9:07 am, 24 Settembre 25 calendario

Eni e l’accordo da oltre un miliardo che punta al futuro energetico

Di: Redazione Metrotoday
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Eni e la startup statunitense Commonwealth Fusion Systems (CFS) hanno stretto un accordo che potrebbe segnare una pietra miliare nella storia dell’energia. La società italiana acquisterà elettricità decarbonizzata prodotta dall’impianto ARC da 400 MW che CFS sta costruendo in Virginia (Chesterfield County). Il contratto – un Power Purchase Agreement (PPA) – ha un valore superiore al miliardo di dollari. L’obiettivo è che l’impianto sia collegato alla rete elettrica entro i primi anni ’30.

L’accordo: cosa prevede e perché è importante

Portata: Eni comprerà una parte dell’elettricità generata dall’impianto ARC, da 400 MW, tramite un PPA da oltre 1 miliardo di dollari.

Tempistiche: l’impianto ARC dovrebbe essere operativo nei primi anni del prossimo decennio, connesso alla rete statunitense per la fornitura dell’energia.

Partecipazione strategica: Eni non è solo acquirente, ma è investitore strategico in CFS sin dal 2018, e ha seguito lo sviluppo tecnologico.

Tipo di tecnologia: ci si basa sul confinamento magnetico, nello specifico un tokamak, nel quale il plasma (una miscela di isotopi dell’idrogeno come deuterio e trizio) viene confinato magneticamente a temperature da centinaia di milioni di gradi.

Il contesto tecnologico: la fusione come scommessa di medio-lungo periodo

Cos’è la fusione nucleare (a confinamento magnetico)

La fusione nucleare è il processo che alimenta il Sole e le stelle: due nuclei leggeri (tipicamente isotopi dell’idrogeno) si combinano per formare uno più pesante, liberando energia. Per replicare questo meccanismo sulla Terra, serve:

innanzitutto raggiungere condizioni estreme di temperatura (oltre 100 milioni di gradi Celsius) perché i nuclei si “scavalchino” la repulsione elettrostatica.

confinare il plasma – sostanza composta da nuclei ed elettroni dissociati – in modo che non tocchi i bordi del recipiente (che si scioglierebbe), usando campi magnetici potenti, come in un tokamak.

Progetti precedenti / analoghi

ITER: progetto internazionale in Francia, basato su tokamak, orientato a dimostrare che la fusione può raggiungere un guadagno energetico netto (cioè produrre più energia di quella utilizzata per provocare la fusione).

SPARC: il progetto di CFS in collaborazione con il MIT. Una tappa fondamentale per dimostrare la fattibilità pratica della fusione in scala limitata (SPARC è spesso indicato come il predecessore di ARC).

Cosa è stato raggiunto, cosa resta da fare

Alcuni esperimenti recenti (anche se non collegati direttamente ad ARC) hanno mostrato progressi nel mantenere plasma stazionario e nel migliorare le prestazioni dei materiali che sopportano condizioni estreme. Ma nessuno di questi impianti sperimentali ha ancora raggiunto il punto del guadagno netto energetico sostenuto e stabile per tempi industriali.

Restano sfide ingegneristiche rilevanti: gestione del trizio (un isotopo radioattivo dell’idrogeno), resistenza dei materiali alle alte temperature e alle radiazioni, sistemi di raffreddamento, costo e scala delle componenti magnetiche (ad esempio superconduttori ad alta temperatura).

I precedenti italiani ed europei

L’accordo di oggi non giunge dal nulla. Eni aveva già annunciato che intendeva realizzare la prima centrale nucleare a fusione industriale nei primi anni ’30.

In Italia, Eni partecipa o coopera con:

ENEA: nella realizzazione del progetto DTT (Divertor Tokamak Test) a Frascati, che serve a sperimentare componenti chiave come il divertore – una parte fondamentale per la gestione della potenza termica in un reattore a fusione.

CNR, in particolare il Centro di Ricerca “Ettore Majorana” a Gela, su studi legati ai materiali, sistemi, lettura avanzata di sensori, etc.

Collaborazioni europee e internazionali: UKAEA nel Regno Unito, altre università, enti di ricerca che affrontano problemi di frontiera come i superconduttori ad alta temperatura.

Un segnale di svolta

Commercializzazione prima che mera sperimentazione

Fino ad ora la fusione è stata soprattutto ambito scientifico e prototipale. Questo contratto è uno dei primi concreti esempi di un’azienda che si impegna a comprare energia da fusione quando l’impianto sarà funzionante: non è solo un investimento in ricerca, ma una scommessa sul mercato.

Impatto sul mercato dell’energia e della transizione ecologica

Se la fusione riuscisse a diventare pratica e commerciale, potrebbe dare all’Europa e all’Italia (e in generale al mondo) una fonte stabile, a basse emissioni, che aiuti a ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Per l’Italia, che importa energia e che ha vincoli climatici e obblighi europei, potrebbe essere un asset strategico.

Le tempistiche e le incertezze

L’accordo è vincolato a un impianto che non è ancora operativo e che deve ancora superare sfide tecniche non trascurabili. Le tempistiche (anni ’30) non sono certe: il settore generalmente è stato oggetto in passato di slittamenti tecnologici e progettuali. Ma il fatto che un grande player come Eni scommetta su queste tempistiche aumenta la pressione affinché le innovazioni richieste vengano realizzate.

Le sfide imminenti

Implementazione tecnologica: mantenere plasma stabile per lungo tempo, evitare perdite energetiche, migliorare la durata dei materiali sottoposti a radiazioni intense.

Economia su scala: costruire impianti di fusione è molto costoso ora; occorre che i costi scendano grazie a economie di scala e innovazioni nei componenti chiave come magneti, superconduttori, sistemi di raffreddamento.

Regolamentazione e accettazione: normativa per impianti energetici da fusione; sicurezza; gestione del trizio; licenze; accettazione pubblica.

Tempistiche realistiche: il rischio che timeline ambiziose slittino, come accade spesso nei progetti di energia innovativa su scala industriale.

Implicazioni per l’Italia e il mondo

Per l’Italia: rafforza la posizione di Eni come protagonista della transizione energetica; potenziali ricadute tecnologiche (supply chain, centri di ricerca, università, industria di componenti high-tech); pressione politica a sostegno di tecnologie all’avanguardia.

Per gli USA: investimento in infrastrutture, settore clean energy, maggiore leadership tecnologica; possibilità che impianti come ARC diventino modelli replicabili in altri Stati.

Globale: se la fusione commerciale diventerà realtà, potrà rivoluzionare il mix energetico mondiale, soprattutto per quelle regioni dove la disponibilità di energia affidabile e pulita è limitata; potrà contribuire a ridurre le emissioni di gas serra in modo significativo.

Come si è arrivati fin qui

2018 Eni entra come investitore strategico in Commonwealth Fusion Systems.

2024 Eni annuncia che punta a costruire la prima centrale industriale a fusione nei primi anni ’30.

Settembre 2025 Firma del PPA da oltre 1 miliardo per acquistare elettricità da ARC (400 MW) quando sarà operativo; rafforzamento della partnership strategica.

Criticità e i “ma”

L’energia da fusione non è ancora arrivata al punto di engineering break-even sostenuto e industriale. Alcuni esperimenti ne hanno avuto momenti promettenti, ma nessuno ha ancora dimostrato di essere pronto per produzione continua su scala commerciale.

Il costo unitario dell’energia da fusione al momento è ignoto: anche se Eni acquisterà energia futura, non è chiaro quale sarà il prezzo finale, quanto incideranno i costi operativi e quanto costerà produrre l’impianto stesso (magneti, manutenzione, gestione del combustibile, etc.).

Rischi politici, normativi e ambientali: gestione del trizio, sicurezza, smaltimento/scarti, regolamentazioni non uniformi nei vari Paesi, possibili ritardi autorizzativi.

Possibile gap tra “promesse” e “realtà concreta”: finché non si vede un impianto in grado di rispettare le prestazioni attese, molti stakeholder rimangono prudenti.

Un accordo che punta al domani

L’intesa tra Eni e Commonwealth Fusion Systems non è solo un contratto commerciale: è un segnale forte che la fusione nucleare, da progetto futuribile, sta entrando nella fase in cui imprenditoria, tecnologia e politica devono correre per trasformarla in realtà.

24 Settembre 2025 ( modificato il 23 Settembre 2025 | 14:16 )
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