionale vs ruolo pubblico: Scandurra, come libero professionista, avrebbe svolto incarichi che, secondo il Riesame, potrebbero essere giustificati anche in ragione della sua professionalità riconosciuta, non necessariamente in relazione stretta alla funzione pubblica.
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Normativa vigente e conflitto di interessi: il regolamento edilizio vigente fino a giugno 2023 imponeva l’astensione da parte di un membro della Commissione paesaggio solo se il progetto fosse direttamente realizzato da quel membro, non per altri progetti del cliente dello studio professionale del membro. Questa distinzione è fondamentale per capire se vi sia stato un obbligo di astensione più ampio, e secondo il Riesame le norme erano “lacunose e ambigue” su questo punto.
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Abrogazione dell’abuso d’ufficio: come già accennato, l’ipotesi del reato di abuso d’ufficio, che consiste nell’azione del pubblico ufficiale che omette di astenersi o esercita la propria funzione in conflitto di interessi procurandosi un vantaggio ingiusto, non è più applicabile per fatti successivi alla sua abrogazione.
Come si è arrivati qui
Questa inchiesta nasce da un’esigenza — anche sociale — di fare luce su come si decide nel settore delle costruzioni e dell’urbanistica a Milano: quali progetti ottengono varianti, permessi, cambi di destinazione, quali pareri favorevoli vengono concessi; come funzionano le commissioni tecniche, quali rapporti di conflitto di interesse esistono, se esistono.
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Il 31 luglio 2025 il Gip di Milano, Mattia Fiorentini, dispone sei arresti: per corruzione, falso, induzione indebita. Tra questi Bezziccheri, Tancredi, Marinoni, Scandurra, Pella, Catella.
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Le conversazioni, chat, documenti acquisiti evidenziavano presunte pressioni, accordi occulti, “sistema tentacolare” in cui le imprese e gli studi professionali avrebbero condizionato la Commissione Paesaggio.
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In risposta, il Comune di Milano ha avviato una riforma del regolamento della Commissione Paesaggio: nuove norme su trasparenza, nuovi criteri di nomina, limitazioni sull’attività professionale dei membri, durata della carica, numero dei componenti. Molti membri dell’organo si sono dimessi.
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Intanto, il dibattito politico e giudiziario si è infiammato attorno al tema dell’abrogazione del reato di abuso d’ufficio nel 2024, che molti legali e osservatori individuano come una svolta normativa rilevante per queste inchieste.
Il nodo dell’abuso d’ufficio
Questo è forse il punto più critico: se l’abuso d’ufficio c’era, e come poteva essere contestato, se non c’era più come reato applicabile.
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Che cosa prevedeva: il reato di abuso d’ufficio puniva il pubblico ufficiale che, nello svolgimento delle proprie funzioni, violava doveri derivanti dal proprio incarico, per procurare vantaggi a sé o altri, o arrecare danni. Era un reato molto usato in procedimenti urbanistici quando si contestava che pareri, titoli edilizi o procedimenti amministrativi fossero manipolati.
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Abrogazione: con riforme recenti, l’abuso d’ufficio è stato abolito (o profondamente modificato) per atti successivi a un certo arco temporale, ciò complica molto le operazioni giudiziarie che intendono utilizzare questa fattispecie.
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Effetti pratici: secondo i giudici del Riesame, senza il crinale dell’abuso d’ufficio, l’accusa deve dimostrare la corruzione nel senso classico: il patto, la dazione in cambio di atti contrari ai doveri d’ufficio. E questo non è avvenuto in modo convincente per Scandurra e Bezziccheri. Inoltre, la normativa sul conflitto di interesse vigente all’epoca è considerata insufficiente, con troppe zone grigie.
Implicazioni e prospettive
Per la Procura
Dovrà valutare se ricorrere in Cassazione sulle motivazioni del Riesame — già annunciato. Ma al di là delle singole misure cautelari, è chiamata a ricostruire meglio il profilo di responsabilità, raccogliere prove più nette del nesso fra utilità/pagamenti/incarichi e atti specifici contrari ai doveri pubblici.
