2:23 pm, 22 Settembre 25 calendario

Ghiaccio salato: la nuova frontiera dell’energia pulita

Di: Redazione Metrotoday
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In un laboratorio dell’Università di Xi’an (Cina), un team di ricercatori ha messo alla prova una scoperta che potrebbe aprire una porta inedita nelle fonti rinnovabili: il ghiaccio salato, piegato o sollecitato meccanicamente, genera una carica elettrica molto più elevata rispetto al ghiaccio puro. È l’effetto flessoelettrico applicato a un materiale che fino a poco tempo fa sembrava semplice: acqua con sale, congelata. Se confermato a scala utile, questo fenomeno potrebbe trasformare alcune superfici naturali o strutture fredde in generatori di energia.

L’effetto flessoelettrico applicato al ghiaccio

Per capire il potenziale, è utile partire da che cosa sappiamo:

    Il fenomeno si basa sull’effetto flessoelettrico, ovvero la capacità di alcuni materiali di generare polarizzazione elettrica quando sono piegati o quando subiscono deformazioni gradienti.

    Nei laboratori, mescolando acqua con circa il 25 % di sale in peso e congelandole insieme, si osserva che, quando il materiale viene deformato (piegato), gli ioni presenti nella soluzione salina si spostano da zone compresse verso zone in tensione, passando attraverso piccoli canali di salamoia che si formano ai bordi dei cristalli di ghiaccio.

    Questo spostamento ionico produce corrente elettrica. Nel ghiaccio normale, senza sale, l’effetto c’è ma è così debole da essere praticamente inutilizzabile per applicazioni pratiche. Con sale, la carica generata diventa mille volte maggiore rispetto al ghiaccio puro.

I ricercatori hanno misurato coefficienti che vanno da 1 a 10 microcoulomb per metro (µC/m), valori che si collocano in un range di potenziale utile se ben sfruttati.

Perché è una scoperta importante

Questa scoperta non è solo curiosa: porta con sé varie implicazioni, sia scientifiche che tecnologiche:

    Energia da ambienti freddi

    In regioni polari, in alta montagna, o in strutture congelate (magazzini, celle frigorifere, pareti isolate), potrebbe essere possibile generare energia da deformazioni naturali, vibrazioni, oscillazioni termiche.

    Materiale semplice, costo basso

    Si tratta solo di acqua e sale: non sono necessari materiali rari o costosissimi. Il processo può essere – almeno in embrione – economico.

    Applicazioni potenziali molto varie

        – Sensori per monitoraggio strutturale in ambienti freddi

        – Strumenti nelle regioni artiche o glaciali, dove le condizioni estreme rendono complicato usare motori o batterie tradizionali

        – Possibili contributi alla ricerca planetaria: lune ghiacciate come Europa o Encelado, dove oceani salati sono sotto croste di ghiaccio, potrebbero comportarsi secondo principi simili quando sollecitate da maree gravitazionali o deformazioni.

Ostacoli da superare

Non tutto è (ancora) rose e fiori. Come per ogni scoperta in fase iniziale, ci sono sfide da affrontare.

    – Temperature troppo basse: quando la salamoia (l’acqua salata intrappolata) si congela completamente, i canali ionici si blocca e l’effetto flessoelettrico praticamente svanisce.

    – urata e degrado: dopo numerosi cicli di piegamento o deformazione, il materiale può degradare: i canali di salamoia si alterano, la struttura cristallina subisce microfratture, la risposta diminuisce.

    – Efficienza complessiva/bassa potenza: anche se la carica generata è mille volte superiore rispetto al ghiaccio puro, restiamo in misura che con le tecnologie attuali è ancora modesta rispetto a celle solari, generatori piezoelettrici industriali, o altre fonti rinnovabili consolidate.

    – Applicazioni pratiche: servono modi per raccogliere la corrente generata, immagazzinarla, farla arrivare dove serve. In un laboratorio si può misurare bene la piccola carica, ma in un edificio, o in un sensore remoto, servono dispositivi che conservino la stabilità, la resistenza al gelo, agli sbalzi, all’usura.

Questo uso innovativo del ghiaccio salato non è completamente disconnesso da idee precedenti di “energia dal freddo”, accumulatori termici od opportunità materiali:

    Sistemi che immagazzinano energia sotto forma di ghiaccio per climatizzazione o raffreddamento, che possono sfruttare il fatto che produrre ghiaccio nelle ore in cui l’energia costa meno, poi farlo “fondere” o sciogliere per far raffrescare quando necessario.

    Accumulatori di ghiaccio usati per grandi edifici o complessi commerciali, che combinano pompe di calore con sistemi di salamoia (liquido antigelo) e serbatoi interrati, dove si forma ghiaccio/si scioglie in funzioni stagionali o giornaliere per spostare domanda energetica.

    Studi geofisici che considerano proprietà termiche e conduttività del ghiaccio salato, specie nei ghiacciai o nei laghi salini, utili anche per missioni spaziali dove si ha ghiaccio con sali sotto condizioni estreme.

Ci sono già stati esempi applicativi limitati, ma nessuno finora che abbia sfruttato il fenomeno flessoelettrico con ghiaccio salato su ampia scala per produrre potenza utile in modo continuativo.

Le prove e le misurazioni

Il team che ha condotto lo studio ha sperimentato materiali salini congelati a varie concentrazioni. Alcuni dati salienti:

    – Il miglior risultato è emerso con circa il 25 % di sale in peso, dove il coefficiente flessoelettrico raggiunge i valori migliori.

