Acquisizioni: da Parmigianino a Kentridge all’Istituto Centrale per la Grafica

L’Istituto Centrale per la Grafica, in occasione del cinquantesimo anniversario dalla sua costituzione, presenta la mostra “Acquisizioni: Da Parmigianino a Kentridge”. L’esposizione, che si terrà dal 17 dicembre 2024 al 23 marzo 2025 presso il Palazzo Poli, mostrerà circa 60 opere d’arte recentemente acquisite dall’Istituto.
Le opere in mostra, che spaziano su un arco temporale di oltre 500 anni, includono disegni, matrici e incisioni, fotografie, video e libri d’artista. L’obiettivo dell’Istituto è quello di valorizzare le sue collezioni e renderle accessibili al pubblico, testimoniando l’impegno nell’arricchire il proprio patrimonio artistico.
Le acquisizioni sono state effettuate tramite varie modalità, tra cui acquisti coattivi, trattative private e bandi pubblici del Ministero della Cultura. La direttrice dell’Istituto, Maura Picciau, sottolinea l’importanza di incrementare il patrimonio nazionale attraverso queste acquisizioni, che rappresentano uno sforzo economico significativo.
La mostra si apre con un pregiato disegno di Parmigianino raffigurante un’Assunzione della Vergine, seguito da opere di artisti come Caspar Van Wittel, Giovanni Battista Lusieri, Vincenzo Camuccini e James McNeill Whistler. Questa esposizione offre al pubblico un viaggio attraverso opere d’arte di diversi periodi storici e stili artistici.
La mostra presenta una variegata selezione di opere, tra cui alcune acqueforti su zinco di Giovanni Fattori, che si dedicò a questa tecnica in età matura con risultati straordinari. Tra le opere esposte vi sono “Le cascine” del 1885-88, dove l’artista ritocca a mano la stampa, e due stampe de “I guardiani di porci”, entrambe in una rara variante inedita.
Il XX secolo si apre con l’ingresso nelle collezioni dell’Istituto di Umberto Boccioni, presentato con “Uomo seduto”, una piccola incisione del 1907 mai esposta prima. Si tratta dell’unico esemplare conosciuto di una delle prime acqueforti dell’attività incisoria di Boccioni, che riprende un gesto simile a una sua tela del 1906.
Degli stessi anni sono presenti opere di Egon Schiele e Gustav Klimt, seguiti da “La Beghina” del 1913 di Arturo Martini e disegni di Duilio Cambellotti. Mario Sironi è rappresentato da otto lastre a puntasecca, realizzate nel 1917, mentre Fabrizio Clerici espone l’installazione “Il naufragio dei pulcinelli” del 1950.
La mostra include anche opere della storica 2RC Stamperia d’Arte di Roma dagli anni ’60 agli ’80, con lavori di artisti come Alberto Burri e Alexander Calder. Inoltre, giungono in mostra due opere di Tomaso Binga e opere di grande formato di Giuseppe Penone.
Un’intera parete è dedicata al “Triumphs & Laments Frieze II” di William Kentridge, un bozzetto su carta per l’opera site specific realizzata sui muraglioni del Tevere nel 2006.
Opere recenti includono lavori di Nunzio, Marta Roberti, Silvia Cini e Ciprian Mureşan, offrendo al pubblico una varietà di espressioni artistiche contemporanee.
Numerosi sono gli scatti che compongono la sezione dedicata alla fotografia presso l’Istituto, con una varietà di opere esposte che spaziano dai ritratti in bianco e nero di Ghitta Carell agli scatti di Bruno Miniati che immortalano Livorno nel 1933. In mostra anche il portfolio del 1959 di Paul Strand, appartenuto a Cesare Zavattini, e un album con 13 scatti di Lisetta Carmi del 1962. Un punto focale è rappresentato da “Quaderno musicale di Annalibera” di Luigi Dallapiccola, che include 13 stampe fotografiche in bianco e nero realizzate con la gelatina ai sali d’argento.
Tra le opere in esposizione, spicca la serie “Preganziol” di Guido Guidi, una sequenza di sedici fotografie datata 1983 che riflette sull’importanza dello spazio e del tempo attraverso la luce.
Inoltre, la mostra presenta opere provenienti dal progetto “Altri sguardi” di Corraini edizioni, curato da Maura Picciau, che offre uno sguardo inedito su istituti museali italiani meno conosciuti. Tra gli scatti esposti, quelli di Olivo Barbieri sul Parco Archeologico di Venosa (2022), Antonio Biasiucci al Museo delle Civiltà (2022), Silvia Camporesi alla Cappella espiatoria di Monza (2022), Luca Capuano al Museo di San Marco di Firenze (2022), Mario Cresci al Parco Archeologico Scolacium (2023), Paola de Pietri al Compendio garibaldino di Caprera (2022), Simona Ghizzoni al Museo Nazionale Orientale di Venezia (2023) e Armin Linke alla Certosa di San Martino (2023).
Una parte significativa dell’esposizione è dedicata ai libri d’arte, enfatizzando il ruolo centrale delle collezioni dell’Istituto. Tra i pezzi pregiati in mostra, spicca “Illustration of the book of Job”, un libro illustrato di William Blake del 1826 con 21 tavole incise a bulino. Da segnalare anche il leggendario “Classifying the Thousand Longest Rivers in the World” di Alighiero Boetti e Anne Marie Sauzeau, noto come “Mille Fiumi”, del 1977, con una copertina ricamata ad arazzo. Tra le altre opere, “Les Bois Sacré du Couvent de La Tourette” di Giuseppe Penone del 2022, dedicato all’architettura di Le Corbusier, e “ΠΕΝΤΕ ΜΕ ΕΦΤΑ” del 2003 di Nunzio, un libro d’artista con xilografie e acqueforti accompagnate da una poesia di Ersi Sotiropoulos e “Storie di bordo”, libro d’artista con acqueforti di Piero Pizzi Cannella.
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