6:23 pm, 21 Agosto 25 calendario

A Gaza l’offensiva israeliana avanza, il mondo lancia l’ultimo appello

Di: Redazione Metrotoday
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Mentre l’esercito israeliano avanza verso Gaza City, mobilitando decine di migliaia di riservisti, si consuma una nuova fase del conflitto che sancisce un’escalation dalle conseguenze devastanti. Tra il collasso dell’alta tensione, la crisi umanitaria e il fragore diplomatico internazionale, la situazione rimane drammatica — e sempre più urgente.

Mobilitazione massiccia e linee del fronte

Israele ha annunciato di aver avviato i “primi passi” dell’operazione militare per conquistare Gaza City, mobilitando 60.000 riservisti e protraendo per altri 20.000 militari il periodo di servizio attivo. Secondo le dichiarazioni militari, alcune forze già controllano le periferie della città. Questo annuncio segna l’ingresso nella seconda fase dell’operazione denominata “Carri di Gedeone II

La crisi umanitaria si aggrava

La spinta militare ha scatenato una nuova ondata di sfollamento forzato: quasi un milione di persone rischiano di essere costrette a lasciare le proprie case sotto i bombardamenti

Nel frattempo, le organizzazioni umanitarie denunciano il blocco persistente delle forniture essenziali, in particolare dei materiali per l’abitazione, che non passano nonostante le promesse israeliane di apertura dei valichi. Molti civili continuano a vivere in tende di fortuna o nei detriti delle loro case. La situazione alimentare è ormai catastrofica: centinaia di migliaia di persone sono colpite da malnutrizione acuta, con dati allarmanti che segnalano almeno 66.000 bambini in grave stato nutrizionale. Solo nei giorni scorsi, si registravano decessi per fame e denutrizione in aumento — una realtà tragica che amplifica l’urgenza della crisi

La diplomazia in trincea

La comunità internazionale ha reagito con durezza. Antonio Guterres ha invocato un cessate il fuoco immediato, denunciando le conseguenze catastrofiche di un’offensiva su Gaza City. Stessa linea da parte della Giordania, del Regno Unito, della Francia e dell’ONU, che hanno definito l’operazione un colpo alla già fragile prospettiva di pace e due Stati. Sul fronte politico, l’America sostiene apertamente Israele, mentre l’Europa appare più cauta; tensioni emergono sulle differenze di visione, con accuse reciproche tra Stati occidentali

La guerra di terra: forze in campo

Dal mese di aprile Israele ha consolidato corridoi di sicurezza nella Striscia di Gaza. Il Morag Corridor, in particolare, ha contribuito alla suddivisione fisica del territorio, accentuando la pressione sui civili già isolati. Parallelamente, l’approvazione di nuovi insediamenti nella Cisgiordania da parte di Netanyahu ha scosso la scena diplomatica, alimentando il senso di impasse verso una pace durevole.

Un conflitto senza via d’uscita?

La guerra, ormai quasi biennale, continua a mietere vittime soprattutto tra i civili. Il bilancio supera i 62.000 morti palestinesi, in gran parte donne e bambini. Anche il fronte israeliano manifesta segnali di logoramento sociale: proteste e scioperi chiedono dialogo, sblocco umanitario e liberazione degli ostaggi rimasti.

Un appello alla responsabilità

Gaza è oggi al crocevia: un territorio ridotto in macerie, una popolazione allo stremo, e una comunità internazionale che oscilla tra ferme condanne e divisioni politiche. In questa fase cruciale, il mondo deve far sentire la propria voce non solo per fermare la violenza, ma per de-escalare, proteggere i civili e rilanciare un orizzonte di pace. L’alternativa è una guerra senza fine, con milioni di vittime e una memoria collettiva segnata dalla disumanità.

21 Agosto 2025
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