9:27 am, 26 Settembre 25 calendario

Maxi multa dell’Antitrust colpisce sei colossi per cartello sui carburanti

Di: Redazione Metrotoday
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Un colpo che scuote il panorama dell’energia italiana, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha annunciato oggi una maxi sanzione da 936,6 milioni di euro nei confronti di sei tra le maggiori compagnie petrolifere operanti in Italia: Eni, Esso (ExxonMobil), Ip, Q8 (Kuwait Petroleum), Saras e Tamoil. Il reato contestato è un’intesa restrittiva della concorrenza: secondo l’Autorità, le società avrebbero concertato l’andamento del prezzo della componente “bio” nei carburanti per autotrazione tra il 1° gennaio 2020 e il 30 giugno 2023.

Questa decisione segna uno dei provvedimenti più drastici mai adottati nel settore energetico nazionale, con potenziali conseguenze di vasta portata — sul piano giuridico, economico e reputazionale.

Il provvedimento: dettagli, meccanismi e ripartizione delle sanzioni

L’istruttoria e la denuncia del whistleblower

L’istruttoria che ha portato alla multa è partita dopo una segnalazione interna — un whistleblower — che ha indicato anomalie nei comportamenti tra operatori del settore. Secondo l’AGCM, le imprese avrebbero cooperato, attraverso scambi diretti e indiretti, per fissare o uniformare il prezzo della componente bio presente nei carburanti.

Questa componente — introdotta per conformarsi alle normative ambientali che impongono quote minime di biocarburanti nei carburanti fossili — rappresenta un fattore non marginale del prezzo finale al distributore. L’Autorità ha rilevato che il suo costo è passato da circa 20 euro per metro cubo nel 2019 fino a quasi 60 euro nel 2023, una crescita giudicata “non naturale” ma frutto di coordinamento.

Un elemento centrale dell’accusa è il ruolo del quotidiano tecnico Staffetta Quotidiana, che pubblica regolarmente i valori della componente bio. L’AGCM sostiene che Eni avrebbe trasmesso i dati a “Staffetta”, contribuendo di fatto a diffondere informazioni utili alle altre compagnie per sincronizzare i prezzi.

Le cifre: quanto pagheranno i protagonisti

La sanzione complessiva di 936,6 milioni è stata ripartita in modo differenziato, in base al grado di responsabilità riconosciuto dall’Autorità:

Compagnia Multa (euro) stimata
Eni 336.214.660
Q8 172.592.363
Ip 163.669.804
Esso 129.363.561
Tamoil 91.029.755
Saras 43.788.944

Secondo i comunicati ufficiali, Iplom e Repsol sono stati esclusi dal provvedimento, in quanto non sarebbero emersi elementi sufficienti per contestare una loro partecipazione al cartello.

Le contestazioni: “accordi restrittivi della concorrenza”

L’AGCM ritiene che le società abbiano attuato aumenti contestuali, con una forte convergenza temporale, gestiti in modo concertato. In altre parole, piuttosto che rispondere autonomamente alle dinamiche di mercato, le imprese avrebbero scelto di allineare le proprie politiche di prezzo sulla componente bio.

L’autorità rileva che questa intesa operava lungo le catene di comunicazione — incontri, fax, scambio di dati e tramite fonti giornalistiche tecniche — e che ha agito in danno dei consumatori, che avrebbero pagato prezzi artificialmente elevati per anni.

Reazioni aziendali e implicazioni legali

Non sorprendono le reazioni immediate all’annuncio.

  • Eni, destinataria della sanzione maggiore, ha respinto con forza le accuse, dichiarando che il provvedimento “ricostruisce in modo forzato comunicazioni legittime e rapporti industriali e contrattuali”, e che intende impugnare la decisione davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).

  • Q8 ha espresso “sorpresa” per la misura, rivendicando di aver operato nel rispetto delle normative concorrenziali e dichiarando che verificherà eventuali errori o motivazioni afferenti la decisione.

  • Le altre società coinvolte non hanno ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali nelle ore immediatamente successive all’annuncio.

Sul versante legale, si prevede l’apertura di contenziosi lunghi, con possibilità di sospensioni, ricorsi e revisioni tecniche delle contestazioni. Il tema centrale sarà la prova del coordinamento operativo e della causalità tra scambi informativi e prezzi reali applicati al mercato.

Il settore energetico sotto la lente: contesti e precedenti

Il ruolo della componente bio nei carburanti

Nel quadro europeo e italiano, la quota di biocarburanti è divenuta una leva chiave per rispettare gli impegni ambientali. In Italia, le normative hanno imposto percentuali minime che le compagnie devono includere nei carburanti venduti, generando complicazioni nella definizione dei costi di approvvigionamento, lavorazione e trasporto.

La componente bio è quindi un elemento “sensibile” dal punto di vista dei prezzi: il suo costo, variabile e legato ai mercati agricoli, può incidere in modo significativo sulla composizione finale del prezzo del carburante. In un ambiente competitivo, ogni impresa subisce pressioni sul margine quando i costi aumentano; ma la strategia di coordinamento delle sopraccitate aziende — secondo l’AGCM — ha trasformato questa dinamica in un meccanismo concertato.

Precedenti nel comparto e cartelli in Italia

Non è la prima volta che il settore dei carburanti o dell’energia finisce nel mirino delle autorità anti-monopolio. Nel 2018, ad esempio, l’AGCM multò alcune società petrolifere per pratiche di oscillazione sospetta dei prezzi al dettaglio rispetto al costo delle materie prime (effetto “specchio”).

A livello internazionale, casi di cartelli nel petrolio e nei lubrificanti emergono ciclicamente: scambi di informazioni, stabilizzazione dei prezzi e accordi ombra sono modalità classiche con cui i grandi operatori cercano di controllare i margini in mercati relativamente consolidati.

Inoltre, l’Europa ha assistito a numerosi casi sanzionati dalla Commissione Europea per intese nel gasolio marittimo, nei lubrificanti e nei prodotti petroliferi raffinati. Pertanto, l’azione odierna dell’AGCM si inserisce in una tendenza di controllo più accentuato verso pratiche collegate all’energia e al grande consumo.

Le ricadute su consumatori, stazioni di servizio e competitività

Costo reale nei distributori

L’effetto più immediato riguarda i consumatori che — secondo le stime — avrebbero pagato per anni un prezzo “gonfiato” a causa del cartello. Se la componente bio è stata artificialmente alzata, il sovrapprezzo si è traslato sul prezzo alla pompa.

Restano aperti tre nodi:

  1. Recupero per gli utenti: non è scontato che la multa porti a indennizzi diretti ai consumatori, salvo iniziative civili collettive o class action.

  2. Riduzione dei margini: le compagnie dovranno assorbire la sanzione nei propri conti economici, con potenziali ripercussioni su investimenti e manutenzioni.

  3. Ridestinazione dei prezzi pubblici: il mercato potrebbe reagire con riallineamenti al ribasso della componente bio, se la decisione del cartello non potrà più essere operativa.

Stazioni di servizio: pericolo di instabilità

Le stazioni di servizio, spesso imprese più piccole e a margine stretto, rischiano di subire conseguenze indirette. Se le compagnie energetiche riducono i margini o impongono adeguamenti contrattuali, la pressione sui gestori potrebbe farsi più intensa, con possibili chiusure, riduzioni dei servizi o ristrutturazioni nelle modalità operative.

Impatti di lungo termine e competitività

Per il settore petrolifero nazionale, la sanzione segna un richiamo ai comportamenti. Le major dovranno riconsiderare politiche di trasparenza, scambio dati e comunicazioni pubbliche. Chi vorrà difendersi dovrà puntare su controllo interno, compliance e trasparenza nei bilanci.

In prospettiva, il provvedimento potrebbe stimolare innovazione e diversificazione energetica: maggiore attenzione alle energie rinnovabili, carburanti alternativi e sistemi di mobilità meno dipendenti dall’olio, con un cambio strutturale nella concorrenza nel mercato dell’energia.

Criticità, dubbi

Il maggior ostacolo per l’AGCM sarà dimostrare in modo concreto che le comunicazioni e gli scambi informativi tra le aziende abbiano effettivamente determinato il rialzo congiunto e concertato della componente bio. Dimostrare che un comportamento sia volontario, strutturato e non frutto di condizioni di mercato è sempre complesso.

Le compagnie potranno contestare:

  • La legittimità delle comunicazioni tra operatori, come rapporti tecnici, fornitori e fonti giornalistiche.

  • La mancanza di prova che i prezzi finali fossero effettivamente allineati a tali scambi e non invece reazione coerente a costi agricoli, logistici o di mercato.

  • La distinzione tra concertazione e parallelismo (scelte simili ma indipendenti), che è un nodo cruciale nei giudizi antitrust.

Possibili ricorsi e impugnazioni

È probabile che le aziende presentino ricorso al TAR contro il provvedimento, chiedendo la sospensione cautelare della sanzione. La strategia difensiva sarà probabilmente fondamentalmente tecnica, mirando a contestare la ricostruzione fattuale, la causalità e l’interpretazione dei dati.

Una battaglia che potrà protrarsi per anni, coinvolgendo periti, consulenti economici e giuristi specializzati.

Effetti reputazionali e fiducia del pubblico

L’impatto reputazionale per le aziende coinvolte potrebbe essere elevato: le accuse di cartello nei carburanti sono particolarmente sensibili per l’opinione pubblica, che spesso percepisce i costi della mobilità come già troppo gravosi. Le compagnie dovranno gestire con cautela la comunicazione e le richieste di chiarimento verso i consumatori.

Il precedente che può cambiare il paradigma

Se questo provvedimento troverà conferma nelle sedi giudiziarie, segnerà un precedente rilevante nel controllo del settore energetico. Potrebbe incentivare:

  • Maggiore vigilanza dell’AGCM su altri segmenti del mercato energetico (gas, elettricità, mobilità verde).

  • Richieste normative di maggiore trasparenza nei prezzi e obblighi di comunicazione più stringenti per intermediari.

  • Accresciuta fiducia nei meccanismi di segnalazione (whistleblowing) come strumento per individuare comportamenti illeciti.

Con la maxi multa da 936 milioni, l’Antitrust pone un bivio: da un lato, costringe le grandi compagnie petrolifere a rispondere alla logica della concorrenza e della trasparenza; dall’altro, apre una stagione lunga di contenziosi, incertezze normative e rischi di destabilizzazione in un settore strategico.

Il provvedimento non è solo un salto d’attenzione sulle singole imprese coinvolte, ma un segnale per il mercato energetico italiano: chi agirà trasparente oggi eviterà le scelte concertate di ieri.

Resta da vedere se, alla fine del percorso legale, i consumatori potranno ottenere una forma concreta di compensazione, se i gestori di stazione potranno recuperare margini o se semplicemente il sistema subirà una scossa nell’illusione di affidabilità che fino ad oggi ha caratterizzato il mercato dei carburanti.

26 Settembre 2025
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