“Castel Sant’Angelo 1911-1925. L’alba di un museo”: il risveglio di un monumento

È un anniversario che invita a riflessione e memoria: 100 anni dalla fondazione del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo. Per celebrare questo passaggio, è stata allestita la mostra Castel Sant’Angelo 1911-1925. L’alba di un museo, che sarà visitabile dal 23 settembre 2025 al 15 febbraio 2026. L’esposizione non è un semplice tributo, ma un viaggio nel decennio cruciale in cui si elaborò il progetto che trasformò il monumento – da secolare custode di storia – a istituzione museale vera e propria.
Il monumento che è museo: un’identità stratificata
Castel Sant’Angelo, inizialmente mausoleo voluto dall’imperatore Adriano, ha vissuto centinaia di anni come bastione difensivo, come residenza pontificia, prigione, caserma militare e ora museo. Ogni funzione ha lasciato tracce architettoniche e materiali che parlano di potere, religione, conflitto, memoria.
Nel 1870, con l’annessione di Roma al Regno d’Italia, il castello entra nel demanio statale, perdendo progressivamente le sue funzioni papali. Successivamente adibito come carcere militare e caserma, intraprende una lenta trasformazione fino al 1925, anno in cui viene istituito ufficialmente come museo nazionale. Nota storica: lo stato all’epoca promosse importanti restauri, riordini interni, acquisizioni di opere che avrebbero costituito il nucleo iniziale della collezione museale.
1911-1925: una stagione decisiva
Il periodo preso in esame nella mostra, dal 1911 al 1925, segna il momento in cui il sogno del museo inizia a tradursi in atti concreti.
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1911 è l’anno della Mostra Retrospettiva organizzata per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia. Castel Sant’Angelo fu coinvolto: furono esposte opere, raccolte e testimonianze provenienti da varie istituzioni pubbliche e private. In tale contesto si cominciò a pensare al castello non solo come monumento storico, ma come contenitore culturale.
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Nei successivi anni si accumulano materiali: dipinti, sculture, rilievi, armi, stampe, acquerelli e oggetti vari che erano sparsi nei depositi o conservati in altri musei. Castel Sant’Angelo diventa luogo di raccolta, selezione, cura, e narrazione di queste collezioni.
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Intorno al 1925 il museo viene istituito formalmente – con decreto – e il castello viene sottoposto a lavori di allestimento, restauro, ordinamento, con l’idea che ogni sala, ogni corridoio parli delle sue due anime: monumento e contenitore.
Cosa vedremo
La mostra artefatta per questa celebrazione propone:
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Opere già presenti alle mostre retrospettive del 1911: stampe, dipinti, sculture e rilievi di quel momento, presenti ma poi disperssi in varie istituzioni.
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Oggetti che facevano parte del primo nucleo raccolto per il museo: mobili, armi, acquerelli, testimonianze che arrivarono anche da depositi dello stesso Castel Sant’Angelo o da altri musei che contribuirono alla sua formazione.
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Fotografie d’epoca, documenti e allestimenti originali, che restituiscono l’estetica, la tensione culturale e la volontà di costruire un senso di identità museale.
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Materiali “locali” del castello: parti architettoniche, oggetti liturgici, decorazioni, elementi meno noti ma cruciali per comprendere la natura composita della struttura.
Un museo nel contesto post-unitario
Il progetto di trasformazione di Castel Sant’Angelo in museo si inserisce in un momento storico di forte ridefinizione dell’identità nazionale. Dopo l’unità d’Italia (1861) e la presa di Roma (1870), lo Stato italiano affrontava la sfida del patrimonio: cosa fare dei monumenti, come valorizzarli, come portarli alla vista del pubblico, come farli diventare simboli nazionali.
Il 1911 non è occasione casuale: il cinquantenario dell’Unità era occasione per “mostrare” ciò che l’Italia aveva costruito, raccolto, ereditato, recuperato. Le mostre nazionali, le retrospettive, le raccolte d’arte, gli interventi su monumenti come Castel Sant’Angelo erano segnali forti di volontà culturale.
La nascita del museo nel 1925 segna la conclusione formale di un processo iniziato qualche decennio prima, fatto di restauri, discussioni sul ruolo del monumento, di strategie politiche e culturali.
Architettura, funzioni, simboli
Per apprezzare l’importanza della mostra, va compreso il senso del luogo:
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Mausoleo: la struttura originaria, con rampa elicoidale, camere funerarie, il potente cilindro marmoreo originario.
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Fortezza e residenza papale: nel medioevo e Rinascimento il castello muta, si dota di bastioni, corridoi, passaggi difensivi – in particolare il Passetto di Borgo, corridoio che collega Castel Sant’Angelo al Vaticano, usato in epoca papale per fuga sicura in momenti di pericolo.
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Carcere e caserma: il lato oscuro della memoria, meno visibile ma presente nei documenti, nelle mappe, negli ambienti ancora oggi visitabili.
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Museo: l’idea di far dialogare le memorie – imperiali, papali, civili – con oggetti, con testimonianze materiali, con l’architettura stessa.
Importanza culturale e turistica
Castel Sant’Angelo è da decenni uno dei luoghi più visitati di Roma, non solo per la sua monumentalità, ma per come incarna la stratificazione storica, per il panorama che offre sul Tevere, sul Vaticano, sulla città antica.
Trasformarlo in museo nazionale nel 1925 ha due effetti:
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Valorizzazione del patrimonio, con conservazione, catalogazione, esposizione.
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Accessibilità: il monumento smette di essere riserva di potere, carcere, segreto, per diventare luogo pubblico, luogo di memoria aperta.
La mostra in corso prosegue questa linea: non solo celebrare, ma far capire, far vedere, far riflettere.
Le domande implicite che la mostra pone
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Che cosa significa “fare museo” in un monumento già carico di storia?
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Quale cura è necessaria per non perdere le tracce meno appariscenti – quelle della vita quotidiana, delle funzioni minori, dei materiali semplici?
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Come dialogano le memorie antiche con quelle più moderne – la prigione, la caserma, la trasformazione statale?
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Quale ruolo può avere un museo centenario nel XXI secolo, in un mondo che cambia, nella Roma che affronta sfide di identità, di turismo, di conservazione?
Lo stato attuale e prospettive future
Oggi Castel Sant’Angelo è diretto dai Musei nazionali della città di Roma. Nel corso degli anni sono stati fatti numerosi restauri, rinnovi di allestimento, miglioramenti infrastrutturali per l’accesso, l’illuminazione, la sicurezza.
Con questa mostra, il museo non guarda solo al passato, ma si proietta nel futuro: riflessione sull’identità museale, sul racconto delle storie meno note, sulla partecipazione, sull’interesse per i materiali che erano nei depositi, su come mobilitare la memoria architettonica non come nostalgia ma come terreno fertile per nuove esperienze culturali.
“Castel Sant’Angelo 1911-1925. L’alba di un museo” è molto più di un’esposizione celebrativa: è una lente sul passaggio da monumento a istituzione pubblica, da simbolo nazionale a spazio vivente di memoria, da luogo segreto a museo aperto.
Nel centenario della sua istituzione Museale, il castello ricorda che ogni pietra, ogni oggetto, ogni arco di passaggio porta con sé storie profonde, talvolta oscure, sempre stratificate. Raccontarle significa anche riconsegnarle al presente, affinché lo spazio museale non sia solo custodia di passato, ma dialogo con il presente e costruzione di futuro.
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