5:25 pm, 28 Settembre 25 calendario

L’Italia resta campione del mondo: in finale batte la Bulgaria 3-1 e conquista il quinto titolo iridato

Di: Redazione Metrotoday
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Nel pomeriggio filippino, davanti a una SM Mall of Asia Arena gremita di oltre 15.600 spettatori, l’Italia ha rinnovato il proprio dominio nel volley mondiale imponendosi in finale contro la Bulgaria per 3 set a 1 (25-21, 25-17, 17-25, 25-10). È il quinto titolo mondiale nella storia dell’Italvolley, il secondo consecutivo dopo il successo nel 2022, e l’Italia diventa la prima nazione a conquistare nel medesimo anno sia il Mondiale maschile sia quello femminile.

Un trionfo annunciato

L’avventura iridata dell’Italia non è stata un cammino privo di ostacoli, ma ha dimostrato una continuità di rendimento e una solidità mentale tali da permettere il bis mondiale. Nelle fasi a eliminazione diretta, gli Azzurri hanno mostrato un volto scintillante, lasciando pochissimo spazio agli avversari: quarti dominati, semifinali vincenti contro la potente Polonia, e una finale nella quale la freschezza, la lettura tattica e l’equilibrio mentale hanno fatto la differenza.

La Bulgaria, grande sorpresa del torneo, ha dimostrato coraggio, talento giovanile e una resilienza notevole. Riuscita a superare nella semifinale la Repubblica Ceca per 3-1, torna in un atto decisivo 55 anni dopo la sua ultima finale mondiale (1970). Ma contro l’Italia è stato un gradino troppo alto da scalare, nonostante nel terzo set gli uomini guidati da Gianlorenzo Blengini abbiano creato qualche problema agli Azzurri.

Il set perso (17-25) è stato uno schiaffo di realtà, un monito per l’Italia: il mondo non si concede mai, e la tensione può tradire anche chi domina. Ma la reazione nel quarto è stata folgorante: un parziale devastante di 25-10 ha consegnato la Coppa agli Azzurri con autorità e determinazione.

Pubblico record: più di 15.600 spettatori (alcune fonti parlano di 16.429, primato assoluto per una partita maschile di World Championship nelle Filippine).

Parziali: 25-21, 25-17, 17-25, 25-10 — con un terzo set inatteso ceduto, seguito da un dominio assoluto nel quarto.

Albo d’oro: per l’Italia, titoli mondiali in 1990, 1994, 1998, 2022 e 2025; per la Bulgaria, è la seconda medaglia d’argento nella storia del torneo, dopo il podio casalingo del 1970.

Testa a testa: nelle sfide tra Italia e Bulgaria, le vittorie sono leggermente a favore dell’Italia (15 vittorie contro 10).

Titolo doppiato: l’Italia è la prima nazione dopo oltre sessant’anni a vincere contemporaneamente il Mondiale maschile e femminile nel medesimo anno — un’impresa che richiama i fasti delle superpotenze pallavolistiche del passato.

Questi numeri non raccontano solo una vittoria: raccontano un dominio costruito su esperienza, profondità di organico e piani tattici efficaci.

Se c’è un segreto di questo successo, è il mix ben calibrato tra esperienza consolidata e risorse giovani. Nel roster azzurro, i volti noti come il capitano Simone Giannelli — cuore pulsante del gioco, leader silenzioso e riferimento assoluto in ricezione e impostazione — hanno saputo convivere con la freschezza dei nuovi, capaci di esplodere nei momenti chiave.

Nel match decisivo, Yuri Romanò è stato decisivo con attacchi incisivi e solidità sotto rete; Mattia Bottolo ha brillato specialmente al servizio, con ace pesanti nel momento cruciale del quarto set; Alessandro Michieletto, Simone Anzani, Roberto Russo e altri hanno contribuito con rotazioni affidabili e impatti strategici.

Sul fronte bulgaro, emerge con forza la figura di Aleksandar Nikolov, anima della squadra, spesso vera spina nel fianco per le difese avversarie. I giovani bulgari, tanti e promettenti, hanno risposto alla chiamata del massimo palcoscenico con orgoglio, mostrando che la nazionale dell’Est Europa può tornare a recitare un ruolo da protagonista, anche se ancora lontana dal vertice.

Un dato interessante: molti di quei giovani che hanno spinto la Bulgaria fino alla finale gioceranno nella prossima stagione nel campionato italiano. Il campionato più competitivo al mondo ha accolto talenti bulgari, segno che il volley del futuro passa anche da un mercato che crede nei giovani e nella contaminazione tecnica.

