Una nuova frontiera: quando la finanza diventa salute

All’Auditorium Deloitte, ha preso forma un’iniziativa che ambisce a cambiare la prospettiva con la quale l’Italia guarda alla finanza privata e al benessere collettivo: il primo Financial Health Forum. Promosso da Global Thinking Foundation ETS, Deloitte e PQE Group, con patrocini istituzionali e il sostegno di enti scientifici, l’evento ha segnato un punto d’avvio simbolico — e concreto — per portare la “salute finanziaria” al centro del discorso pubblico e delle politiche aziendali.
Durante il pomeriggio, è stata presentata la ricerca inedita “Financial Health 2026: percezione e impatto in Italia – Educazione finanziaria per la salute e il benessere delle donne al lavoro”, con un focus netto su FinTech e FemTech come leve strategiche per la costruzione di un welfare aziendale più inclusivo. Ma il forum ha fatto molto di più: ha offerto tavole rotonde, keynote speech, contributi video e momenti di confronto tra mondo accademico, istituzioni, imprese e operatori della sanità.
La “salute finanziaria” non è un’espressione retorica: significa, nelle intenzioni dei promotori, poter vivere liberamente dall’“ansia economica”, progettare un futuro con serenità, e avere strumenti di prevenzione nei confronti di shock, fragilità, condizioni di indebitamento. È un concetto legato alle linee guida del Financial Health Working Group delle Nazioni Unite, che spingono per integrare la dimensione finanziaria nei discorsi su salute, sviluppo e diritti sociali.
Il Financial Health Forum si pone esattamente su quella linea: trasformare un concetto spesso confinato a studi specialistici in leva operativa per imprese, istituzioni e cittadini. L’evento — qualificato come il primo in Italia interamente dedicato alla salute finanziaria — trae ispirazione esplicita da quelle linee guida, e punta a “rafforzare il legame tra salute finanziaria, prevenzione dell’abuso economico e sviluppo di un welfare aziendale più inclusivo e responsabile”.
Le linee guida del forum sono state:
- la mappatura e l’analisi dei dati per costruire strumenti finanziari più “benevoli” nei confronti dei rischi economici,
- il ruolo del welfare aziendale nel mitigare l’impatto dello stress finanziario,
- la promozione della salute femminile, con investimenti su innovazione (FemTech), best practice e sensibilizzazione alle diseguaglianze tra uomini e donne.
Uno spazio particolare è stato dedicato a contrapporre il concetto tradizionale di salario con quello — innovativo — di benessere finanziario, portando la finanza al servizio della dignità delle persone.
Voci e programma del forum
Silvio Garattini, figura di riferimento del panorama sanitario italiano e presidente dell’Istituto Mario Negri, ha aperto con un richiamo alla necessità di integrare salute e dimensione economica, indicando come questo approccio possa incidere anche sulla prevenzione e sui costi del sistema sanitario nazionale.
Sono seguiti gli interventi istituzionali — tra gli altri, Monica Lucarelli, assessore alle Attività Produttive e Pari Opportunità di Roma; Martina Semenzato, presidente della Commissione parlamentare sul femminicidio; e Martina Rogato, presidente di Human Rights International Corner — che hanno ribadito il valore politico e sociale di andare oltre il mero reddito per ragionare in termini di resilienza e autonomia economica.
Il cuore dell’evento è stato la presentazione della ricerca “Financial Health 2026”, cui hanno fatto da contraltare tavole rotonde e contributi video: tra questi, spiccano quelli di Silvana Perfetti (Chair Deloitte Central Mediterranean), Ida Tin (co-fondatrice del termine “FemTech”), e rappresentanti internazionali del mondo FemTech e gender health.
La tavola rotonda sulla “Salute Finanziaria” è stata moderata da Elisa Costantini, Partner Life Sciences Excellence di Deloitte, ed ha visto la partecipazione di rappresentanti del mondo farmaceutico, del settore sanitario e dell’innovazione (Jazz Pharmaceuticals Italia, Merck Italia, MSD Italia, UCB Pharma, Alexion) insieme a figure di policy e comunicazione ESG. In chiusura, Elena Bonetti, presidente della commissione alla Camera sui temi legati alla transizione demografica, è intervenuta per richiamare il ruolo delle politiche pubbliche nella costruzione di un sistema che riconosca la salute economica come diritto.
La partecipazione del Direttore dell’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), Antonello Scialdone, ha consentito di inserire il dibattito in un contesto più ampio di policy e programmazione nazionale.
Dalla percezione alla realtà
La novità più attesa del forum è stata la pubblicazione della ricerca “Financial Health 2026”, pensata per misurare la percezione e l’impatto della salute finanziaria nel contesto italiano, con un’attenzione particolare alla condizione delle donne nel mondo del lavoro.
