Alice nella città, il Festival alternativo che afferma la propria identità

Un’edizione che si spinge oltre i confini
Quest’anno Alice nella città — la sezione autonoma e parallela alla Festa del Cinema di Roma dedicata al cinema delle nuove generazioni — arriva con un programma particolarmente denso e simbolico. Tra il 15 e il 26 ottobre 2025, le sale romane si animeranno non solo di anteprime, cortometraggi, eventi speciali e masterclass, ma anche di ospiti di grande richiamo: Daniel Day-Lewis tornerà davanti alla macchina da presa con Anemone, mentre Robert De Niro è atteso per un evento speciale nel mese successivo.
A inaugurare il festival sarà l’horror indipendente Good Boy di Ben Leonberg, con animali protagonisti in un racconto che mescola soprannaturale e tensione quotidiana. Ma la vera forza dell’edizione 2025 sta nella scelta curatoriale che esclude — per la prima volta, secondo i direttori artistici — film italiani in concorso, come segno di “autonomia” critica rispetto alle spinte del mercato e delle pressioni istituzionali.
Alice nella città: storia ed evoluzione (2003 → oggi)
Nata nel 2003 come progetto indipendente dedicato al pubblico giovanile e all’educazione cinematografica, Alice nella città ha vissuto diverse fasi evolutive prima di affermarsi nella sua forma attuale. All’inizio si muove in parallelo al dibattito culturale romano, ma nel 2006 entra come sezione giovani della Festa del Cinema di Roma. Solo a partire dal 2012 si costituisce definitivamente come sezione autonoma, pur restando collegata alla kermesse maggiore, con caratteri distintivi.
La scelta dell’autonomia — più che una separazione radicale — può essere letta come un modo di differenziare l’identità: un festival che ha la sua vita, il suo pubblico, le sue scelte editoriali. Negli anni, Alice ha costruito un modello misto: mattine aperte alle scuole, eventi serali per il pubblico generale, proiezioni sperimentali, collaborazioni con scuole di cinema e workshop.
Un elemento distintivo è stata la giuria giovanile: per anni, ragazzi e ragazze di fasce adolescenziali hanno partecipato attivamente alla selezione e alla premiazione. Questo coinvolgimento diretto ha aiutato a mantenere Alice “vicina” al pubblico che pretende di rappresentare — un rischio non sempre facile da gestire, poiché la tensione fra curatela adulta e sensibilità giovane può generare frizioni.
Negli ultimi anni il festival ha introdotto segmenti come Onde Corte (dedicato ai cortometraggi) e la linea Sintonie, in collaborazione con la Mostra di Venezia, come segno di apertura verso orizzonti più larghi e contaminati. È in questo percorso che il 2025 assume un valore acuto: confermare un’identità indipendente, articolata e capace di dialogare con le tensioni del tempo.
Il programma 2025: cifre, titoli e provocazioni
Alice nella città si terrà a Roma dal 15 al 26 ottobre, con eventi anticipati e seguiti da proiezioni fino a novembre grazie al format Fuori Sala. Le location principali saranno l’Auditorium Parco della Musica, l’Auditorium della Conciliazione e il Cinema Adriano.
11 film nel Concorso internazionale
6 opere Fuori Concorso
6 titoli per la sezione Panorama Italia
Cortometraggi animati nella sezione Onde Corte
Masterclass e incontri con ospiti nazionali e internazionali
Serie TV anteprima (tra cui La Preside con Luisa Ranieri e Un professore 3)
Il format Fuori Sala, con proiezioni e incontri in tutta la città fino a novembre
Good Boy di Ben Leonberg sarà il film di apertura, fuori concorso. La narrazione privilegia il punto di vista di un cane, capace di “vedere” presenze invisibili all’occhio umano.
Il film di chiusura è Una famiglia sottosopra di Alessandro Genovesi, con Luca Argentero, Valentina Lodovini e Licia Maglietta.
Titoli attesi
Nel concorso internazionale spiccano:
La torta del presidente (Hasan Hadi) – un’opera con connotazioni politiche e surrealiste
My Father’s Shadow (Akinola Davies Jr.) – dramma familiare in Nigeria
The Other Side of Summer (Vojtěch Strakatý) – un’estate che rivela, un percorso di crescita
La piccola Amélie (Liane-Cho Han e Maïlys Vallade) – animazione delicata con intrecci emotivi
Amoeba (Tan Siyou) – metamorfosi identitaria
Rebuilding (Max Walker-Silverman), Forastera, My Daughter’s Hair (Raha), Dance of the Living (La Lucha), Sundays (Alauda Ruiz de Azúa) e Anemone (Ronan Day-Lewis) – quest’ultimo è l’evento atteso per il suo prestigio: Day-Lewis torna alla recitazione insieme al figlio nella presentazione in Italia.
In Fuori Concorso figurano A Second Life, Dandelion’s Odyssey, The Choral e Good Boy, tra gli altri. Per il panorama italiano, spicca la scelta di non includere film italiani in concorso: una decisione radicale, motivata dai curatori con la necessità di evitare dinamiche di “primo italiano che capita”.
Ospiti e masterclass
Carla Simón sarà protagonista di una retrospettiva e di incontri con il pubblico. Daniel Day-Lewis terrà una masterclass, dialogando con il figlio Ronan. E per chiudere il cerchio del prestigio internazionale, Robert De Niro arriverà a Roma nel periodo tra il 6 e il 7 novembre per eventi speciali.
Fuori Sala e le proiezioni urbane
Il festival esce dalle sale per abitare la città: chiese, piazze e cortili ospiteranno proiezioni ed eventi per tutto il mese. Questo sguardo “diffuso” allarga il festival e lo pone come parte del tessuto urbano, non solo come evento concentrato.
È un fatto inedito: per motivi dichiarati, i direttori artistici affermano che nessun film italiano quest’anno coincideva con il “tema e filo conduttore” della rassegna. È in parte un gesto di indipendenza rispetto alle pressioni governative sul cinema “nazionale”, in parte una barriera posta al compromesso facile con la produzione locale.
Alice si afferma sempre più come sezione parallela, ma con una propria ragion d’essere. Non ‘spalla’ della Festa del Cinema, bensì soggetto con politiche proprie, scelte autonome e una tensione verso l’innovazione che non dipende da ciò che accade nella kermesse madre.
Lo sguardo verso le nuove generazioni
Molti dei film selezionati sono prime o seconde opere: la marginalità produttiva diventa valore. Alcune scelte espressive — narrazioni non convenzionali, animazione, storie di frontiera — segnalano che Alice cerca non il pubblico “più grande”, ma il pubblico che desidera sollecitare.
Dimensione urbana e sociale
Con il format Fuori Sala, Alice prova a far respirare la città: non solo schermi chiusi, ma aperture agli spazi pubblici. Così un festival può diventare conversazione urbana, non solo consumo culturale.
Alice nella città 2025 si inserisce in un panorama che presenta tensioni particolari:
Il cinema per giovani è spesso relegato a nicchie o mediate da modelli seriali; ma l’esigenza di storie che parli a generazioni “di mezzo” è crescente.
Le politiche cinematografiche nazionali spesso premiano l’“italianità” e i grandi numeri, ma rischiano di soffocare ricerche marginali e coraggiose.
Le piattaforme streaming assorbono molte energie del pubblico giovane; il cinema in sala deve offrire esperienze forti, incontro, comunità culturale, che non si riducano alla fruizione passiva.
I festival sono sempre più schiacciati tra il compito di “vetrina internazionale” e il desiderio di essere laboratorio: la tensione fra spettacolo e cura è la linea di faglia su cui si misura la qualità di un festival.
Alice, con le sue scelte, sembra voler puntare su un equilibrio: non la massima esposizione possibile, ma la costruzione di un’identità che resista anche fuori dal clamore mediatico.
Quando il cinema giovane diventa luogo di resistenza
Alice nella città 2025 non è un’edizione “importante” perché ospita nomi famosi, ma perché afferma — con una scelta audace e consapevole — che il cinema giovane può esercitare un margine di critica. Il rifiuto del compromesso automatico con la produzione italiana in concorso, la volontà di nutrire il dialogo urbano con Fuori Sala, l’ospite eccellente come Day-Lewis: tutto converge in un disegno che vuole contraddire l’idea del festival come “vetrina vuota”.
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