11:16 am, 12 Settembre 25 calendario

Delitto di Garlasco: nuovi rilievi, vecchi dubbi

Di: Redazione Metrotoday
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La vicenda giudiziaria che non si chiude

Diciotto anni dopo quel tragico 13 agosto 2007, il caso dell’omicidio di Chiara Poggi torna sotto i riflettori: nuovi rilievi dattiloscopici sono emersi durante il recente incidente probatorio disposto dal gip di Pavia, Daniela Garlaschelli. Sono tracce rilevate su oggetti estratti dalla pattumiera della villetta di via Pascoli — contenitori di Estathé, sacchetti di cereali, confezioni di biscotti, sacchetti della spazzatura — che potrebbero servire per confronti decisivi. A dichiararlo sono il generale Luciano Garofano, già comandante dei RIS, e Dario Redaelli, consulente della famiglia Poggi.

Nuovo impulso investigativo: cosa sappiamo ad oggi

    Reperti analizzati: quattro oggetti prelevati dalla spazzatura della villetta sono stati oggetto di esame. Su due sono emersi in totale una decina di rilievi dattiloscopici con “minimi requisiti di utilizzabilità”.

    Tempi previsti: i confronti delle impronte digitali — con la vittima, Chiara Poggi, con Alberto Stasi (condannato definitivamente) e con Andrea Sempio (nuovamente indagato) — dovrebbero essere completati entro settembre o poco dopo.

    Estensione dei rilievi: non solo oggetti della spazzatura; è stato fatto un lavoro sui muri, sulle piastrelle del pavimento, nei bagni, su tutta l’area del pianoterra, con l’uso anche del laser scanner per mappare in 3D la casa.

    DNA e impronte: si sta cercando di ottenere nuovi profili genetici da reperti non ancora precedentemente analizzati, e di verificare la compatibilità delle impronte con i soggetti indagati.

Il quadro processuale: condanna, revisioni e contraddizioni

Per comprendere l’importanza di questi nuovi rilievi, bisogna ripercorrere le tappe giudiziarie che hanno segnato la vicenda.

    Omicidio: Chiara Poggi, 26 anni, viene uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta dei genitori a Garlasco.

    Alberto Stasi: fidanzato della vittima, è l’unico indagato fin dall’inizio. Nei primi due gradi di giudizio — primo grado e Corte d’assise d’appello — viene assolto (nel 2009 e nel 2011).

    Cassazione e processi successivi: nel 2013 la Cassazione annulla l’assoluzione dell’appello, richiede nuovi esami, in un processo d’appello bis cui Stasi viene condannato a 16 anni per omicidio, condanna confermata definitivamente nel 2015.

    Revisione richiesta: diverse richieste di revisione sono state presentate, basate soprattutto su nuove analisi genetiche (il DNA sotto le unghie della vittima risulterebbe non compatibile con quello di Stasi, secondo alcune perizie della difesa) e su ipotesi alternative come quella che Andrea Sempio possa aver avuto un ruolo.

    Semilibertà per Stasi: nonostante la condanna definitiva, nel corso del 2025, la decisione di concedergli la semilibertà è stata confermata dalla Cassazione, nonostante le contestazioni avanzate dalla Procura Generale.

Andrea Sempio: nuovo indagato, molte ombre

Parallelamente, si è acceso un filone investigativo su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Alcuni elementi su cui si indaga:

    compatibilità del DNA rinvenuto sotto le unghie di Chiara con quello di Sempio;

    taglia delle scarpe simile a quella degli imprenditori di scarpe rinvenuti sulla scena;

    impronte digitali trovate su alcuni oggetti della casa della vittima, confronti richiesti con Sempio.

È importante notare che Sempio è indagato per omicidio in concorso, ma non è ancora imputato con una sentenza: il procedimento è in corso e gli accertamenti, specie quelli scientifici, saranno decisivi.

Criticità e nodi irrisolti

Nonostante la mole di perizie e controperizie, restano elementi di forte incertezza:

    Affidabilità delle prove scientifiche raccolte: molti reperti non erano stati analizzati con tecnologie moderne; il DNA sotto le unghie di Chiara è uno dei punti più controversi.

