“Immersive Disney Animation” debutta in Europa al Teatro Eliseo

È un autunno che profuma di sogno quello che si prepara a vivere Roma: dal 3 ottobre 2025, la Capitale ospiterà per la prima volta in Europa la mostra Immersive Disney Animation, un’esperienza che promette di trasportare il pubblico all’interno dell’universo animato Disney, in un viaggio multisensoriale fra luci, suoni, proiezioni e interattività. Un debutto che unisce la forza narrativa dei Walt Disney Animation Studios con la tecnologia immersiva di Lighthouse Immersive Studios, già nota per l’acclamato “Immersive Van Gogh”.
Per capire la portata dell’evento, basta considerare che questa tappa romana sarà la 25ª città al mondo a ospitare la mostra dopo il successo registrato in ben 24 metropoli, con più di 1,5 milioni di visitatori complessivi.
Il palco prescelto per questa avventura è il Teatro Eliseo (Via Nazionale), che torna alla ribalta dopo anni di silenzio e manutenzioni, recuperando la sua vocazione di spazio vibrante per spettacoli e proposte culturali.
Come dichiarato da Greg Jukes, direttore marketing di Lighthouse Immersive, «quello che sta avvenendo qui a Roma è il debutto europeo, per la prima volta in Europa» e la scelta della città, ricca di storia, arte e fascino, non è affatto casuale.
Aggiunge Vicente Fusco, responsabile dello sviluppo commerciale globale del gruppo: «Roma rappresenta la cultura, rappresenta la storia, rappresenta la creatività. È ovunque e per noi è un piacere e un onore poter mostrare la nostra esperienza immersiva per la prima volta in Europa in una città come Roma».
Un’esperienza oltre lo schermo
L’idea di base è ambiziosa e chiara: non guardare più i mondi Disney da fuori, ma sentirsi parte di essi. Immersive Disney Animation offre un percorso in 2.000 metri quadrati, con 52 film in evidenza, 33 proiettori, scenografie immersive, pavimentazioni sensibili al movimento, braccialetti luminosi sincronizzati con le proiezioni e installazioni interattive.
Uno dei momenti più spettacolari sarà quello in cui Gazillion Bubbles, nota azienda specializzata in effetti speciali, inonderà gli spazi con milioni di bolle che amplificheranno la dimensione magica dell’esperienza.
All’interno, i visitatori troveranno anche pezzi unici: disegni originali, bozzetti, modellini arrivati da Los Angeles, locandine d’epoca. In particolare, nella comunicazione che accompagna l’inaugurazione si parla di “bozzetti dell’abito di Cenerentola” tra i materiali messi in mostra.
La visione spazia dai grandi classici (Pinocchio, Peter Pan, Il Re Leone) fino ai successi contemporanei come Frozen, Encanto, Zootropolis.
Dal punto di vista tecnologico, la chiave è il connubio tra arte digitale e interattività, con ambienti scenografici elaborati da David Korins (Global Creative Director di Lighthouse Immersive), candidato al Tony Award per Hamilton e vincitore di un Emmy per Grease Live.
A sovrintendere la partnership tra Disney e Lighthouse è un team autorevole: il produttore premio Oscar J. Miles Dale (vincitore come produttore de La forma dell’acqua) guida il progetto condividendo che «usare la nuova tecnologia è emozionante, ma è fondamentale non interferire con il legame emotivo che i fan Disney hanno nei confronti dei personaggi e delle storie».
Anche Dorothy McKim, Special Projects Producer di Disney Animation e vincitrice di due Emmy, afferma che questo progetto è una delle gioie più grandi della sua carriera: «collaborare con Lighthouse per portare i nostri personaggi, storie e film al pubblico in modi emozionanti e innovativi» è la sua visione.
Nel processo creativo ha partecipato Cocolab (con sede in Messico), che ha co-sviluppato insieme a Dale e al Creative Legacy team di Disney il programma espositivo per Lighthouse.
L’esperienza non sarà passiva: il pubblico sarà protagonista. Muovendosi all’interno degli spazi, i visitatori attiveranno interazioni, luci e suoni, grazie all’integrazione di sensori di movimento e dispositivi wearable (i braccialetti luminosi).
La scelta di Roma come prima città europea per questo progetto non è casuale. Da una parte, è un riconoscimento alla centralità storica e culturale della città nel panorama internazionale; dall’altra, è una mossa strategica: piazzare un grande evento immersivo in una capitale europea forte in ambito turistico e culturale, capace di attrarre non solo residenti, ma visitatori nazionali e internazionali.
Il fatto che il Teatro Eliseo, che ospita l’evento, fosse rimasto chiuso per cinque anni prima dei lavori di restauro aggiunge una dimensione simbolica: riaprire uno spazio culturale evocativo con un evento che parla agli occhi e al cuore è una dichiarazione d’intenti.
Inoltre, l’esperienza immersiva in ambito culturale e spettacolare è una tendenza in forte crescita: l’arte digitale, i musei “interattivi”, le installazioni multimediali stanno ridefinendo i confini tra intrattenimento e cultura alta. Abbracciare questa tendenza per una città come Roma significa proiettarsi verso un’offerta culturale contemporanea e competitiva.
Infine, per Disney e Lighthouse, è pure un banco di prova europeo: se la risposta sarà positiva, l’esperienza potrebbe proseguire in altre città dell’Unione, ampliando la presenza immersiva del marchio in Europa.
Non è ancora noto quanto durerà la mostra a Roma né se vi saranno tappe successive in altre città italiane, ma è ragionevole ipotizzare una programmazione plurimensile, compatibilmente con la logistica e l’allestimento.
In città dove la mostra è già transitata, le recensioni sono state perlopiù entusiaste. A Boston, ad esempio, una spettatrice ha scritto: «È come se ti trovassi dentro il film» (The Harvard Crimson) . Altri commenti insistono sull’impatto visivo, proprio dell’immersione totale (pareti e suolo, musica avvolgente), anche se qualche osservatore ha sottolineato che certe canzoni iconiche Disney non sempre rientrano nel “programma” – e questa selezione può lasciare nostalgici alcuni spettatori.
In Asia, l’esperienza a Singapore ha fatto scalpore, sottolineando come un pubblico multietnico risponda con entusiasmo all’ibridazione tra cultura pop e produzione artistica digitale.
Nei confronti del pubblico romano e italiano, si intrecciano speranza e curiosità: sarà vero che Roma vorrà “non solo spettatori”, ma visitatori attivi, capaci di entrare nella narrazione?
Roma come palcoscenico mondiale
L’evento assume un valore simbolico: collocare il debutto europeo di un progetto così tecnologicamente avanzato in una città antica e storica vuol dire immaginare un dialogo tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione. Non è solo una tappa espositiva: è una dichiarazione che Roma può essere hub dell’arte digitale, laboratorio culturale vivo e contemporaneo.
Da un lato, i turisti internazionali – a Roma già ogni giorno – potranno aggiungere alla visita di monumenti e musei un’esperienza spettacolare e moderna. Dall’altro, i romani avranno a disposizione una proposta di qualità, che può diventare serbatoio di ispirazione per giovani, creativi, appassionati di tecnologie, arte e cinema.
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