7:53 am, 20 Settembre 25 calendario

«Dimostreremo che Brigitte Macron è una donna»: il processo, il complotto

Di: Redazione Metrotoday
condividi

Quando una voce falsamente insinuata diventa un caso internazionale, la risposta richiede, oltre alla fermezza, prove. È quanto accade oggi alla Première dame francese Brigitte Macron, al centro di accuse che definire assurde è riduttivo: secondo l’influencer americana Candace Owens, Brigitte sarebbe nata uomo, con un’identità differente da quella ufficiale. Ora, la coppia presidenziale Macron ha deciso di portare la questione davanti a un tribunale negli Stati Uniti — non solo per ottenere un risarcimento per diffamazione, ma per «dimostrare una volta per tutte la verità».

Come è nato il caso: l’accusa

Le prime tracce di questa fake news risalgono al 2021, quando alcuni blog e siti francesi riportarono senza prove la teoria che Brigitte Macron, nata Brigitte Marie-Claude Trogneux, sarebbe in realtà stata assemble adversa alla nascita, usando il nome del fratello, Jean‑Michel Trogneux. Queste voci si diffusero rapidamente sui social media, spesso rilanciate da ambienti che favoriscono teorie del complotto.

Col passare del tempo, la questione ha guadagnato visibilità anche all’estero. Candace Owens, nota commentatrice e influencer statunitense, ha rilanciato tali teorie in video, podcast e interventi che hanno raccolto milioni di visualizzazioni. Questa escalation ha convinto i Macron che tacere non fosse più un’opzione, soprattutto per proteggere la figura pubblica, la privacy e l’onore personale e familiare.

La denuncia per diffamazione formale è stata depositata nel luglio 2025 nello Stato del Delaware, un tribunale statunitense che gestisce casi di diffamazione internazionale quando le parti coinvolte hanno legami con gli Stati Uniti. È un’azione legale significativa, quasi senza precedenti per una coppia presidenziale che sceglie di fronteggiare pubblicamente una fake news così personale.

Cosa chiedono i Macron

Secondo quanto dichiarato da Tom Clare, avvocato della coppia, Brigitte Macron è pronta a testimoniare, a fornire immagini fotografiche e prove scientifiche nel corso del processo statunitense.

Tra gli elementi che verranno chiamati in causa:

    – Documentazione fotografica che la ritrae durante la gravidanza, mentre cresce i propri figli;

      – Testimonianze di esperti scientifici, non ancora specificate nei dettagli, ma che verteranno su dati biologici, genetici o medici, necessari per confutare l’accusa in modo «generico e specifico»;

    – L’ammissione pubblica del disagio personale che queste voci hanno causato: l’avvocato ha dichiarato che le affermazioni sono state per Brigitte «incredibilmente sconvolgenti», un peso che si aggiunge alle responsabilità istituzionali di Emmanuel Macron come presidente.

L’obiettivo dichiarato è risarcitorio ma anche normativo: stabilire un principio legale contro la diffusione di disinformazione che mira all’umiliazione personale, specie quando potenzialmente basata su questioni di identità, genere o vita privata.

Le questioni di diritto

    La diffamazione internazionale

    Per ottenere una condanna, è necessario provare che l’imputata — Candace Owens — abbia diffuso affermazioni false, sapendo o dovendo sapere della loro falsità, e che ciò abbia causato danni reali alla reputazione della persona offesa. In casi del genere si valutano anche la diffusione su vasta scala e l’intenzione animata dalla ricerca di guadagno o notorietà.

    La libertà di espressione (First Amendment)

    Owens difenderà probabilmente le sue affermazioni come esercizio della libertà di parola, ministro essenziale nella costituzione americana. Ma il diritto statunitense non è privo di limiti: le dichiarazioni fortemente false e dannose — specie se centrate su affermazioni sull’identità di genere o su storia personale — possono essere perseguite legalmente come diffamazione, se si dimostra la malafede o imprudenza grave.

    Giurisdizione: perché il Delaware

    La scelta del tribunale negli Stati Uniti è influenzata da fattori come la presenza di Owens negli USA, la diffusione lì del contenuto, e le strutture legali statunitensi che consentono che si sottoponga cause internazionali. I legali di Owens hanno già presentato una mozione per respingere la causa, sostenendo che il tribunale del Delaware non sarebbe competente o che le affermazioni non abbiano una connessione sufficiente con lo Stato.

    Precedenti in Francia

    Non è la prima volta che Brigitte Macron affronta accuse analoghe. Nel 2022 avviò procedimenti legali in Francia contro due donne che avevano diffuso la voce sul suo conto. In un caso civile, furono condannate per diffamazione; ma successivamente in appello ci furono decisioni contrastanti, specie in tema di libertà di espressione, modi di pubblicare informazioni e parametri di prova.

Implicazioni personali, sociali e politiche

Meno evidente ma altrettanto importante è ciò che questo caso dirà sulla nostra società:

    – Identità di genere, verità biologica e privacy: il fatto che si possa essere costretti a «dimostrare» biologicamente di essere donna è — per molti — atto umiliante. Questo caso sconfina nel delicato confine tra privacy personale, stigma di genere e diritto pubblico di sapere, nel contesto in cui l’identità di genere non è qualcosa che tutti considerano patrimonio di dominio pubblico.

    – Fake news e violenza mediatica: la vicenda segnala come una narrazione falsa possa persistere, crescere e diventare un tormentone mediatico internazionale. È l’esempio di quanto le bufale online siano anche attacchi personali, che colpiscono persone reali. In un’epoca in cui i social media amplificano ogni voce, la chiave è il contrasto legale ma anche culturale.