    Tempistica del delitto e degli alibi: la zona temporale in cui dovrebbe essersi consumato l’omicidio (tra le 9:12 e le 9:35) è molto ristretta; Stasi sostiene di aver attività che lo collocavano altrove (uso del computer, telefonate) mentre chi lo assolveva in primo e secondo grado ritenne plausibili i suoi alibi.

     Qualità dei rilievi: le impronte digitali ritrovate, anche recentemente, sono descritte come “frammenti” con requisiti minimi; non è garantito che tutti possano diventare comparabili con profili certi.

    Vincolo del giudicato: la sentenza del 2015 è definitiva, il giudicato è fatto; ciò significa che, pur con nuovi indizi, rimettere in discussione la condanna di Stasi è un percorso difficoltoso, giuridicamente complesso.

Che cosa può succedere adesso

    Conclusione dell’incidente probatorio: se i confronti delle impronte e del DNA dovessero produrre elementi nuovi, potrebbe aprirsi la strada a richieste di revisione, o ad altri sviluppi nel filone che riguarda Andrea Sempio.

    Ruolo della difesa e della parte offesa: mentre la famiglia Poggi ha sempre ribadito che “valgono le sentenze”, altri soggetti, tra cui la difesa di Stasi, spingono perché siano valutati con attenzione tutti i nuovi elementi.

    Impatto mediatico e pressione sull’indagine: fin dall’inizio il caso ha suscitato un forte interesse pubblico — e non sono mancati sospetti su possibili errori investigativi o pressioni mediatiche che potrebbero aver influito. Questi elementi non giuridicamente decisivi, ma socialmente forti, hanno mantenuto viva la richiesta di “verità definitiva”.

    Aspetto scientifico forense: l’evoluzione delle tecniche di analisi genetica, di rilievo dattiloscopico e di ricostruzione spaziale (il laser scanner 3D, ad esempio) potrebbe consentire oggi cosa che vent’anni fa nemmeno si sospettava. L’accuratezza nella raccolta, conservazione e interpretazione dei reperti sarà cruciale.

Un caso emblematico: giustizia, incertezza e memoria

Il delitto di Garlasco rappresenta qualcosa di più di un’indagine penale: è uno dei casi giudiziari italiani più discussi, anche per le sue implicazioni etiche, mediatiche e scientifiche.

    È diventato simbolo del “giudizio irrevocabile” (almeno fino a quando non emergono evidenze nuove) — la difficoltà di far valere nuovi dati in presenza di una condanna definitiva.

    Pone il tema della fiducia nella scienza forense: quanto valgono oggi, con le nuove tecnologie, gli esami eseguiti allora, e quanto invece i nuovi rilievi possono correggere o integrare il quadro?

    Chiara Poggi rimane al centro non solo come vittima, ma come figura che interpella memoria civile e la richiesta di verità completa — anche quando la giustizia formale ha emesso un verdetto.

I rilievi dattiloscopici emersi di recente rappresentano probabilmente l’ultimo grande appiglio per chi ritiene che la verità non sia ancora del tutto accertata. Se saranno sufficienti — in termini di qualità, congruenza e compatibilità — potranno alimentare un’evoluzione del processo giudiziario, forse una revisione o almeno un approfondimento definitivo sul coinvolgimento di Andrea Sempio.

Ma le sfide restano: la sentenza definitiva su Stasi, l’onere probatorio altissimo in casi vecchi di decenni, la necessità di prove non solo nuove ma inattaccabili. In questo scenario, ciò che si gioca è non solo la sorte di singoli individui, ma la fiducia verso l’intero sistema giudiziario, la percezione della giustizia come razionale e trasparente.

Per ora, l’indagine continua. Il pubblico aspetta i risultati delle comparazioni, e con essi una risposta alla domanda che da 18 anni non trova pace: chi materialmente uccise Chiara Poggi, e in che modo tutte le tracce, anche quelle rimaste finora sullo sfondo di un processo tormentato, potranno condurre — finalmente — alla verità.

12 Settembre 2025
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