Alga killer in Australia, emergenza ambientale Mìminaccia pesca e turismo

La fioritura tossica
Il fenomeno allarmante della fioritura di alghe tossiche, in particolare l’alga Karenia mikimotoi, sta provocando gravi danni all’ecosistema marino e all’industria della pesca in Australia Meridionale. A quattro mesi dalla sua prima comparsa, queste alghe stanno uccidendo centinaia di specie marine, mettendo in ginocchio la pesca e il turismo nella regione. Il premier Anthony Albanese ha annunciato l’attivazione di fondi federali per affrontare questa crisi ambientale senza precedenti.
Già a metà marzo, l’alga copriva un’area di 4.400 chilometri quadrati, e le speranze di una sua dispersione si sono rivelate infondate. La crisi ha colpito le spiagge di località turistiche come Kangaroo Island, la penisola di Yorke e la penisola di Fleurieu, ora tristemente disseminate di carcasse di squali, razze, granchi e polpi.
Adriana Verges, ecologa marina dell’Università del Nuovo Galles del Sud, ha descritto la situazione come “estremamente grave“, evidenziando che quasi 500 specie marine, inclusi spugne e invertebrati cruciali per l’ecosistema, stanno soffrendo a causa della fioritura algale.
La Karenia mikimotoi non è un fenomeno nuovo, essendo stata osservata anche in Giappone, Norvegia, Stati Uniti e Cina fin dagli anni ’30, ma in Australia ha raggiunto proporzioni mai viste prima. Ian Mitchell, proprietario di un mercato ittico ad Adelaide, ha affermato che alcuni pescatori non hanno catturato nulla da aprile, accentuando l’impatto devastante sulla comunità locale.
Il governo federale ha recentemente stanziato 14 milioni di dollari australiani (circa 9,1 milioni di dollari USA) per supportare le attività di pesca colpite e finanziare operazioni di bonifica e ricerca. Paul Gamblin dell’Australian Marine Conservation Society ha sottolineato l’urgenza della situazione, avvertendo che il cambiamento climatico sta amplificando la frequenza e la durata delle ondate di calore marine, con effetti devastanti sui nostri oceani.
Le autorità invitano i bagnanti a evitare di nuotare in acque scolorite o schiumose, poiché possono causare irritazioni cutanee e problemi respiratori. La situazione rimane critica e richiede un’azione immediata per proteggere la biodiversità marina e le comunità costiere.
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