La violenza ostetrica in Italia: analisi dei dati e delle esperienze

Un numero allarmante di donne vive il parto come un momento di violenza piuttosto che di accoglienza.
Le statistiche del progetto Forties dell’Università di Padova (2025) rivelano che quattro donne su dieci subiscono maltrattamenti fisici o psicologici durante il parto, che possono includere offese verbali, anestesia negata e interventi invasivi senza consenso. La frase biblica “Partorirai con dolore” si trasforma in un’esperienza di umiliazione e paura.
I dati attuali sono preoccupanti: il 43% delle donne ha definito il parto traumatico e il 33% ha subito un’episiotomia senza anestesia. In molti casi, le madri partoriscono senza il supporto di una persona fidata e quasi un terzo di esse si sente giudicato per non aver iniziato subito ad allattare. La mancanza di assistenza e comunicazione durante il postpartum è un altro aspetto critico, con un terzo delle donne che non ha ricevuto istruzioni adeguate per l’allattamento.
La violenza ostetrica è definita dall’OMS come una violazione dei diritti umani e una forma di violenza di genere. È essenziale affrontare questo fenomeno, che non è solo una questione di singoli professionisti, ma un problema strutturale del sistema sanitario. Per migliorare la qualità dell’assistenza, è fondamentale adottare un approccio che metta al centro le esperienze e le necessità delle donne.
Il Rapporto nazionale CeDAP 2023 evidenzia un’alta percentuale di cesarei (30,3%), con significative variazioni regionali, e un’eccessiva medicalizzazione durante la gravidanza. La ricerca coordinata dalla professoressa Lucia Ponti ha mostrato che oltre il 76% delle donne ha subito forme di violenza ostetrica.
Per superare questa crisi, è necessario un cambio di mentalità che valorizzi la relazione tra operatori sanitari e pazienti, garantendo un’assistenza rispettosa e umana. Le politiche devono essere orientate non solo alla sicurezza clinica ma anche alla dignità e al benessere delle donne durante il parto. Solo così sarà possibile trasformare l’esperienza della maternità in un momento di gioia e non di sofferenza.
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