    – Si è misurata una risposta elettromeccanica (dove il piezomorfismo/il rapporto deformazione‑carica) comparabile a quelli di materiali piezoelettrici tradizionali, anche se con limiti di stabilità.

    – L’esperimento prevedeva deformazioni controllate, piegamenti sistematici, registrazione della tensione prodotta, dei flussi ionici e del comportamento in diverse temperature.

Implicazioni pratiche: dove si potrebbe applicare oggi

Se si riuscisse a tradurre questa scoperta in tecnologie utilizzabili, ecco alcuni spazi possibili:

    Sensori e dispositivi all’aperto nei climi freddi

    Strutture moderne, pale eoliche nei climi artici, stazioni meteorologiche, segnali o indicatori, dove la manutenzione è difficoltosa; il ghiaccio salato potrebbe essere parte del materiale stesso generatore di piccola energia.

    Edifici a energia quasi zero con sistema ibrido

    Edifici isolati che già usano pompe di calore, accumulatori termici, pannelli solari potrebbero integrare questo tipo di materiale per sfruttare deformazioni meccaniche o variazioni termiche.

    Applicazioni ambientali e geofisiche

    Studi su rilevamento naturale di cariche elettriche nei ghiacciai, che potrebbero derivare da questo effetto; monitoraggi in zone polari o su confini ghiacciati, dove la deformazione meccanica è continua.

    Missioni spaziali

    Le lune ghiacciate con oceani salati sotto la crosta ghiacciata potrebbero essere comprese meglio, ma anche—ipoteticamente—utilizzate da robot o basi esplorative come fonte di energia locale.

Per trasformare questa scoperta in qualcosa di applicabile servono passi precisi:

    – Sviluppare prototipi che incorporino il ghiaccio salato come elemento produttore di elettricità, in condizioni realistiche (variazioni di temperatura, vento, umidità, sollecitazioni meccaniche non controllate).

    – Studiare la durabilità nel tempo: quanto resiste il materiale, quanti cicli di piegamento o deformazione, come evitarne il degrado.

    – Investire in infrastrutture di raccolta e accumulo della corrente generata, magari integrando con sistemi tradizionali.

    – Valutare l’efficienza energetica complessiva: se l’energia spesa per congelare, mantenere il ghiaccio, gestire il dispositivo è minore dell’energia che si ottiene.

    – Esperimenti su scala più vasta, in climi reali, per testare costi, manutenzione, densità di energia per volume o per area.

Uno sguardo sul possibile impatto globale

Se questa tecnologia si sviluppasse nei modi adeguati, le conseguenze potrebbero essere:

    – Un contributo marginale ma utile, soprattutto in zone remote o fredde, dove le fonti convenzionali costano molto o sono difficili da trasportare.

    – Un rafforzamento delle soluzioni rinnovabili ibride: insieme a solare, eolico, biomasse, tecnologie come questa potrebbero “colmare i buchi” nei momenti critici.

    – Una possibile influenza sulla ricerca spaziale e sulla nostra comprensione dei fenomeni naturali sul nostro pianeta e oltre.

    – Un messaggio simbolico forte: anche materiali umili come il ghiaccio, con qualche aggiunta (sale, progettazione), possono diventare parte della transizione energetica.

Alcuni casi simili dal passato

    L’idea di conservare energia sotto forma di ghiaccio o freddo non è nuova: sistemi di accumulo termico con ghiaccio usati in hotel, strutture commerciali, piscine, complessi climatizzati, specialmente per le ore di punta della domanda energetica.

    Materiali piezoelettrici (ceramiche, cristalli) sono usati da decenni per generare elettricità da deformazioni meccaniche: sensori, accendini, elementi microelettronici. Il ghiaccio salato rappresenta una sorta di ponte tra materiali naturali e queste tecnologie, con il vantaggio del basso costo ma lo svantaggio della fragilità.

    Studi geofisici hanno osservato fenomeni elettrici nei ghiacciai: piccole cariche accumulate, segnali elettromagnetici quando il ghiaccio si muove o si frattura; tali osservazioni talvolta erano difficili da spiegare completamente, e ora la scoperta potrebbe dare qualche chiave in più.

Criticità e interrogativi etici

    Produrre ghiaccio, soprattutto ad alta qualità, richiede energia: se questa energia non è da fonti rinnovabili, il guadagno netto può essere minimo o addirittura negativo.

    In climi molto freddi, mantenere una certa salinità e la fluidità della salamoia può essere un problema: se tutto si ghiaccia rigidamente, l’effetto viene meno.

    Impatti ambientali collegati a sale e salamoie: perdite, contaminazioni, problemi di corrosione, conservazione del materiale.

    Costi di manutenzione, logistica, protezione da eventi atmosferici estremi, isolamenti, strutture resistenti al gelo.

Il ghiaccio salato emerge come una promettente innovazione scientifica: con poche componenti e principi fisici ben conosciuti, si può generare elettricità da deformazione meccanica in ambienti freddi. Non è, almeno non ancora, la soluzione definitiva per la grande sfida energetica, ma rappresenta una possibilità concreta di diversificare le fonti rinnovabili, specie in ambienti che oggi restano difficili da servire con tecnologie convenzionali.

Se la ricerca proseguirà nel modo giusto, nei prossimi anni potremmo vedere prototipi operativi, applicazioni reali, e forse un contributo reale alla sostenibilità energetica globale.

22 Settembre 2025 ( modificato il 20 Settembre 2025 | 14:31 )
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