1:53 pm, 19 Settembre 25 calendario

“All-in” sulla pelle dei ragazzi: il gioco d’azzardo e il rischio suicida

Di: Redazione Metrotoday
condividi

In Italia il gioco d’azzardo è una vera industria. Con un volume di giocate che supera i 130 miliardi di euro annui, il nostro Paese è ai primi posti in Europa per spesa pro capite. A fronte di questa immensa macchina economica, si nasconde però un lato oscuro: la vulnerabilità dei giovani. Sempre più minorenni, studenti universitari e ventenni vengono attratti dal mondo delle scommesse, delle slot machine, dei “gratta e vinci” e delle piattaforme online.

Dietro ogni clic o ogni moneta inserita, non c’è solo il rischio di perdere denaro. Cresce infatti l’allarme per la salute mentale: il legame tra gioco patologico e rischio suicida è ormai evidente e documentato, e in Italia il fenomeno assume contorni inquietanti.

Numeri che fanno paura

La diffusione tra i minori

Secondo le ultime indagini, circa 1 adolescente su 3 tra i 14 e i 19 anni ha giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno.

Le forme più diffuse sono scommesse sportive online, “gratta e vinci” e giochi digitali con meccanismi simili al gambling (loot boxes, skin betting).

Nonostante la legge vieti il gioco ai minori, molti ragazzi riescono ad aggirare i controlli, soprattutto attraverso piattaforme digitali.

I costi sociali

Si stima che in Italia ci siano oltre 1,5 milioni di giocatori problematici, di cui circa 70-80 mila minorenni.

Il costo sociale del gioco d’azzardo problematico è altissimo: centinaia di milioni di euro per cure, assistenza psicologica, perdita di produttività, fratture familiari.

Diversi studi hanno rilevato che la probabilità di tentato suicidio per chi è affetto da ludopatia è significativamente più alta rispetto alla popolazione generale.

Storie che non fanno notizia

Dietro le statistiche ci sono ragazzi che combattono battaglie silenziose.

Gabriele, 19 anni, periferia romana

Ha iniziato con piccole scommesse sul calcio. Con l’app sul cellulare, in pochi mesi ha perso tutto il denaro che metteva da parte. Ha iniziato a chiedere prestiti agli amici, a inventare bugie ai genitori. La disperazione lo ha portato a pensare al suicidio. Oggi è in cura presso un centro di neuropsichiatria, ma racconta: “Il peggio non sono i soldi, ma il senso di vuoto che ti lascia il gioco”.

Alessia, 22 anni, Milano

Universitaria, durante il lockdown si è avvicinata ai casinò online. Prima qualche puntata “per noia”, poi notti intere a giocare. Ha saltato esami, accumulato debiti, si è chiusa in sé stessa. Quando i genitori hanno scoperto la situazione, aveva già tentato di togliersi la vita. Ora frequenta un gruppo di autoaiuto, ma dice: “La tentazione è sempre a portata di mano”.

Le radici del fenomeno in Italia

Una cultura che normalizza il gioco

Il bombardamento pubblicitario degli anni passati ha contribuito a rendere il gioco “normale”. Lo slogan “il gioco è divertimento” ha fatto breccia, e nonostante i divieti introdotti negli ultimi anni, le scommesse rimangono pervasive nello sport, nei bar, sul web.

Accessibilità totale

L’Italia conta oltre 250 mila slot machine e videolottery, più di qualsiasi altro paese europeo. A questo si aggiungono le app di scommesse online, disponibili 24 ore su 24, facilmente scaricabili anche da minorenni.

Fragilità giovanile

Adolescenza e prima età adulta sono fasi di vulnerabilità psicologica: impulsi più forti, bassa percezione del rischio, desiderio di gratificazioni immediate.

A questi fattori si aggiungono pressioni sociali ed economiche: mancanza di prospettive lavorative, ansia per il futuro, isolamento.

Lentezza istituzionale

Le politiche di contrasto spesso non riescono a stare al passo. La legge del 2018 che vietava la pubblicità sul gioco ha avuto effetti parziali: il marketing si è spostato su canali digitali e social, meno regolamentati. Inoltre, i fondi per la prevenzione e per i servizi territoriali restano scarsi.

Già prima della pandemia, diversi studi e inchieste avevano denunciato la crescita del gioco patologico tra i giovani italiani. Con il Covid e l’isolamento sociale, il fenomeno si è aggravato: le piattaforme digitali hanno registrato un aumento esponenziale degli utenti.

Negli ultimi cinque anni si sono moltiplicate le segnalazioni di genitori e insegnanti. In alcune regioni, come Lombardia, Lazio e Campania, i centri per la cura della ludopatia hanno visto raddoppiare le richieste di aiuto da parte di famiglie con figli adolescenti.

Salute mentale e suicidio: il nesso pericoloso

Il gioco d’azzardo patologico non è solo una dipendenza comportamentale: incide direttamente sulla salute mentale. Ansia, depressione e isolamento sono spesso concomitanti. Le perdite economiche generano vergogna, senso di fallimento, indebitamento. Questo mix diventa terreno fertile per il suicidio.

Secondo alcune stime, tra il 15% e il 20% delle persone con ludopatia grave ha tentato almeno una volta il suicidio. È una percentuale drammatica, che pone la questione come emergenza sanitaria nazionale.

Cosa si sta facendo (e cosa no)

  • Numero verde nazionale e piattaforme di aiuto online.
  • Alcune regioni hanno attivato servizi di prevenzione nelle scuole.
  • I centri specializzati per la cura della ludopatia sono aumentati, ma rimangono insufficienti.
  • Mancano campagne di sensibilizzazione mirate ai giovani.
  • I controlli sull’accesso dei minori ai giochi online sono facilmente aggirabili.
  • Le famiglie spesso non ricevono sostegno sufficiente.
  • Le risorse pubbliche destinate ai servizi territoriali sono limitate.
  • Non fare nulla, significa accettare che sempre più ragazzi scivolino nella dipendenza, con costi umani ed economici insostenibili.

Il gioco d’azzardo in Italia è una questione sociale, culturale e sanitaria. Non riguarda solo chi perde denaro, ma intere famiglie, comunità, il futuro di una generazione.

I giovani non hanno bisogno di slot o app per inseguire un’illusione: hanno bisogno di prospettive, di luoghi di socialità, di sostegno psicologico. Se la politica e la società civile non prenderanno sul serio questo allarme, il prezzo sarà altissimo: vite spezzate troppo presto, nel silenzio di stanze buie dove l’unico bagliore è quello di uno schermo con una puntata che non potrà mai cambiare la realtà.

19 Settembre 2025 ( modificato il 18 Settembre 2025 | 14:03 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA