Sostegno e libertà educativa: la scuola tra stabilità professionale e pluralismo

L’intervento recente del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, al Meeting di Rimini ha acceso i riflettori su due temi fondamentali per il sistema scolastico italiano: la conferma del 50 % dei docenti di sostegno precari e l’allocazione di risorse aggiuntive per le scuole paritarie. Le parole del ministro contengono promesse ma lanciano anche questioni aperte che richiedono uno sguardo critico e approfondito.
Stabilità per il sostegno: una risposta concreta a un problema cronico
Valditara ha annunciato che quasi metà degli insegnanti di sostegno oggi precari potrebbero rimanere nella stessa scuola, se la famiglia e il ragazzo ne fanno richiesta. Si tratta di una misura che formalizza e amplia pratiche già esistenti, ma ora con il sigillo istituzionale dell’emergenza pedagogica. L’obiettivo dichiarato: garantire una continuità didattica mai registrata prima.
Questa proposta si inserisce nella cornice più ampia delle assunzioni scolastiche previste per il 2025/26, che includono oltre 54.000 nuovi insegnanti, di cui quasi 14.000 destinati al sostegno. Un segnale chiaro: l’inclusione scolastica sta finalmente entrando in una fase di normalizzazione strutturale.
Verso la professionalizzazione del sostegno
Il tema del precariato non riguarda solo la conferma nei ruoli, ma anche la formazione: nel 2025 partiranno corsi di specializzazione per migliaia di insegnanti, con l’obiettivo di rendere finalmente stabile una funzione spesso affidata a figure non adeguatamente preparate.
Libertà educativa e l’impegno per le paritarie
Da tempo il ministro sostiene l’idea del “buono scuola nazionale”, uno strumento per garantire alle famiglie possibilità di scelta tra scuola pubblica e paritaria. Recentemente ha chiesto risorse aggiuntive per le paritarie e avviato un confronto con il Ministro dell’Economia, con l’idea di introdurre misure come il buono scuola nella prossima legge di bilancio. Finora, lo Stato ha destinato circa 160 milioni di euro a queste scuole, grazie al PNRR.
Tensioni e opposizioni: un dibattito politico in atto
Le scelte a sostegno delle scuole paritarie suscitano critiche da parte di sindacati e forze politiche che difendono con forza il sistema pubblico. Secondo alcune posizioni, privilegiare le paritarie può indebolire il principio di equità. In risposta, sostenitori del pluralismo educativo citano la necessità di tutelare la libertà di scelta delle famiglie e il valore costituzionale della parità.
Discontinuità didattica e inclusione
A fronte di centinaia di migliaia di studenti con disabilità, la conferma dei docenti di sostegno rappresenta un passaggio decisivo: l’autonomia del ragazzo crea legami educativi che, se interrotti, possono causare regressioni nell’apprendimento e nel benessere. Nel contesto europeo, dove il turnover degli insegnanti è uno dei problemi più critici, garantire punti di riferimento stabili in classe diventa una priorità educativa strategica.
Impatto concreto: oltre i numeri
Sul piano pratico, le famiglie coinvolte sperano in una maggiore coerenza educativa e nella possibilità di costruire percorsi personali duraturi. Le scuole, invece, si confrontano con la necessità di rinnovare piani didattici ripetutamente cambiando corpo docente. Per i docenti di sostegno, invece, la stabilità si traduce in dignità professionale, specializzazione e riconoscimento.
Un’opportunità educativa da non sprecare
Il doppio binario attivato dal ministro — tra stabilizzazione del sostegno e rafforzamento delle paritarie — apre a una riforma culturale e strutturale del sistema scolastico. È una chiamata a superare il linciaggio della scuola italiana tra pubblico e privato, puntando invece a un modello inclusivo, professionale e plurale.
Se tradotte in realtà operative, le proposte di Valditara possono segnare una svolta fondamentale: una scuola che offre continuità, inclusione e libertà educativa per tutti. Il passo successivo è vigilare sul passaggio dalle parole ai fatti: atti amministrativi, finanziamenti concreti, formazione adeguata e collaborazione istituzionale saranno i veri termometri dell’efficacia delle politiche presentate.
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