    – Politica interna e immagine pubblica: per il presidente Macron non è solo una questione privata: atti del genere impattano la leadership, la credibilità e la capacità di guidare. Denunciare le teorie complottiste può essere un modo per ribadire la propria faccia interna e l’impegno istituzionale contro la disinformazione.

    – Prospettive di diritto internazionale: questo caso può diventare un riferimento per future richieste analoghe, specie quando voci false si diffondono oltre confine, tramite piattaforme globali, influencer internazionali.

Cosa ci insegnano precedenti simili

Non mancano casi nella storia recente che somigliano per dinamica, se non per dettagli:

    David Irving vs. Penguin e altri: uno storico britannico ha perso cause per diffamazione dopo aver diffuso false affermazioni sull’Olocausto, segnalando che la verità storica può essere protetta legalmente.

    Rihanna / Prince Philip / altri personaggi pubblici vittime di rumor sessuali o relativi all’identità di genere che hanno reagito con cause civili, per risarcimento o per ottenere ritrattazioni.

    Casi legali relativi a transphobia e diritti delle persone transgender: in molti paesi le persone transgender hanno fatto causa per diffamazione o per violazione della privacy o dignità; alcuni casi hanno portato a sentenze importanti, altri hanno sottolineato i limiti delle leggi vigenti.

    Precedenti in Francia con Brigitte Macron stessa: la sua azione civile nel 2022 contro diffusori della stessa voce è un esempio di come la giustizia francese abbia già tentato di contrastare tali diffamazioni. Anche se non sempre i risultati sono stati definitivi, hanno mostrato che esistono vie legali per raccontare, giudicare e in certi casi punire la diffusione di false accuse.

Le sfide che il caso dovrà affrontare

Pur con tutto il peso istituzionale e l’impegno legale, ci sono ostacoli che potrebbero cambiare l’esito:

    Prove mediche e il loro grado di accettabilità: che tipo di prove scientifiche sono accettabili in un tribunale? DNA? Analisi ormonale? Documenti sanitari riservati? Potrebbero emergere questioni di privacy o diritti personali che limitano quali dati possono essere resi pubblici o usati come prova.

    Difficoltà nel dimostrare malafede: oltre a dimostrare la falsità, bisogna provare che chi ha diffuso queste storie lo ha fatto sapendo che erano false o senza fare una verifica. È supremo nella diffamazione ottenere non solo la falsità, ma la responsabilità soggettiva.

    Reazioni del pubblico e dell’opinione: spesso il boato mediatico è maggiore della verità legale. Anche vincendo, la bias e le echo chamber potrebbero continuare a diffondere teorie del complotto che, per certe fasce sociali, diventano verità parallele.

    Norme americane vs norme francesi: ciò che in Francia può essere considerato diffamazione potrebbe non esserlo negli Stati Uniti. Differenze di interpretazione tra diritto francese e First Amendment possono generare sorprese procedurali.

Un momento significativo

Questo processo non è solo la richiesta di un risarcimento: è una battaglia simbolica su più fronti.

    Per la persona coinvolta: Brigitte Macron non cerca solo soddisfazione legale, ma tutela della propria dignità, identità e ristabilimento della verità.

    Per la democrazia: la diffusione di menzogne, specialmente quelle costruite su insulti, stereotipi o insinuazioni misogine/transphobe, minaccia il discorso razionale e civile.

    Per la giurisprudenza: se il tribunale federale statunitense accoglierà le prove e le pretese come fondate, potrà stabilire standard nuovi su come affrontare le fake news internazionali, specialmente quelle diffuse da influencer con ampia platea.

    Per la società dell’informazione: conferma che nel mondo digitale le parole (e i video, e i podcast) hanno un peso reale; non sono solo opinioni: possono ferire, danneggiare reputazioni e vite reali.

Cosa attendersi

Mentre il processo avanza, alcuni scenari sembrano probabili:

    Se il tribunale accetta la richiesta dei Macron, le prove verranno depositate: fotografie, testimonianze, eventualmente documenti medici. Molta attenzione sarà posta su come queste prove verranno presentate e se saranno considerate verificabili e credibili dal giudice o dalla giuria.

    Se Owens ottiene il rigetto per motivi di giurisdizione o procedurali, la vicenda potrebbe restare largamente nei media e nell’arena pubblica, con pochi effetti legali concreti negli USA.

    In Francia, la vicenda potrebbe tornare con ricorsi alla Corte di Cassazione relativamente a casi simili, rafforzando la dottrina giuridica contro diffamatori mediatici, ma richiedendo un bilanciamento tra libertà di stampa/libertà di parola e diritto alla dignità personale.

    Anche sul piano internazionale, potrebbero nascere richieste legislative o regolatorie su come le piattaforme social gestiscono la diffusione di contenuti veri/falsi su identità di persone pubbliche, e su responsabilità degli influencer.

Il caso Macron vs Candace Owens è già di per sé un momento emblematico di come il falso, il pregiudizio, la diffamazione possano diventare strumenti politici, mediatici e personali. Brigitte Macron, nella sua posizione, non solo chiede giustizia, ma chiede che si stabilisca un confine netto: le accuse infondate e rumorose non possono restare impunite.

È una vicenda che parla di identità, ruolo pubblico, potere dell’immaginario digitale, ma anche di dignità umana. Se Brigitte è pronta a «subire un processo molto pubblico», è anche perché riconosce che la verità non è solo personale: è collettiva, e ha bisogno di essere difesa.

20 Settembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA