Eni sorpassa Enel: il dominio energetico italiano che riflette un’Italia che cambia

Un dato emerge con chiarezza: per quanto riguarda il fatturato, Eni ha sorpassato Enel come prima azienda italiana nel settore dell’energia, tornando a occupare il vertice della classifica delle principali società nel comparto Industria & Servizi. È un sorpasso che non è soltanto una posizione in graduatoria: è la fotografia di un’economia italiana che cambia, di un contesto globale mutato, di economie industriali e dell’energia sotto pressione, ma anche di strategie che premiano la dimensione, l’integrazione verticale, e in certi casi la gestione delle fluttuazioni delle materie prime.
Nel 2023, secondo il rapporto Principali Società Italiane curato da Area Studi Mediobanca, Eni ha realizzato un fatturato di circa 93,7 miliardi di euro, contro i ~92,9 miliardi di Enel.
Eni non solo ha superato Enel nel 2023, ma ha confermato la sua posizione anche nel primo semestre del 2024: nel primo semestre Eni ha registrato ricavi pari a circa 44,7 miliardi, contro i ~38,7 miliardi di Enel.
Il comparto dell’energia-petrolifero continua a dominare la graduatoria delle imprese con fatturato superiore a un miliardo di euro: su 274 aziende italiane che superano quella soglia, una quota consistente di fatturato (oltre il 37%) è generata dal settore energetico. Eni ed Enel guidano questa classifica.
Il confronto Eni vs Enel: evoluzione dal 2000 ad oggi
Gli inizi (2000-2010): crescita ed espansione
Nel 2000-2010, Enel cresceva tramite espansione in Europa e America Latina, acquisizioni, consolidamenti, e rafforzamento della regolamentazione del settore elettrico, mercato libero, liberalizzazioni. I ricavi di Enel in quegli anni erano molto forti, pur con alti costi e forti investimenti. Ad esempio, il bilancio consolidato Enel del 2010 mostrava ricavi per ~73,4 miliardi di euro, in crescita rispetto all’anno precedente.
Eni invece, in quegli anni, aveva un business molto legato a idrocarburi (exploration & production, gas, petrolio), un settore esposto a cyclicità dei prezzi, volatilità energetica, ma anche a margini elevati nei momenti “buoni”. Enel era considerata più stabile nei risultati, grazie al mix Elettricità/gas/rinnovabili e attività regolamentate.
Il periodo 2010-2020: crisi, volatilità, transizione
La flessione dei prezzi delle materie prime, le crisi geopolitiche, i mutamenti normativi (incentivi alle rinnovabili, carbon pricing, obblighi ambientali) hanno aumentato la complessità. Enel ha investito molto nelle rinnovabili, nella digitalizzazione e nelle reti, per diversificare; Eni ha cercato di ottimizzare la produzione di gas, l’efficienza operativa, e di spostare parte del portafoglio verso attività meno esposte.
Tuttavia, la dipendenza di Eni da idrocarburi e dal mercato globale del petrolio/gas ha comunque reso i suoi ricavi molto variabili, soggetti a flessioni nei momenti di prezzo basso.
2020-2025: recupero, sorpasso, e contesto post-pandemico
Il settore energetico in Italia e nel mondo ha vissuto un effetto di rimbalzo dopo la pandemia, con domanda ripresa, rincari energetici, crisi energetica in Europa, guerre, ecc. Queste dinamiche hanno impattato sia Eni che Enel, ma Eni – per sua natura – ha beneficiato maggiormente nell’ultimo biennio (2022-2023) dei prezzi del gas/petrolio, che hanno contribuito a spingere i ricavi.
I risultati Mediobanca per il 2023 mostrano che il fatturato delle imprese italiane dell’energia è tornato a livelli eccezionali. Enel ed Eni rimangono al top; ma è appunto Eni che ora primeggia in termini di ricavo, seppure per una differenza non enorme.
Strategie, contesto e vantaggi competitivi
1. Ciclo delle materie prime
L’aumento dei prezzi del gas naturale, del petrolio, e delle commodity energetiche ha giocato un ruolo centrale. Eni, con attività rilevanti nell’exploration & production, sul gas, sui mercati internazionali, ha tratto vantaggio da questi rialzi. Enel invece, pur con attività internazionali e rinnovabili, è più esposta a regolazioni e nel segmento elettrico, con margini più compressi negli ultimi anni.
2. Efficienza operativa e ottimizzazione del portafoglio
Eni ha spinto su razionalizzazione, su miglioramento operativo, su gestione del capitale (investimenti mirati, dismissioni, riduzione del debito ove possibile). Enel ha fatto lo stesso, ma ha anche affrontato la sfida di rinnovabili ad alta intensità di investimento, regolamentazioni varie, costi di rete, costi di gestione diffusi, che comprimono i margini.
3. Diversificazione geografica e posizionamento internazionale
Eni opera in molti Paesi e in molte attività (non solo elettricità, ma gas, petrolio, raffinazione, ecc.). Questo può offrire protezione nelle fasi di volatilità locale, seppure introduca rischi geopolitici. Enel ha una forte impronta estera anche essa ma maggiormente nel settore elettrico / rinnovabile, che spesso ha margini diversi, tempi di ritorno dell’investimento più lunghi e costi fissi importanti.
4. Regolamentazione, politiche pubbliche, transizione energetica
Le politiche europee, le obbligazioni di decarbonizzazione, le tariffe, i crediti per le rinnovabili, il supporto statale per infrastrutture (reti di trasmissione, stoccaggio, interconnessione) influenzano fortemente i costi e i ricavi. Enel sta investendo molto nelle rinnovabili e nelle reti, ma questi investimenti tendono a dare ritorni più modulati, con barriere tecniche e regolatorie. Eni ha potuto compensare con ricavi energetici “tradizionali” ancora robusti.
Dati macro e sistema Italia
Lo studio Mediobanca sulle principali società italiane segnala che nel 2023 il fatturato complessivo delle ~1.900 imprese esaminate è stato in flessione nominale del ~6,8%.
Investire nei Megatrend
In parallelo, il margine operativo delle imprese è migliorato: nel 2023, le aziende osservate hanno realizzato un utile operativo pari al 6,6% dei ricavi, superiore alla media del periodo 2015-2019 (circa 5,8%). Questo indica che se il fatturato cala, il sistema produttivo cerca di compensare migliorando l’efficienza.
In Italia, il numero di aziende che superano il miliardo di euro di ricavi è di circa 274; il settore energetico domina questo segmento.
Limiti del sorpasso
Non tutto è oro quel che luccica. Eni, pur in vetta, non è immune da rischi:
Volatilità dei prezzi internazionali: gas, petrolio, cambi valutari; se i prezzi scendono, i ricavi calano rapidamente, come già accaduto in varie crisi.
Pressione ambientale e di decarbonizzazione: l’Europa e i regolatori internazionali spingono per riduzione delle emissioni, carbon pricing, incentivi rinnovabili, chiusura di attività fossili; ciò può far aumentare i costi di conformità, smantellamento, bonifiche, ecc.
Investimenti pesanti e tempi di ritorno lunghi: specie per le rinnovabili, le reti, l’elettrificazione, lo stoccaggio; questo può pesare sul cash flow e sui margini nel breve-medio termine.
Competizione normativa e globale: altre aziende a livello internazionale stanno accelerando nel green, e i costi dell’energia, delle infrastrutture, dei materiali aumentano. Non è detto che il sorpasso si consolidi se Enel o altri competitor cambiano marcia.
Cosa significa per l’Italia
Per le imprese
Avere in testa Eni come prima azienda per fatturato significa che il modello “petrolifero & commodity” rimane forte, ma la transizione energetica rappresenta una sfida per tutto il sistema, non solo per le aziende dell’elettricità.
Enel dovrà migliorare ulteriore efficienza, innovare, forse ripensare al mix energetico, puntare su rinnovabili, reti, digitalizzazione, per non restare dietro in un contesto in cui le fonti fossili potrebbero diventare meno redditizie.
Per le politiche pubbliche
Serve una strategia coerente per accompagnare la transizione, allocare risorse per infrastrutture, creare condizioni regolatorie stabili, sostenere le aziende che investono in green.
Politiche fiscali, incentivi, prezzi dell’energia, trasparenza normativa diventano variabili decisive.
Per i cittadini e i mercati finanziari
Tariffe, stabilità del mercato, sostenibilità ambientale, occupazione nei settori energetici tradizionali vs settore green: tutto ciò sarà influenzato da chi riesce a restare competitivo.
Investitori guardano non solo ai ricavi attuali, ma alla capacità di generare utili sostenibili, ridurre l’esposizione a rischi ambientali, governare il debito, innovare.
Altri indicatori da considerare
Eni nel suo bilancio 2024 ha riportato ricavi per 88,80 miliardi di euro, margini e utili ben inferiori ai picchi del 2022, ma comunque significativi per dimensione.
Per Enel, i ricavi 2010 erano ~73,4 miliardi, mentre oggi la società sta affrontando sfide di costo, debito, transition verso rinnovabili, e regolazione.
Ecco alcuni scenari che potrebbero delinearsi nei prossimi anni:
Prezzi energetici ancora elevati Eni continua ad ottenere ricavi elevati da petrolio/gas, sotto condizione che i costi di produzione e le penalità ambientali restino gestibili. Eni, investitori in fossili, Paesi produttori.
Accelerazione dei target ambientali e riduzione dei fossili Costi di transizione elevati; Eni dovrà spostare più investimenti su green; Enel, con maggiore know-how nelle rinnovabili, potrebbe recuperare. Aziende che investono bene nella transizione, governi che forniscono incentivi/aiuti.
Volatilità geopolitica Crisi energetiche, fluttuazioni del prezzo del gas, interruzioni delle supply chain influenzano entrambe, ma chi ha attività più diversificate è meglio posizionato. Aziende internazionali o con forte diversificazione.
Calo dei ricavi del settore energia nel lungo termine Se la transizione verso fonti rinnovabili, efficienza energetica, cambiamento metodologia di consumo accelera, il business “energetico classico” perde peso; il sistema dovrà evolvere. Pericoli per aziende non adattate; opportunità per imprese green, tecnologia, storage, infrastrutture.
L’’Italia dal 2000 ad oggi
Il sorpasso di Eni su Enel è anche un simbolo delle trasformazioni profonde del tessuto industriale italiano:
Perdita di smalto negli altri settori: il manifatturiero ha sofferto, con delocalizzazioni, concorrenza internazionale, innovazione tecnologica non sempre accompagnata da politiche efficaci.
Crescita energetica come leva nazionale: l’energia diventa un asset centrale, sia per la sicurezza, sia per la competitività, sia per la transizione ecologica.
Dipendenza estera: molto del petrolio/gas utilizzato da Eni è esportato / importato da/de altri Paesi; la filiera va resa più resiliente.
Capacità di investimento: solo le grandi imprese con accesso al capitale, internazionalizzazione e governance trasparente riescono a reggere pressione e innovazione.
L’Italia sta vivendo un momento in cui Eni torna ad essere la prima azienda per fatturato nel settore energetico nazionale, sorpassando Enel. Ma questo sorpasso non è fine a sé stesso: è il riflesso di una strategia, di un contesto economico globale, dei vantaggi e dei rischi insiti nel mix energetico attuale.
La sfida per Enel è recuperare terreno, innovare, rendere più redditizie le sue attività green, sfruttare le reti e l’energia elettrica come vettore chiave della transizione. Per Eni, la sfida è mantenere il vantaggio nonostante il futuro incerto dei combustibili fossili, le pressioni regolatorie e ambientali, e la necessità di trasformare parte del suo business verso la decarbonizzazione.
Per l’Italia, il sorpasso è uno stimolo: non un punto di arrivo, ma un monito sul fatto che restare competitivi richiede visione, investimenti, politica coerente, innovazione.
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