Teatro Renato Borsoni a Brescia: un anno di emozioni, identità ritrovata e “Ex‑Stasis”

Il Teatro Renato Borsoni spegne la sua prima candelina. Nulla di banale, per una struttura inaugurata appena dodici mesi fa, il 21 settembre 2024, e già diventata catalizzatrice di fermenti, dialoghi, progetti culturali che hanno coinvolto il quartiere, la città e una platea eterogenea. Per celebrare questo primo anno, il Centro Teatrale Bresciano ha organizzato per venerdì 19 settembre una giornata speciale, gratuita, aperta a tutti: il momento clou sarà l’inaugurazione dell’installazione artistica Ex‑Stasis di Patrick Tuttofuoco, vincitrice della call “Life Art al Teatro Borsoni. Energia creativa per Brescia. La Tua Città Europea”.
Questa è la storia del Teatro Borsoni dopo 365 giorni, di come un edificio possa diventare luogo vivo, radicato nel quartiere e capace di riflettere — e in parte trasformare — l’identità urbana. E del significato che può avere un’opera come Ex‑Stasis, che non è semplicemente decorazione, ma impegno, sfida estetica, proposta sociale.
Il Teatro: architettura, missione e contesto urbano
Il Teatro Renato Borsoni sorge in via Milano 83, nello spazio occupato un tempo dalla fabbrica Ideal Standard. È il fulcro di un piano di riqualificazione urbana chiamato Oltre la Strada. Un progetto che, nei piani del Comune, mira a restituire al quartiere via Milano non solo edifici rinnovati, ma senso di comunità, accessibilità, partecipazione.
L’architettura, affidata all’architetto Camillo Botticini (ARPW Botticini + Facchinelli ARW), risponde a criteri contemporanei: sostenibilità, struttura efficiente, affaccio aperto sulla città. La torre scenica svetta per quasi 19 metri; il foyer accoglie il pubblico, la loggia esterna delimita una soglia pubblica che invita ad entrare.
All’interno, due sale: la Sala Castri, con 312 posti, la Sala “L’isola che non c’è”, con 169 posti, più adatta a produzioni più intime o rivolte ai bambini. Spazi per laboratori, uffici, aree ristoro. Fuori, la piazza in granito, la zona arena estiva, gli spazi esterni pensati per la partecipazione e la relazione tra spazio culturale e quartiere.
Su tutto, un investimento ingente: oltre 7,7 milioni di euro per la struttura stessa, ma parte di un disegno più ampio che comprende interventi pubblici e privati, infrastrutture urbane, collegamenti con le aree circostanti, parcheggi, vivibilità.
Programmazione, comunità, teatro come spazio di dialogo
Da quando è stato inaugurato, il Borsoni non è rimasto vano di idee né di spettacoli. La “stagione zero” prevedeva da subito una varietà di proposte: teatro, musica, spettacoli per ragazzi.
Una novità importante è la Stagione estiva con l’Arena fuori dalle sale chiuse. Questo spazio esterno ha permesso di sperimentare forme più leggere, di incontro spontaneo, e ha favorito una partecipazione poco legata al formalismo teatrale ma più all’esperienza condivisa. Famiglie, ragazzi, residenti del quartiere hanno iniziato a vedere il teatro non solo come luogo di rappresentazione, ma come spazio sociale e culturale integrato nel quotidiano.
Inoltre, iniziative come Caffè Tassili — rassegna che esplora suoni contemporanei, dall’elettronica al folk, alla world music — hanno rafforzato il ruolo del Borsoni come luogo che accoglie diversità e ibridazioni artistiche.
Il teatro è diventato un punto di riferimento soprattutto per chi vive nei quartieri adiacenti: via Milano, quartieri popolari, zone spesso periferiche rispetto al centro classico. Il gesto stesso di costruire un teatro lì è stato letto come segno che la cultura può essere veicolo di rigenerazione, non di separazione. Politiche pubbliche, amministrazione, architettura e attori culturali hanno collaborato per far sì che il teatro non fosse solo per “chi va già a teatro”, ma per molti altri.
Life Art al Teatro Borsoni: la call e il progetto Ex‑Stasis
Tra le iniziative più significative lanciate nel primo anno del Borsoni c’è la call Life Art al Teatro Borsoni. Energia creativa per Brescia. La Tua Città Europea. Promossa da CTB, Comune di Brescia e A2A, con curatela di Valentina Ciarallo, la call mirava a selezionare un’opera d’arte pubblica permanente da collocare nei cortili esterni o nelle aree esterne del teatro, che dialogasse con il luogo, ne amplificasse la vocazione civica, favorisse il coinvolgimento del quartiere.
Tra 146 proposte pervenute, Ex‑Stasis di Patrick Tuttofuoco ha vinto. Il progetto prevede che l’opera diventi parte permanente dell’esterno del teatro, come elemento identitario che accoglie il pubblico, stimola riflessione, crea interazione.
Che cosa è Ex‑Stasis
Il titolo rimanda al greco ex‑stasis, letteralmente “essere fuori”, intendendo lo stato di estasi come sospensione dei normali confini individuali, come dialogo interiore, trasformazione.
La forma è concava, evoca un abbraccio aperto. L’esterno è vivacemente multicolore, l’interno specchiante, capace di rifrangere, moltiplicare le immagini, catturare il passante, includerlo. C’è un contrasto forte fra ciò che appare e ciò che riflette, fra l’esterno che cerca attenzione e l’interno che invita all’introspezione.
La base dell’opera ha forma di “T” e può essere usata come seduta, rafforzando l’elemento partecipativo: non serve solo a guardare, ma anche a stare, ad abitare simbolicamente lo spazio.
È un dispositivo che lavora su accoglienza, barriere (architettoniche e sociali), sull’idea di moltiplicazione e riflessione, di superamento del dualismo soggetto‑oggetto. L’opera diventa luogo delle relazioni, non solo dell’esposizione.
Per l’artista, e per la curatrice, questo lavoro non è fine a sé stesso: è strumento per creare appartenenza, sensibilità culturale, identità collettiva.
Patrick Tuttofuoco, classe 1974, opera da anni in Italia e all’estero, con installazioni pubbliche, sperimentazioni materiche, uso di specchi, luci, interventi urbani che mettono in dialogo il paesaggio, la cultura storica, la cultura pop contemporanea.
Il giorno della festa
Venerdì 19 settembre sarà il momento della celebrazione formale e simbolica del primo anno del Borsoni:
ore 18, Sala Castri: talk di presentazione dell’opera Ex‑Stasis, con l’artista Patrick Tuttofuoco, la curatrice Valentina Ciarallo, l’architetto Camillo Botticini, la sindaca Laura Castelletti, Camilla Baresani Varini (Presidente CTB), Roberto Tasca e Renato Mazzoncini (A2A). Presenza straordinaria anche dell’artista Emilio Isgrò. Alla fine del talk verrà ufficialmente svelata l’installazione.
ore 20, spettacolo “Ex‑stasis. Quando l’arte incontra la vita”, con la partecipazione di Jacopo Veneziani (storico dell’arte, divulgatore) e del pianista Gabriele Rossi, che offriranno riflessione, ironia, leggerezza, approfondimento.
L’ingresso è gratuito, con prenotazione obbligatoria, fino a esaurimento posti. Le prenotazioni si apriranno il 4 settembre sul sito del Centro Teatrale Bresciano.
Sfide e opportunità
Il Teatro Borsoni ha già la fortuna di nascere con un’identità chiara: teatro di strada, teatro di quartiere, spazio pubblico, rigenerazione urbana, arte pubblica. Questo dà una base forte su cui costruire.
L’opera Ex‑Stasis può diventare simbolo, punto di riferimento: attrae visibilità, media, ma soprattutto stimola riflessione. Il fatto che sia permanente lo rende un investimento culturale per decenni.
L’Arena estiva, la diversificazione della programmazione, il dialogo con realtà parallele come musica contemporanea, performance, arti visive, eventi per bambini, giovani, formazione – tutto questo amplia il bacino e la resilienza del progetto.
Il valore simbolico: arte, estasi, appartenenza
C’è un tema che attraversa tutta l’esperienza del Borsoni e che trova la sua espressione più potente in Ex‑Stasis: la tensione fra il quotidiano e il possibile, fra ciò che è dato e ciò che può essere trasformato. L’estasi come momento di sospensione: sospensione dal rumore urbano, dalle divisioni sociali, dalle barriere. Un momento in cui lo spettatore/passeggiante non è solo destinatario ma soggetto che riconosce, riflette, interagisce.
La scelta dello specchio interno, del multicolore esterno, della base che diventa seduta, non è casuale: parla di inclusione, di aperture, non di monumenti autoreferenziali, ma di luoghi vivibili. Parla di comunità. E parla della sfida di Brescia di essere “città d’Europa”, capace di linguaggi contemporanei, capaci di ascoltare, nelle sue periferie, nelle sue zone ostiche, nei suoi spazi marginali.
Dopo un anno, il Teatro Renato Borsoni non è solo un edificio nuovo, ma un organismo culturale in crescita, che sta tessendo reti: con il quartiere, con gli artisti, con il pubblico. Ha mostrato che rigenerazione urbana non è solo costruire, ma costruire senso, fiducia, identità.
Il compleanno con Ex‑Stasis appare quindi non solo come una celebrazione, ma come un punto di svolta: l’installazione permanente diventa cifra di ciò che il Teatro vuole essere e sta diventando.
Le prospettive sono molteplici: consolidare la frequentazione, rafforzare la formazione, sostenere artisti locali e internazionali, moltiplicare forme culturali diffuse, sperimentare. Se il secondo anno saprà confermare il entusiasmo del primo e costruire su di esso, il Teatro Borsoni potrà davvero essere uno dei centri culturali più significativi del Nord Italia, modello per rigenerazione urbana con anima, per teatro davvero integrato nella città.
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