10:37 am, 15 Settembre 25 calendario

Vendere casa: tutto ciò che serve per non restare bloccati

Di: Redazione Metrotoday
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Rendere concreta la vendita di una casa può sembrare un cammino tortuoso: burocrazia, certificazioni, verifiche, e – non ultimo – pazienza. Spesso è negli ultimi passi che emergono intoppi, documenti mancanti, errori che costano tempo e denaro. Per questo è importante sapere in anticipo quali documenti sono necessari, quali responsabilità gravano sul venditore, quanto costano le pratiche, e come è cambiata la normativa negli anni.

Il kit documentale base: cosa deve avere il venditore

Qualunque sia la casa da vendere — appartamento in condominio, villetta isolata, immobile ereditato o di vecchia costruzione — ci sono una serie di documenti che tutti i venditori devono essere in grado di procurarsi. Ecco i principali:

Perché serve

Carta d’identità e codice fiscale del venditore (validi)** Servono per identificare il venditore, sia per atti notarili che per registrazioni ufficiali.

Certificato di residenza, atto di nascita, certificato di stato civile (o estratto matrimonio/separazione/divorzio/vedovanza) Per attestare la situazione personale, lo stato civile e il regime patrimoniale; importante se il venditore è sposato o ci sono più proprietari.

Atto notarile di provenienza dell’immobile Serve a dimostrare come il venditore è divenuto proprietario (compra, donazione, successione).

Visura catastale e planimetria catastale aggiornate Indicano le caratteristiche catastali (categoria, particella, vani, soggetto catastale) e la distribuzione interna dell’immobile. In caso di modifiche occorre che la planimetria rispecchi lo stato reale.

Certificato di prestazione energetica (APE) Obbligatorio per legge, deve essere allegato già nella fase preliminare della vendita.

Titoli edilizi / urbanistici (permesso di costruire, concessione, varianti, condono se ci sono stati lavori) Per verificare la regolarità dei lavori fatti sull’immobile e che non ci siano abusi.

Certificato di agibilità / abitabilità Attesta che l’immobile può essere abitato, ossia che rispetta requisiti minimi di sicurezza, salubrità, risparmio energetico, impianti a norma.

Certificazioni degli impianti (elettrico, gas, idrico, riscaldamento, etc.) Necessarie per attestare che gli impianti siano conformi alle norme di sicurezza attuali.

Visura ipotecaria Verifica che non gravino ipoteche, pignoramenti o altri vincoli sull’immobile.

Documenti relativi al condominio (se l’immobile è in condominio) Il regolamento condominiale, la dichiarazione dell’amministratore che attesti che non ci sono morosità del venditore o altri debiti condominiali non pagati.

Questi sono i pilastri di base: senza di essi, la vendita rischia di bloccarsi, il rogito (atto notarile definitivo) non potrà essere stipulato, o l’acquirente potrà richiedere sconti o garanzie supplementari.

Certificazioni, normative e ulteriori titoli: quando servono “pezzi extra”

A seconda della tipologia dell’immobile, della sua storia, della sua età, o del modo in cui è stato costruito o modificato, si possono rendere necessari altri documenti o certificazioni specifiche. Alcuni casi:

    Immobili più vecchi: se l’immobile risale a decine di anni fa, o è stato costruito prima della normativa edilizia moderna, potrebbe non avere certificati aggiornati o atti abilitativi. In questi casi, sarà necessario ricostruire la documentazione, verificare se esistono concessioni edilizie o permessi originari, sanare eventuali abusi, oppure se possibile dimostrare il passato fabbricato tramite atti storici, visure antiche, testimonianze di archivi comunali.

    Immobili ereditati: se il venditore non è il proprietario “originario” ma ha ricevuto l’immobile in eredità, occorre produrre il certificato di morte del de cuius, dichiarazione di successione, atto che attesti la trascrizione dell’eredità nei registri immobiliari, e spesso anche prove della divisione ereditaria se ci sono più eredi.

    Immobili oggetto di modifiche strutturali: se, dopo l’acquisto originario, sono stati effettuati lavori importanti — ad esempio variazioni della pianta interna, ampliamenti, sopraelevazioni, cambio d’uso — è indispensabile che tali lavori siano stati autorizzati da permessi comunali, concessioni o varianti urbanistiche, e che la planimetria catastale sia aggiornata.

