12:59 pm, 22 Settembre 25 calendario

Alzheimer, l’app che avvicina la riabilitazione a casa

Di: Redazione Metrotoday
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Una nuova frontiera della cura cognitiva

È una rivoluzione silenziosa: una app per smartphone o tablet che può aiutare chi è affetto da Alzheimer o da forme lievi-moderate di demenza a continuare un percorso di riabilitazione cognitiva a domicilio, con esercizi su linguaggio, memoria, funzioni esecutive. Si chiama RICORDO il progetto europeo multicentrico presentato in Italia, frutto della collaborazione fra Università LIUC, Fondazione Don Gnocchi e l’azienda ASTIR Srl, che assume un ruolo sempre più rilevante nel panorama delle demenze: portare cure cognitive nel quotidiano, anche lontano dall’ospedale.

L’idea è semplice ma ambiziosa: superare le barriere logistiche, ridurre le liste d’attesa, permettere un percorso continuativo, monitorato e adattivo, che non dipenda solo dal presente clinico ma guardi avanti, anche al benessere del caregiver, all’autonomia, al mantenimento delle abilità residue.

Il progetto RICORDO: cosa sappiamo finora

Secondo le prime informazioni, l’app RICORDO è stata testata con un prototipo in Italia, con soggetti affetti da disturbi neurocognitivi lievi e moderati inclusi Alzheimer e altre demenze. Il periodo di intervento è stato breve (sei settimane), ma ha già prodotto risultati preliminari incoraggianti:

l’aderenza alla terapia nel gruppo che ha usato l’app è risultata intorno all’81%, vs un 62% in un gruppo di confronto;

  • miglioramenti sono stati osservati su livello cognitivo globale, in particolare su linguaggio, memoria e funzioni esecutive;
  • follow-up a un anno ha suggerito benefici anche su autonomia, disturbi comportamentali e sul carico emotivo del caregiver.

L’app si distingue anche per contenuti culturali stimolanti (poesie, testi letterari, quadri), per l’adattamento degli esercizi al livello individuale, e per la possibilità di monitoraggio remoto, che consente di regolare difficoltà e intensità. È parte del progetto “MI-RICORDO”, che aspira a validare la piattaforma non solo in Italia, ma anche in altri paesi europei quali Francia e Portogallo, adattandola culturalmente e organizzativamente.

Perché questa applicazione è importante

L’Alzheimer e le demenze rappresentano una delle sfide sanitarie più grandi del nostro tempo. Secondo stime recenti, i casi nel mondo sono decine di milioni, con previsioni in aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione. Ogni innovazione che permetta di migliorare la qualità di vita, rallentare il declino cognitivo, e alleggerire il peso assistenziale ha importanza strategica.

Le barriere attuali sono molte:

molti pazienti vivono lontano dai centri specialistici;

ci sono poche risorse, liste di attesa lunghe;

il caregiver spesso è lasciato solo;

le terapie cognitive tradizionali richiedono presenza fisica, tempo, costi;

Un’app ben progettata che funziona a casa può ridurre questi limiti, migliorare l’accessibilità, rendere la cura più continua, personalizzata e sostenibile.

Precedenti esperienze e studi affini

RICORDO non è l’unica app o piattaforma che tenta di portare la riabilitazione cognitiva in casa. Ecco alcuni esempi:

Constant Therapy: studio condotto su persone con Alzheimer ha valutato la fattibilità di una terapia cognitiva domiciliare digitale. Hanno confrontato l’uso dell’app con esercizi su supporto cartaceo per 24 settimane; l’adozione dell’app ha mostrato migliore frequentazione del programma, miglioramenti nel test cognitivo e maggiore soddisfazione.

 Una review su decine di app destinate a persone con demenza e ai loro caregiver ha mostrato che la maggior parte delle applicazioni si concentra su stimolazione cognitiva, supporto alle attività di vita quotidiana, educazione, con usabilità spesso buona ma con limiti in sicurezza dei dati e privacy.

 Progetti italiani fra cui “Informa”, sviluppato dall’Università di Padova, che consente a terapisti di personalizzare percorsi cognitivi e al paziente di usarli da casa tramite tablet, con risultati iniziali positivi.

Per capire cosa significa l’uso di queste app nella vita concreta, ecco due testimonianze:

Storia di Giulia: 70 anni, diagnosi di Alzheimer moderato. Giulia vive da sola ma con supporto familiare. Ha provato per tre mesi RICORDO: all’inizio ha trovato difficoltà tecniche (confusione con il dispositivo, connettività, occhiali per leggere lo schermo), ma con il supporto del proprio figlio e della terapia remota è riuscita a completare le sessioni. Dopo sei settimane, la figlia nota che Giulia si ricorda meglio parole studiate negli esercizi, riesce a seguire più facilmente una conversazione complessa, ed è meno ansiosa nel compito quotidiano che richiede memorizzazione (fare la spesa con lista, ricordarsi appuntamenti).

