A Gualdo Tadino i giganti della pittura svelano nuove dimensioni

Quando la pittura e il disegno diventano giganti, non si limitano a osservare, ma avvolgono e interrogano, spingendo a dimenticare la fretta. Fino al 16 novembre 2025, la Chiesa di San Francesco ospita la mostra “Giganti”, un’esposizione di opere della collezione della Fondazione THE BANK, promossa dal Polo Museale di Gualdo Tadino e curata da Cesare Biasini Selvaggi. Questa iniziativa riunisce dieci artisti che, attraverso l’uso di grandi formati, restituiscono alla pittura la sua funzione primaria: non illustrare, ma resistere e costruire spazi di riflessione.
Il titolo “Giganti” va oltre le dimensioni fisiche delle opere; rappresenta un’aspirazione a uno sguardo più profondo, invitando a superare la contemplazione distratta e a ristabilire un contatto diretto con la pittura. Questa monumentalità non solo amplifica l’immagine, ma diventa uno strumento di concentrazione, un antidoto alla superficialità dell’era digitale.
Il percorso, concepito da Biasini Selvaggi, presenta una sequenza di corrispondenze tra gli artisti. Nicola Verlato apre la mostra con opere che mescolano il rigore del disegno rinascimentale con linguaggi contemporanei, creando architetture concettuali che sostengono una mitologia attuale. La sua arte si confronta con le tensioni tra classicità e cronaca.
Il viaggio prosegue nei mondi di Fulvio Di Piazza, dove la pittura si trasforma in un organismo vivente, dando vita a paesaggi che confondono il confine tra naturale e artificiale. La monumentalità qui diventa una necessità biologica, accogliendo un immaginario in continua espansione.
Emanuele Giuffrida introduce il vuoto come elemento centrale, con ambienti rarefatti e luci intense che trasformano l’assenza in materia visiva, offrendo una dimensione meditativa alla pittura. In contrasto, Ariel Cabrera Montejo esplora la storia come un archivio da reinventare, mescolando iconografia patriottica cubana in scene ambigue che uniscono erotismo e memoria.
Ruth Beraha presenta masse indistinte che riflettono sul potere e sull’identità, mentre Chiara Calore esplora il confine tra umano e inumano con figure ibride che evocano un’iconografia antica e moderna. Andrea Mastrovito trasforma il gesto infantile del frottage in atlanti concettuali, e Pete Wheeler gioca con la tensione tra figurazione e astrazione.
Santiago Ydáñez e Federico Guida chiudono il percorso con opere che esplorano la fragilità umana e la drammaticità silenziosa. In questa esposizione, non c’è gerarchia tra le opere: esse dialogano creando un tessuto di risonanze che attraversa lo spazio.
La mostra “Giganti”, inaugurata il 9 agosto, si configura come un dispositivo capace di sospendere gli automatismi dello sguardo, invitando a vedere non di più, ma diversamente. L’immagine si trasforma in un’azione e, nel dialogo instaurato con l’osservatore, restituisce alla visione una dimensione critica fondamentale.
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