    Immobili in zone soggette a vincoli ambientali, paesaggistici o storici: possono esserci restrizioni aggiuntive, autorizzazioni da soprintendenze o permessi speciali.

    Certificazioni speciali: certificati sismici (in alcune regioni), certificazioni relative alla prevenzione incendi (se richiesto dal tipo di immobile), documenti relativi a fonti di energia rinnovabile o impianti particolari.

Cosa è cambiato negli ultimi anni

Con le evoluzioni legislative italiane ed europee, alcuni documenti che un tempo erano “opzionali” o richiesti solo in situazioni particolari, sono diventati obbligatori o più stringenti. Alcuni momenti chiave:

    L’introduzione dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE) è ormai obbligatoria per ogni trasferimento di proprietà, e l’assenza può addirittura invalidare o rendere nulla la richiesta di mutuo da parte dell’acquirente.

    Normativa urbanistica e edilizia: negli anni si è rafforzata la regolamentazione circa la regolarità urbanistica, soprattutto tramite la richiesta del permesso di costruire o della CILA/SCIA, e la verifica della cosiddetta conformità urbanistico-catastale.

    Edifici d’epoca e zone ante 1967: la normativa ha chiarito che per gli immobili costruiti molti decenni fa, in assenza di titoli edilizi specifici, serve comunque dimostrare che non ci siano abusi, e che lo stato di fatto sia coerente con la documentazione storica.

    Maggiore attenzione alle certe certificazioni impiantistiche: la legge richiede che impianti elettrici, gas, idrici, riscaldamento, climatizzazione siano a norma e spesso include la necessità di un “certificato di conformità”.

Le tasse, la plusvalenza, e gli oneri economici da considerare

Vendere casa non significa solo trovare un acquirente e firmare il rogito: c’è un peso fiscale non trascurabile, che può incidere molto sulle cifre in gioco.

    Plusvalenza: se l’immobile venduto non è la prima casa, o non sono trascorsi almeno cinque anni dall’acquisto, la differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto può essere soggetta a tassazione (redditi diversi o imposta sostitutiva).

    Imposte legate al rogito: imposta di registro, imposte ipotecarie e catastali, commissioni notarili; in caso di agevolazioni “prima casa” ci sono esenzioni o riduzioni, ma solo se sono rispettate determinate condizioni.

    Tasse locali: IMU, TASI, eventuali arretrati, debiti condominiali non saldati, possono essere richiesti all’atto della vendita.

    Costi per certificazioni: APE, certificazione impianti, consulenze tecniche per regolarizzare urbanisticamente l’immobile o per aggiornare la planimetria, possono costare, in casi complessi, migliaia di euro.

Casi reali che hanno evidenziato problemi comuni

Per capire quanto questi documenti possano diventare cruciali, e quanto possano rallentare o addirittura far saltare una vendita, ecco alcuni casi reali (anonimizzati) che mostrano le insidie:

    Il caso del condominio “infinito”: una signora vendeva un appartamento in un grande condominio di Roma. Tutto sembrava regolare finché l’acquirente ha richiesto il regolamento condominiale e la liberatoria amministrativa: la venditrice scoprì che non aveva mai pagato per alcuni anni le spese condominiali straordinarie. L’amministratore dichiarò che mancavano importi ingenti, e questo fece saltare la trattativa per mancanza di “pulizia” nel documento condominiale.

    Casa ereditata con atti antichi: un acquirente voleva comprare una casa ricevuta in eredità da una famiglia molti anni fa. Il venditore era convinto che tutto fosse “automatico”, ma non aveva trascritto la dichiarazione di successione nei registri immobiliare: questo impediva di dimostrare ufficialmente chi fosse il proprietario, creando un contenzioso potenziale. Alla fine è servito il notaio per ricostruire la storia, richiedere atti storici, verifiche al catasto e procedure di accettazione dell’eredità.

    Immobili ante‐1967 senza documenti edilizi: edifici in città storiche costruiti ben prima della normativa urbanistica moderna spesso non hanno titoli edilizi formalmente riconoscibili. In alcuni casi la mancanza di questi permessi ha richiesto una procedura di sanatoria edilizia o una conferma tramite atti storici che attestassero che non ci fossero abusi, causandone un notevole ritardo (mesi, anche anni) nel completamento della vendita.

Passi da seguire per prevenire ritardi e imprevisti

Basandosi sull’esperienza di agenti immobiliari, notai, proprietari che hanno venduto, e fonti del settore, questi sono consigli pratici per prepararsi bene:

    Avviare la raccolta documentale molto prima della decisione di vendere: avere già tutti i documenti in ordine evita che la trattativa si blocchi all’ultimo momento.

    Verificare la conformità urbanistica e catastale prima: fare una verifica tecnica con un geometra/architetto/ingegnere, confrontare lo stato reale con la documentazione, fare sanatorie se necessario.

    Controllare la regolarità degli impianti: far certificare gli impianti prima, per evitare che l’acquirente chieda sconti o che il notaio ponga condizioni.

    Assicurarsi che gli immobili ereditati o ricevuti da donazione siano correttamente registrati e trascritti nei registri immobiliari; fare la successione se non è già stata fatta; avere sempre i certificati di morte, le dichiarazioni, i verbali di divisione.

    Verificare la documentazione condominiale: regolamento, spese condominiali, verbali che possano influire sulla vendita.

    Lavorare con professionisti seri: notaio, agente immobiliare esperto, tecnico per certificazioni energetiche, urbanistiche, catastali possono fare la differenza.

Il panorama attuale: quanto conta la trasparenza

Negli ultimi anni il mercato immobiliare in Italia ha visto una crescente richiesta – da parte degli acquirenti, delle banche, dei mutui – non solo che la casa sia bella e ben posizionata, ma che sia trasparente nella documentazione, senza “scheletri nell’armadio”. Un immobile con tutta la documentazione in ordine può ottenere un miglior prezzo di vendita, trattative più rapide, meno rischi legali.

Le banche che finanziano mutui, i soggetti che acquisiscono immobili da investimento, gli operatori del settore, tutti richiedono che la casa non abbia sorprese: impianti non a norma, regolarità urbanistica incerta, planimetria non aggiornata, passività condominiali non saldate possono essere scintille di contenzioso.

Storico normative: da quando a quando

    Fino a qualche decennio fa molte costruzioni venivano realizzate con permessi minimi o con norme locali poco rigorose.

    L’avvento della certificazione energetica, a livello europeo prima e poi con recepimento italiano, ha introdotto obblighi che prima non esistevano.

    Le leggi urbanistiche regionali e nazionali si sono via via compactate verso la richiesta di conformità urbanistica vs. stato di fatto.

    La normativa sull’APE, ed edifici a consumo energetico, è diventata sempre più stringente; anche la certificazione degli impianti ha una maggiore importanza, soprattutto per gli acquirenti che vogliono garanzie per sicurezza e costi futuri.

Cosa può variare da regione a regione

Non tutti questi documenti hanno lo stesso peso o vengono trattati allo stesso modo su tutto il territorio italiano. Alcune differenze:

    In alcune regioni le procedure per sanatorie edilizie e condoni sono più snelle o più lente, in altre molto complesse.

    Il costo per rilasciare l’APE varia da zona a zona, a seconda del tecnico, delle dimensioni dell’immobile, dell’ubicazione.

    I tempi di ottenimento di alcuni documenti (permesso di costruire, concessioni, sanatorie) possono essere molto più lunghi nei comuni grandi o nelle zone con burocrazia più densa.

    Norme locali su vincoli paesaggistici, culturali, storici possono aggiungere documentazioni particolari.

Vendere casa può sembrare semplice sulla carta: basta decidere un prezzo, trovare un acquirente, firmare dal notaio, e il gioco è fatto. Ma nella realtà l’iter è costellato di obblighi, documenti, certificazioni, verifiche che se trascurate rischiano di ritardare o compromettere l’intera operazione.

Chi vuole vendere casa oggi deve prepararsi in anticipo, raccogliere tutta la documentazione possibile, affidarsi a professionisti, e considerare non solo il prezzo di vendita ma anche i costi — in termini di tempo, denaro, adempimenti — che la vendita comporta.

Una casa ben documentata non solo si vende più in fretta: si vende meglio.

15 Settembre 2025
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