Un confronto storico

Nel corso della storia del volley mondiale, pochi sono i casi in cui una nazionale è riuscita a vincere due Mondiali consecutivi. Prima di questa impresa azzurra, solo Unione Sovietica, Brasile e Polonia avevano messo a segno un’impresa simile. L’Italia non solo entra in questo club ristretto, ma lo fa con classe, imponendo un modello che coniuga gestione, equilibrio e generosità atletica.

Il paragone con le vittorie del passato (1990, 1994, 1998) è inevitabile: allora l’Italia affermava la propria leadership, costruiva un’identità internazionale. Oggi, dopo vent’anni di bilanci e ricostruzioni, riemerge come protagonista incontrastata, basando il proprio successo su umiltà, pazienza e capacità di costruire cicli lunghi.

Si pensa anche all’epopea della nazionale femminile, che quest’anno aveva conquistato a sua volta il titolo mondiale. Mai, nella storia del volley, si era vista una nazione vincere entrambi i Mondiali nello stesso anno. È un doppio trionfo che scrive una pagina indelebile nel libro dello sport italiano.

Se l’Italia conferma che la tradizione paga, la Bulgaria rilancia che il futuro è altrettanto promettente. Dopo decenni di risultati altalenanti, i giovani talenti bulgari stanno emergendo con forza: il progetto tecnico, sostenuto dalla FIVB e dalla Federazione bulgara, ha già dato frutti. Il ritorno in finale nel 2025 — a 55 anni di distanza dall’ultima volta — è un segnale potente: un nuovo ciclo può nascere.

La presenza massiccia di giovani bulgari acquistati da club italiani mostra come il sistema dei club stia guardando con interesse a questa generazione. Il ricambio è già in atto, e la Bulgaria, pur dovendo ancora colmare il gap tecnico con le grandi potenze europee, ha ormai imboccato la strada della competitività internazionale.

In futuro, se l’innesto di esperienza saprà accompagnare il talento, potremo rivedere i bulgari protagonisti più spesso del massimo palcoscenico.

L’eco sul mondo sportivo

Il clamore del titolo azzurro si è propagato rapidamente: in Italia, le testate nazionali hanno esultato definendo il successo “storico”, “epocale”, “orgoglio nazionale”. Il Capo dello Stato ha invitato la squadra al Quirinale, e sui social la federazione si è proclamata entusiasta del trionfo.

All’estero, il riconoscimento è unanime: i commenti internazionali parlano di una squadra matura, completa, con un capitano d’eccezione e giocatori capaci di adattarsi ad ogni situazione. La rivista specializzata di volley ha definito l’Italia “giustamente favorita”, ma non priva di ostacoli da superare.

Per la Bulgaria, non è un epilogo mesto, ma un punto di partenza: nella stampa bulgara si sottolinea il “mondiale che cambia il destino”, un premio al lavoro di anni e alla volontà di emergere.

L’immagine di un’Italia che domina l’epoca moderna del volley è destinata a circolare nel tempo e ad alimentare sogni e stimoli nei giovani. E il volley, nello sport italiano, torna ad avere visibilità, influenza e prestigio.

Il racconto della finale

Il match è partito in equilibrio, con scambi intensi e giocate lunghe da ambo le parti. L’Italia ha trovato un primo strappo nel finale del primo set, chiudendo 25-21 con lucidità. Nel secondo, l’Azzurro ha imposto ritmo e pressione, costringendo la Bulgaria a errori e chiudendo 25-17.

Nel terzo set, però, i bulgari hanno reagito con convinzione, imponendo il loro gioco e sorprendendo gli azzurri con variazioni offensive: 25-17 per loro, la speranza di un ribaltone riemergeva. Ma l’Italia nel quarto è entrata con una concentrazione diversa: servizio incisivo, muro solido, rotazioni che hanno dominato la ricezione nemica. In pochi minuti, gli Azzurri si sono issati sul 18-10 e hanno amministrato fino al match point, chiuso da un attacco vincente di Anzani.

L’entusiasmo finale, la standing ovation del pubblico, la coppa alzata: per gli italiani era il coronamento di un sogno, per i bulgari il preludio di una rinascita.

Questo Mondiale non è soltanto una coppa da mettere in bacheca. È un segnale per il movimento pallavolistico italiano: che il modello funziona, che il lavoro sulle basi — settore giovanile, programmazione, mentalità — paga. È un incentivo per le società, per i ragazzi che iniziano, per le federazioni a investire.

Ma il messaggio più forte è questo: lo sport non è ciclico se lo costruisci bene. Il trionfo italiano è figlio di continuità, fatica e fedeltà a principi di crescita strutturale. Quando il talento si incontra con la disciplina, arrivano giorni come oggi.

28 Settembre 2025
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