Enrico Fermi e le sfide linguistiche: la scoperta di ‘Winnie the Pooh

L’arrivo di Enrico Fermi negli Stati Uniti: lingue, sfide e scoperte
Nell’estate del 1930, Enrico Fermi e sua moglie Laura si recarono per la prima volta negli Stati Uniti. Nonostante Enrico sapesse leggere l’inglese abbastanza bene, la sua capacità di parlare la lingua era limitata. Aveva infatti sviluppato un metodo personale per apprendere le lingue, che consigliava a chiunque volesse ottenere risultati certi.
Il suo approccio consisteva nel leggere un libro divertente in una lingua completamente sconosciuta, utilizzando un vocabolario all’inizio. Dopo aver letto una decina di pagine, gettava via il vocabolario e continuava a leggere da solo. Dopo aver completato dieci o dodici volumi, riteneva di aver imparato la lingua perfettamente. Così, Fermi si era dedicato a leggere tutti i libri di Jack London presi in prestito da una biblioteca circolante.
Tuttavia, la fiducia di Enrico nel suo inglese era pari a quella di Laura, ma ben presto si resero conto che parlare era una questione seria e che capire e farsi capire rappresentava difficoltà insormontabili. Laura ricorda con frustrante chiarezza i suoi sforzi per spiegare a un calzolaio che doveva rifarle suole e tacchi alle scarpe. La sua delusione fu grande quando, il giorno seguente, il calzolaio le parlò in italiano, avendo notato il cartellino di fabbrica delle scarpe.
Giunti ad Ann Arbor, dove affittarono una casetta ammobiliata, Laura si trovò un giorno a correre disperata per le strade perché il lavandino si era intasato. Non avendo appreso le parole “intasare” e “lavandino” da nessun romanzo inglese, chiedeva a tutti i passanti di aiutarla a trovare un idraulico. Tuttavia, la parola corrispondente era “plumber”, pronunciata “plomer”, e lei non lo sapeva.
Nel frattempo, Enrico, con il suo carattere flemmatico, continuava a insegnare all’Università di Ann Arbor con la sua solita sicurezza, maltrattando l’inglese senza pietà. Fortunatamente, ricevette l’aiuto di due giovani professori olandesi, George Uhlenbeck e Sam Goudsmit, che si offrirono di partecipare alle sue lezioni e, al termine di ognuna, gli fornivano una lista delle parole che aveva storpiato. Grazie a questo supporto, dopo una correzione, Enrico non ripeteva più l’errore.
Alla fine dell’estate, Fermi sbagliava solo due o tre parole che gli amici non gli avevano segnalato, poiché, sostenevano, altrimenti le lezioni non sarebbero state divertenti. Un elemento curioso è che, mentre lavorava alla realizzazione della prima pila atomica, Enrico stava leggendo “Winnie the Pooh” per migliorare il suo inglese. Di conseguenza, battezzò i vari strumenti utilizzati con i nomi dei personaggi del libro: Pooh, Ro, Tigro…
Questa storia non solo mette in luce le sfide linguistiche affrontate da Fermi e Laura, ma testimonia anche l’approccio innovativo e creativo di Enrico nell’apprendimento, che lo ha accompagnato nella sua straordinaria carriera scientifica.
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