11:56 am, 2 Ottobre 25 calendario

Attacco a sinagoga a Manchester nell’ultimo giorno di Yom Kippur

Di: Redazione Metrotoday
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Nelle prime ore della mattina, in concomitanza con la festività ebraica di Yom Kippur — il giorno più sacro del calendario ebraico, dedicato all’espiazione e alla preghiera — una sinagoga ortodossa nel quartiere di Crumpsall, a nord di Manchester, è stata teatro di un attacco che ha lasciato quattro persone ferite e un presunto aggressore neutralizzato dalle forze dell’ordine. L’episodio ha scosso profondamente la comunità e religiosa e riacceso il fronte delle tensioni legate all’antisemitismo in Europa.

Secondo le ricostruzioni ufficiali, tutto è cominciato intorno alle 10:31 (ora locale), quando un individuo ha guidato un’auto contro pedoni davanti alla Heaton Park Hebrew Congregation, per poi scendere dal veicolo e colpire con un’arma da taglio. Le autorità sono intervenute in pochi minuti: agenti armati hanno risposto con colpi verso il sospetto, che è stato dichiarato “neutralizzato”. Non è ancora chiaro se sia morto sul colpo, ma è la versione prevalente delle prime fonti investigative.

Quattro persone hanno subito ferite dovute sia all’impatto del mezzo sia all’azione del coltello. Al momento, non sono trapelate informazioni definitive sul loro stato di salute, ma almeno uno della vittime sarebbe in condizioni gravi.

Il sindaco di Greater Manchester, Andy Burnham, ha definito l’episodio “un grave incidente” e ha rassicurato la cittadinanza: l’emergenza è sotto controllo, la minaccia immediata non è più attiva. Il Primo Ministro britannico, Keir Starmer, ha interrotto la sua trasferta a Copenaghen per rientrare e presiedere la riunione urgente del comitato COBRA (sistema britannico di risposta alle crisi).

L’attacco è stato classificato come “major incident” da parte delle forze dell’ordine locali, che hanno attivato Operation Plato, protocollo utilizzato in casi di attacchi con caratteristiche “marauding” (ovvero con movimenti attivi dell’assalitore) — anche se al momento non è stata formalmente confermata la matrice terroristica.

La scelta del giorno — Yom Kippur — non appare casuale: si tratta di uno dei momenti più intensi e partecipati dell’anno, quando le sinagoghe sono frequentate da fedeli che pregano per ore e i controlli di sicurezza sono già potenziati per la natura sacra delle celebrazioni. Il fatto che l’attacco si sia verificato proprio in quel contesto aggiunge un ulteriore peso simbolico all’atto.

Fin dalle prime ore, le autorità locali e nazionali hanno isolato l’area attorno a Middleton Road, chiuso al traffico il quartiere e intensificato le presenze armate presso le altre sinagoghe del Greater Manchester. Le indagini, al momento, puntano a ricostruire ogni dettaglio dell’azione: il piano, i legami dell’aggressore, i possibili mandanti o ispiratori.

Vulnerabilità e timori latenti

La comunità ebraica del Regno Unito, pur inserita in un tessuto multiculturale e in genere ben protetta dallo Stato, vive da tempo una crescente preoccupazione legata all’antisemitismo, sia in forma verbale che in atti violenti. Negli ultimi anni, il fenomeno è aumentato sotto vari profili: aggressioni, minacce nei social media, vandalismi nei cimiteri e nei luoghi di culto.

Durante le festività ebraiche (soprattutto Rosh Hashanah, Yom Kippur e Chanukkah), le comunità in tutto il Paese rafforzano le misure di sicurezza: controlli d’accesso, presenza di personale civile addestrato, guardiania privata, partenariati stretti con la polizia. L’obiettivo è prevenire atti che mirino non solo alla vita dei fedeli, ma anche a colpire simboli forti della religione e dell’identità ebraica.

Non è la prima volta che un luogo di culto ebraico viene preso di mira nel mondo occidentale. A livello internazionale, gli attentati contro sinagoghe sono eventi tragicamente ricorrenti, seppure generalmente meno frequenti rispetto agli attacchi contro simboli laici o luoghi pubblici. Spesso, però, queste aggressioni assumono un valore simbolico sproporzionato, suscitando forte risonanza nelle comunità ebraiche globali e spingendo a riflessioni sul tema della protezione religiosa.

Nel contesto britannico, l’attentato del 22 maggio 2017 alla Manchester Arena, che causò 22 vittime — molte delle quali giovani — continua ad essere una ferita aperta nella memoria collettiva. L’episodio dell’arena non fu rivolto strettamente alla comunità ebraica, ma evidenziò la capacità di colpire luoghi simbolici e ad alta frequentazione.

In anni più recenti, sono stati segnalati casi di aggressioni indirizzate contro ebrei visibilmente riconoscibili (per abbigliamento o simboli religiosi), vandalismi a cimiteri ebraici e un generale allarme per il radicalismo militante. In risposta, il governo britannico ha stanziato fondi speciali per la sicurezza delle comunità religiose e intensificato la collaborazione con i servizi segreti (MI5) nel monitoraggio di soggetti sospetti.

Tutto ciò rende l’attacco di Manchester non soltanto un fatto isolato, ma un sintomo — drammatico e violento — delle tensioni a cui la società democratica è chiamata a rispondere con efficacia e coesione.

Attacchi a sinagoghe: storie che si ripetono

Per capire meglio la portata e la continuità del fenomeno, è utile ripercorrere alcuni degli episodi più significativi che hanno scosso comunità e paesi nel corso degli ultimi decenni:

    Gerusalemme, novembre 2014 — Un attacco in una sinagoga del quartiere di Har Nof provocò la morte di quattro fedeli e il ferimento di altri. Due aggressori armati irruppero durante la preghiera mattutina, usando armi da fuoco e coltelli. Le loro azioni furono rivendicate dal gruppo Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.

     Gerusalemme, gennaio 2023 — Un attacco nella zona di Neve Yaakov, durante le funzioni religiose serali, causò otto morti e numerosi feriti. L’assalitore, un giovane palestinese, venne neutralizzato dalla polizia.

    In Europa e nel mondo occidentale, si contano diversi casi di aggressioni nei pressi di sinagoghe, fosse pure senza vittime gravi, che spesso restano fuori dai titoli principali ma contribuiscono a un clima di allerta continua.

Questi episodi mettono in luce una dinamica ricorrente: la scelta di colpire nei momenti di culto, quando le comunità sono più vulnerabili e il messaggio è forte. L’obiettivo non è soltanto la violenza fisica, ma l’intimidazione simbolica, con la volontà di far pesare paura e distruzione nei luoghi sacri della memoria.

L’attacco odierno a Manchester si inscrive in questa catena, con un’aggravante: la simultaneità con una ricorrenza religiosa e l’azione combinata (veicolo + arma da taglio). Le indagini dovranno chiarire non solo il come, ma il perché: se si è trattato di un gesto isolato, di un atto ispirato da ideologie estreme, o di una perforazione in una rete più ampia.

Dinamiche dell’attacco

Al momento, le autorità non rendono note le generalità del sospetto né chiariscono un movente preciso. Restano però diversi elementi chiave che richiedono approfondimento:

    – Il colpo con l’auto: il primo impatto ha dato immediatamente un elemento di sorpresa e panico. L’individuazione della traiettoria, i testimoni oculari sulla velocità e la direzione sono fondamentali per capire se si trattasse di un’azione premeditata o improvvisata.

    – La fase con il coltello: sceso dall’auto, l’aggressore avrebbe agito diverse volte con la lama. Bisogna stabilire il punto esatto degli attacchi, la distanza dalle vittime, eventuali ostacoli o difese.

    – Il ruolo della sicurezza della sinagoga: in luoghi di culto con alta partecipazione, esistono spesso squadre di guardiania privata o collaborazioni con autorità locali. Qual è stata la risposta sul momento, e se vi siano state vulnerabilità da correggere?

    – La reazione della polizia: la rapidità dell’intervento fa pensare che le forze armate fossero già pronte o nelle vicinanze. I colpi sparati contro il sospetto vanno analizzati nei tempi e nelle modalità per accertare se vi siano state irregolarità o omissioni.

    – Le connessioni ideologiche: al momento non è chiara alcuna affiliazione. Le indagini dovranno sondare eventuali canali social, comunicazioni criptate, legami con gruppi estremisti.

    – Possibili complici: la presenza di un esecutore solitario è una ipotesi, ma la storia insegna che molti attentatori operano su indicazioni esterne o con supporti logistici.

Fino a quando tutti questi punti non saranno chiariti, l’attacco resterà avvolto da ipotesi e ombre. Ma è proprio in queste fessure che si manifestano le tensioni tra sicurezza e libertà, tra protezione e vulnerabilità, che le società democratiche devono affrontare con equilibrio.

L’attacco ha mobilitato a livello nazionale le autorità britanniche: Starmer ha parlato di «orrore assoluto», definendo la scelta del giorno un’aggravante che “sconvolge ogni buon senso”. Il ministro dell’Interno ha annunciato che i fondi per la sicurezza delle comunità religiose verranno immediatamente ripensati e potenziati.

Sul piano locale, il sindaco Burnham ha coordinato il dialogo tra la polizia e i dirigenti comunitari per offrire rassicurazione. Le sinagoghe della zona hanno temporaneamente sospeso le attività pubbliche fino a nuovi protocolli di sicurezza. I rabbini locali hanno invitato i fedeli alla preghiera vigilante e al sostegno reciproco.

L’attacco a Manchester è molto più di un fatto di cronaca: è un attacco alla trama simbolica di una comunità che ha conosciuto, nella storia, momenti di espulsione, persecuzione e rinascita. È un colpo inferto non solo alle corpi, ma alla memoria collettiva degli ebrei in Europa.

La sinagoga è da sempre un luogo di incontro tra cielo e terra: spazio di preghiera, studio, comunità. Colpirla equivale a sfidare l’identità stessa del popolo che vi si riunisce. Quando l’attentato coincide con Yom Kippur, giornata di perdono e rinnovamento, la sfida simbolica diventa più intensa: si tenta di profanare non solo il luogo fisico, ma il tempo sacro.

Le comunità ebraiche, antiche e nuove, nei secoli hanno imparato a rispondere all’odio con resistenza, con memoria e con rinnovamento.

2 Ottobre 2025
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