Storia di Marco e della moglie Anna (caregiver): Marco assiste Anna, che ha demenza lieve. Il carico emotivo e fisico è stato alto nei periodi in cui le sessioni in presenza non erano possibili. Quando hanno iniziato ad usare un’app come Informa, la possibilità di fare esercizi da casa due volte a settimana ha migliorato l’umore di Anna e la comunicazione fra i due, ma soprattutto ha ridato a Marco qualche ora libera, un senso di controllo maggiore, una partecipazione attiva al percorso terapeutico.

Queste esperienze mettono in luce che l’app non è solo strumento clinico, ma anche strumento di sollievo, di dignità, di continuità.

Questioni aperte

Non tutto è risolto, e l’entusiasmo va accompagnato da realismo. Ecco i principali limiti che emergono:

Durata degli studi: molti progetti, compreso RICORDO, hanno periodi di intervento brevi (sei settimane, qualche mese) che non permettono di verificare come si comportino i miglioramenti nel lungo termine (anni).

Generalizzabilità: i campioni testati sono spesso piccoli, selezionati, con pazienti che hanno sufficienti competenze digitali, supporto familiare, un contesto abitativo favorevole. Non è detto che tutte le persone con Alzheimer possano usare agevolmente un’app o possano accedere a internet stabile, un tablet/PC/telefono adeguato.

Usabilità e accessibilità: interfacce semplici, grande carattere, audio chiaro, feedback, adattamento al livello del paziente sono essenziali. Errori nell’interfaccia o nella progettazione possono scoraggiare l’uso.

Privacy dei dati: trattamento delle informazioni personali, sicurezza, protezione dei dati sensibili, consenso informato – molti studi segnalano che questo aspetto è sottovalutato.

Impegno e motivazione: anche se l’app è a casa, serve costanza, supporto, motivazione da parte del paziente e del caregiver. Se l’aderenza cala, l’efficacia cala con lei.

Costo e sostenibilità: sviluppo, manutenzione, adattamento culturale e linguistico, supporto tecnico, formazione dei professionisti, infrastrutture digitali – tutto questo richiede risorse. È importante che strumenti come RICORDO vengano integrati nei sistemi sanitari, non restino sperimentazioni isolate.

Impatti attesi e prospettive future

Il progetto RICORDO e analoghe iniziative rappresentano opportunità che, se gestite bene, potrebbero cambiare il modo di concepire le cure per le demenze:

Maggiore autonomia del paziente: mantenimento delle funzioni residue, rallentamento del declino cognitivo, preservazione dell’autonomia nelle attività quotidiane (gestione delle finanze, del calendario, della comunicazione, della memoria).

Sostegno per i caregiver: riduzione del carico emotivo e logistico, perché non sempre serve spostarsi per terapia; uso domestico può dare flessibilità, tempi più adeguati.

Decentramento delle cure: ridurre la pressione su centri specialistici, promuovere la teleriabilitazione, telemonitoraggio.

Integrazione con trattamenti farmacologici e diagnostica precoce: l’app non sostituisce le cure mediche, ma le integra; con biomarcatori più efficaci, diagnosi più precoci, l’intervento cognitivo può essere più efficace.

Tecnologie evolute: intelligenza artificiale, machine learning, realtà virtuale, realtà aumentata, interfacce semplificate, feedback adattivi sono tutte direzioni che si stanno già esplorando. Per esempio, alcuni studi recenti hanno usato ambienti virtuali immersivi per stimolare la cognizione, migliorare l’equilibrio e le interazioni sociali.

Economia della salute: se l’uso di queste app riduce la progressione di disabilità, le ospedalizzazioni, il ricovero in strutture, può dare risparmi significativi al sistema sanitario, ma servono valutazioni economiche concrete.

Il contesto normativo e sanitario italiano

In Italia, il dibattito su Alzheimer e demenze è sempre più centrale. In occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, le società scientifiche neurologiche hanno richiamato l’urgenza di:

  • percorsi diagnostici più rapidi e capillari;
  • maggiore integrazione tra servizi territoriali, case di cura, assistenza domiciliare;
  • formazione per familiari e caregiver;
  • investimenti non solo sui farmaci, ma su interventi psicosociali, cognitivi, tecnologici;

Progetti come “MI-RICORDO” si inseriscono in questo contesto, con la prospettiva di diventare parte del percorso standard di presa in carico delle persone con demenza se riconosciute, regolamentate e finanziate.

L’app RICORDO non è la cura che frena definitivamente Alzheimer, ma appare come strumento potente per migliorare la qualità della vita, rallentare il declino cognitivo, dare speranza concreta alle famiglie. Il valore non sta solo nei numeri di aderenza o nei punteggi dei test, ma nella dignità che consente al paziente di restare protagonista del proprio percorso, nella possibilità per il caregiver di partecipare attivamente e sentirsi meno solo, nel sistema sanitario di muoversi verso modelli più moderni e accessibili.

Questo è il tempo in cui la tecnologia può diventare cura non secondaria, ma parte integrante. Serve però che ricerca, clinica, politica e cittadini collaborino: investire, validare, regolamentare, garantire accesso, semplicità, sicurezza. P

22 Settembre 2025
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