Per la normativa
L’inchiesta evidenzia un vuoto normativo reale, dovuto all’abrogazione dell’abuso d’ufficio. Molti legali e commentatori sostengono che, lasciando “solo” corruzione, induzione indebita, falso, si perdano strumenti che in ambito urbanistico erano assai utili per punire comportamenti che non necessariamente coinvolgono una mazza tangibile ma piuttosto omissioni, conflitti di interesse, collusioni sui pareri.
Per il comune di Milano e la Commissione Paesaggio
C’è un’attesa forte sull’esito delle riforme interne dell’organo, che già hanno visto scioglimenti, nuove regole, dimissioni, ma con la consapevolezza che le norme da sole non bastano se non sono accompagnate da meccanismi di verifica, trasparenza, controllo pubblico. I tempi sono stretti: le pratiche edilizie, le concessioni, i progetti sospesi richiedono certezze; l’approvazione del nuovo regolamento comunale per la Commissione Paesaggio e il bando per la selezione dei nuovi membri sono diventati questioni urgenti.
Per la fiducia cittadina
Questo tipo di inchieste e poi le relative decisioni giudiziarie pesano molto sul sentimento dei cittadini. Ogni volta che un progetto edilizio, una variante urbanistica, una pratica urbanistica viene attribuita a un “sistema”, a un’affaristica “zona grigia”, cresce sospetto sull’illegalità ma anche sull’iniquità: chi ha contatti, chi è dentro certi ambienti, può spuntarla. La responsabilità politica, oltre che giudiziaria, è altissima.
Questioni aperte
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Il criterio della prova: il Riesame sottolinea come molte affermazioni accusatorie dipendano da presunzioni, da interpretazioni che non appaiono corroborate da prove specifiche su fatti concreti. Ciò rende l’impianto processuale più fragile.
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Il ruolo della normativa vigente nel tempo: quello che era lecito o almeno non esplicitamente vietato all’epoca dei fatti è ora rivisto con occhi diversi. La legge cambia, ma cosa si poteva o doveva prevedere al momento dei fatti resta un nodo: retroattività, obblighi già esistenti, obblighi non esplicitamente previsti, conflitti di interesse già normati o meno.
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L’abrogazione dell’abuso d’ufficio: molti coinvolti e molti osservatori sostengono che la sua eliminazione lasci un vuoto che rende più complicate le indagini su pratiche urbanistiche, senza per questo che il reato di corruzione possa coprire tutte le ipotesi problematiche.
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Tempi processuali e misure cautelari: le decisioni del Riesame riguardano misure cautelari, non il giudizio nel merito. I casi non sono “chiusi”: Ricorsi, Cassazione, prove che devono essere raccolte (intercettazioni, documenti, chat) possono cambiare il corso del procedimento.
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Azioni politiche e istituzionali: riformare il regolamento comunale, stabilire criteri di trasparenza, garantire che la selezione della Commissione Paesaggio sia rigorosa, indipendente, libera da conflitti d’interesse, ma anche che ci siano sanzioni chiare quando c’è violazione.
Un caso paradigmatico
Il caso milanese diventa paradigma — non solo per la città, ma per molte amministrazioni comunali in Italia — su come il binomio urbanistica-potere si intreccia con economia, politica locale, professionismo, regolamentazioni tecniche. Alcune città già da anni affrontano casi simili, ma spesso il punto cruciale è: quanta trasparenza nei bandi, nei regolamenti, negli incarichi; quanto rigorosi sono i controlli ex‑ante; quanto severi i meccanismi ex‑post.
In definitiva, le motivazioni del Riesame rappresentano più di un semplice colpo difensivo: sono un richiamo al rigore probatorio, al rispetto delle norme vigenti all’epoca dei fatti, alla chiarezza normativa, al ruolo della funzione pubblica. Potrebbero segnare la differenza fra una giustizia sommaria della percezione e una giustizia basata su certezze concrete.
Milano resta al centro di un enorme dibattito: di come si costruisce, di chi decide, di quali interessi prevalgono e di come tutelare il territorio — materiale e democratico — dalla corruzione, non solo quella codificata in tangenti, ma quella più sottile del conflitto, delle omissioni, delle complicità non evidenti.
Gli atti del Riesame d’agosto, depositati ora con motivazioni chiare, pongono domande: bastano le denunce e le ipotesi, oppure serve un salto qualitativo nelle prove, nelle norme, negli strumenti di controllo? Milano – e non solo – attende risposte.
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