9:42 am, 21 Settembre 25 calendario

Gaza, anche l’Onu parla di genocidio

Di: Redazione Metrotoday
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La comunità internazionale si trova di fronte a un allarme senza precedenti. Alla 60ª sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite (Coi) sul Territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme Est, e Israele ha presentato un rapporto che definisce le azioni israeliane nella Striscia di Gaza come genocidio in corso. La relazione conclude che le autorità e le forze israeliane hanno commesso e continuano a commettere atti finalizzati alla distruzione parziale e totale della popolazione palestinese di Gaza.

La portata del rapporto è straordinaria e le parole degli esperti sono inequivocabili. Secondo la Coi, Israele ha violato quattro articoli della Convenzione sul genocidio: l’uccisione di membri del gruppo, l’inflizione di gravi danni fisici o mentali, l’imposizione di condizioni di vita intese a provocare la distruzione del gruppo e misure volte a impedire le nascite. Fondamentale, sottolinea il rapporto, è l’intento genocidario: le dichiarazioni pubbliche delle autorità israeliane, unite al modello operativo delle forze militari, costituiscono prove sufficienti per affermare che l’obiettivo sia la distruzione della popolazione palestinese a Gaza, in tutto o in parte.

La segretaria generale di Amnesty International, Agnès Callamard, ha commentato con toni allarmanti: “Mentre le autorità e le forze israeliane intensificano la loro brutale campagna di distruzione, in particolare a Gaza City, il severo rapporto della Coi fornisce un’ulteriore conferma di quanto Amnesty e altre organizzazioni affermano da mesi: Israele sta commettendo genocidio. Non c’è più tempo per le scuse: la comunità internazionale deve agire immediatamente e rispettare i propri obblighi giuridici e morali per fermare questo crimine”.

Il rapporto della Coi arriva in un momento drammatico, mentre la campagna militare israeliana continua a colpire la Striscia, con devastazioni infrastrutturali, sfollamenti forzati e danni irreversibili al patrimonio storico e culturale di Gaza City. Secondo gli esperti, l’intento di distruzione non è confinato alla città o alla Striscia: vi è il rischio concreto che si estenda alla Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, segnando una pericolosa escalation nella violazione dei diritti umani.

Callamard ha sottolineato la necessità di azioni concrete da parte degli stati, in particolare quelli che negli ultimi anni hanno sostenuto Israele, affinché interrompano ogni supporto militare ed economico. “Gli Stati devono esercitare pressione diplomatica, politica ed economica per garantire un cessate il fuoco immediato e duraturo e un accesso umanitario senza ostacoli”, ha affermato la segretaria generale. “È essenziale sospendere trasferimenti di armi e forniture di sicurezza a Israele e rivedere i rapporti commerciali, assicurandosi di non contribuire a crimini contro l’umanità, genocidio o occupazione illegittima”.

Il rapporto della Coi si inserisce in un quadro più ampio di allerta internazionale già documentato da numerosi organismi per i diritti umani e osservatori indipendenti. La commissione si unisce a un crescente numero di esperti che denunciano la sistematicità delle violazioni e la volontà deliberata di distruggere un gruppo etnico e civile. La relazione invita a considerare la situazione come un’emergenza globale, con conseguenze legali e politiche di ampia portata per gli attori internazionali.

Gaza vive oggi una crisi umanitaria senza precedenti. Oltre alle vittime civili e alle infrastrutture distrutte, si aggiungono gli sfollamenti forzati e la carenza di accesso a servizi essenziali come acqua, elettricità e assistenza sanitaria. La portata della distruzione mette a rischio la stessa sopravvivenza della popolazione palestinese, evidenziando l’urgenza di interventi mirati per proteggere vite e diritti fondamentali.

Amnesty International esorta quindi tutti gli Stati a cambiare rotta, soprattutto quelli che hanno tradizionalmente sostenuto Israele, affinché agiscano in base alle conclusioni della Coi. “Le prove del genocidio sono crescenti e inequivocabili. Gli Stati hanno gli strumenti per prevenire ulteriori crimini. Ora devono dimostrare la volontà politica di farlo”, ha dichiarato Callamard.

Le conclusioni del rapporto Onu e le sollecitazioni di Amnesty International pongono la comunità internazionale davanti a una scelta cruciale: rimanere spettatrice di un genocidio in corso o intervenire concretamente per fermare le violazioni dei diritti umani a Gaza e prevenire un’ulteriore escalation nei territori palestinesi occupati. La posta in gioco è la vita di milioni di civili e il rispetto del diritto internazionale in una regione da decenni segnata da conflitti e tensioni irrisolte

La Coi lancia un monito chiaro e senza precedenti: la comunità internazionale non può più voltarsi dall’altra parte. Il tempo per agire è ora, e la responsabilità di fermare il genocidio in corso grava su tutti gli Stati che aspirano a rispettare i propri obblighi morali e legali nel diritto internazionale.

21 Settembre 2025 ( modificato il 20 Settembre 2025 | 19:48 )
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