Il progetto intende costruire un ranking nazionale della salute finanziaria, definendo indicatori che possano essere ripetuti nel tempo. Tra le materie principali oggetto dell’analisi:
- ruolo delle tecnologie finanziarie (app, strumenti digitali, piattaforme di gestione del budget) nella prevenzione dello stress economico, nella pianificazione e nell’accesso a servizi finanziari resilienti.
- tecnologia applicata ai bisogni di salute femminile, vista non solo nel contesto clinico, ma come leva di indipendenza e welfare integrato.
- welfare aziendale — come le imprese possano integrare strumenti di educazione finanziaria, supporti diretti (bonus, consulenza dedicata) e politiche strutturali per prevenire fragilità.
- Salute e benessere correlato allo stress finanziario — comprendendo il costo sanitario dell’indebitamento, le barriere all’accesso alle cure e le conseguenze psicologiche.
Il documento offre alcuni dati che delineano un quadro inedito per l’Italia:
Le donne, rispetto agli uomini, segnalano un livello percepito di fragilità finanziaria più elevato: insicurezza nel gestire imprevisti, indebitamento relativo, difficoltà nel conciliare spesa sanitaria e bilancio famigliare.
Le esperienze di violenza economica (controllo sulle scelte finanziarie da parte di partner, esclusione da decisioni economiche) emergono come fenomeno concreto nelle interviste qualitative del campione.
Le tecnologie digitali (FinTech) sono considerate strumenti potenzialmente utili, ma persistono barriere: mancanza di alfabetizzazione finanziaria digitale, diffidenza, resistenza al cambiamento.
Il team di ricerca ha annunciato che le sue rilevazioni costituiranno il nucleo di un osservatorio permanente sul benessere finanziario, con l’obiettivo di aggiornare annualmente il ranking e monitorare progressi e regressi.
Il FemTech come “terreno di battaglia” per l’uguaglianza
Uno degli elementi più stimolanti del forum è stata l’attenzione rivolta al FemTech — un termine ormai familiare nel mondo dell’innovazione health, ma ancora poco radicato nel dibattito italiano.
Il mercato globale del FemTech nel 2024 è stimato tra 39 e 60 miliardi di dollari, con previsioni che lo spingono verso i 97 miliardi entro il 2030 e oltre 200 miliardi entro il 2034. Crescita attesa: tassi compresi tra il 13 % e il 18 %. Gran parte della quota è attualmente concentrata nel mercato nordamericano (circa il 45 %), ma l’area Asia-Pacifico è la più rapida in espansione.
In Italia, il valore generato dal FemTech nel 2023 è stato circa 745 milioni di USD, con aspettative di crescita fino a oltre 2,2 miliardi entro il 2030, a un CAGR stimato intorno al 17 %. La porzione più significativa è rappresentata dal segmento dispositivi (monitoraggio, diagnostica, accessori intelligenti). Ma il panorama è contrassegnato da un limite evidente: solo l’1–2 % del capitale destinato all’innovazione health tech finisce in startup femtech.
Penuria di investimenti strutturati rallenta lo scaling.
Nonostante ciò, il forum ha voluto porre il FemTech non come nicchia tecnologica ma come leva concreta per l’empowerment economico delle donne, collegando salute, autonomia personale e capacità di partecipazione finanziaria. In un intervento, Nadia Procopio, ambasciatrice FemTech per PQE Group, ha ricordato che le donne trascorrono un tempo stimato del 25 % in più in condizioni di salute precaria rispetto agli uomini — un dato che non può essere ignorato nei piani di innovazione.
L’intervento video di Ida Tin, figura storica nella diffusione del termine FemTech, ha sollevato ulteriori domande su come cross-sector (tech, finanza, salute) possano convergere per colmare il gender health gap.
Prospettive e radicamento culturale
Il Financial Health Forum rappresenta anzitutto un momento di semina. È auspicabile che non rimanga uno “showcase”, ma avvii un ciclo. Gli organizzatori stessi parlano di percorsi pluriennali, collaborazione con istituzioni, politiche locali e aziende che si assumano l’impegno di tradurre in azione i concetti.
E’ stata inaugurata una sfida ambiziosa: portare la salute finanziaria dal livello teorico al piano operativo, rendendola un indicatore del benessere collettivo. La combinazione tra FinTech, FemTech, welfare aziendale e ricerca sociale disegna un orizzonte in cui non è solo il PIL o il reddito a contare, ma la capacità delle persone di «vivere con dignità e respiro».
Perché l’obiettivo non è “far soldi” per il gusto di farli, ma cambiare il paradigma: far sì che la finanza diventi strumento di libertà, che la pianificazione non sia privilegio, che la salute non venga compromessa dall’incertezza economica.
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