Notte di fuoco su Gaza City: 37 raid in 20 minuti

Una nuova escalation della guerra ha colpito Gaza City nella serata del 15 settembre 2025: decine di raid coordinati, esplosioni potentissime, fughe in massa dalla parte nord-occidentale della città. I cieli si tingono d’arancione, le sirene urlano, la terra trema sotto i bombardamenti.
L’attacco in corso
Secondo fonti locali palestinesi, l’esercito israeliano ha portato avanti 37 raid in appena 20 minuti su diversi quartieri di Gaza City. Sheikh Radwan, Al-Karama, Tel Al-Hawa e la costa sono tra le aree maggiormente colpite. Si segnalano attacchi aerei, artiglieria pesante, droni e – secondo le stesse fonti – “bombe robot”, dispositivi esplosivi comandati a distanza che avrebbero la capacità di muoversi o mirare autonomamente.
I residenti riferiscono evacuazioni forzate verso est e sud della città: le strade sono intasate da mezzi di fortuna, da famiglie che partono con pochissime cose, da chi fugge cercando un riparo. Al centro di Gaza City, e persino in aree più distanti, si odono esplosioni intense, alcune così potenti che si percepiscono da Israele.
Carri armati dell’IDF sono entrati in via Al-Jalaa, nel cuore della città, ed elicotteri Apache sono stati avvistati operativi nei cieli sopra i quartieri bersaglio.
Effetti concreti e umani nella popolazione
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Sfollamenti di massa: decine di migliaia di persone costrette a lasciare le case. Molti si dirigono verso zone più meridionali o orientali della Striscia, sperando in una qualche tregua o in ripari meno esposti.
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Danni materiali significativi: edifici residenziali distrutti o gravemente danneggiati; infrastrutture colpite; blackout dovuti a interruzioni energetiche; difficoltà negli spostamenti a causa delle strade danneggiate o rese inaccessibili dai bombardamenti.
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Impatto psicologico: paura, caos, panico diffuso. I bambini svegliati dalle esplosioni, persone anziane incapaci di muoversi velocemente, famiglie separate nella fuga. L’insicurezza diviene norma.
Il contesto bellico attuale
Questo nuovo attacco si inserisce in un conflitto più vasto, che dura da mesi, con alti costi civili. Alcune tappe recenti aiutano a comprendere come si sia arrivati fin qui:
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Fin dall’inizio della guerra del 7 ottobre 2023, le autorità israeliane hanno dichiarato l’obiettivo di neutralizzare Hamas, considerato organizzazione terrorista da Israele, USA, Unione Europea, e altri. L’enclave di Gaza è diventata il fulcro operativo di questa strategia.
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Le aree densamente popolate come Gaza City, specialmente nei quartieri nord e nord-ovest (Sheikh Radwan, Tel Al‑Hawa, Al‑Karama), sono state spesso teatro di operazioni militari israeliane che combinano attacchi aerei, droni, artiglieria e incursioni di terra.
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In più occasioni, edifici residenziali, torri residenziali, ospedali, scuole e centri di assistenza umanitaria sono stati segnalati come colpiti, con conseguenze che hanno generato denunce da parte di organismi internazionali circa il diritto internazionale umanitario.
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La tattica della “evacuazione preventiva” è stata utilizzata da Israele in diversi raid: messaggi, avvisi, o richieste alle popolazioni locali di spostarsi, spesso con modalità e tempi che la popolazione dichiara inadeguati. Spesso gli spostamenti non garantiscono protezione, perché le aree considerate “sicure” possono diventare bersaglio anch’esse.
Storia che pesa: precedenti significativi
Per capire la gravità di ciò che sta accadendo ora, è utile tornare indietro ad alcuni momenti chiave del conflitto:
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Operation Cast Lead (2008‑2009): una delle prime operazioni su larga scala di Israele verso Gaza, con pesanti bombardamenti, incursioni di terra, distruzione massiva, molte vittime civili.
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2012 e 2014: conflitti intensi, con l’uso crescente di droni, attacchi aerei su alta densità urbana, e quasi sempre con conseguenze devastanti per la popolazione civile.
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Guerra dopo il 7 ottobre 2023: il conflitto attuale è stato descritto come una delle campagne militari più estese contro Gaza in molti anni, con migliaia di vittime civili, sfollamenti massicci, distruzioni di infrastrutture vitali (ospedali, reti elettriche, scuole).
Queste esperienze hanno lasciato segni profondi: sfiducia verso le promesse di protezione, colmare i danni è sempre risultato molto arduo, e la sofferenza umana – oltre che materiale – si approfondisce ogni volta che esplodono nuove ondate.
Aspetti legali e umanitari
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Diritto internazionale umanitario richiede che le operazioni militari distinguano tra combattenti e civili; colpire obiettivi civili o usare mezzi che non permettono questa distinzione può configurarsi come crimine di guerra.
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Le bombe robot e gli strumenti semiautomatici/autonomi pongono questioni aggiuntive: responsabilità per danni collaterali, accertamenti su chi ha controllato effettivamente il dispositivo, su chi ha ordinato il suo uso.
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Le evacuazioni forzate devono garantire la sicurezza delle persone che si spostano, accesso a acqua, cibo, assistenza medica; molti sfollati denunciano mancanze rilevanti.
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Organizzazioni umanitarie hanno più volte segnalato che le infrastrutture sanitarie di Gaza sono al collasso: ospedali sotto pressione, risorse scarse, feriti che non riescono a ricevere cure adeguate.
Le reazioni internazionali
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Numero crescente di richieste di cessate il fuoco da parte di governi, organismi internazionali, ong.
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Denunce da parte di organizzazioni per i diritti umani per il numero elevato di vittime civili.
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Dibattito diplomatico sull’efficacia e legittimità delle strategie militari impiegate, specialmente quando causano devastazioni ampie in zone popolate.
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Pressioni sui partner di Israele affinché favoriscano negoziati per la liberazione degli ostaggi, ma anche affinché venga garantita la protezione dei civili palestinesi.
Scenari possibili e domande aperte
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Estensione dell’offensiva di terra: se gli attacchi aerei si intensificano e si inseriscono elementi di terreno (carri armati, veicoli), rischio di combattimenti urbani più prolungati e maggiori danni civili.
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Ulteriore spostamento interno di popolazione: Gaza City è densissima: chi fugge dalle zone nord-ovest cerca rifugio altrove, ma le risorse sono scarse, e l’evacuazione può diventare un circolo vizioso.
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Calo della capacità assistenziale: ospedali pieni, carenza di medicinali, problemi logistici per far arrivare aiuti; rischio che settori vitali – acqua, elettricità – siano gravemente compromessi.
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Ricadute diplomatiche: intensificazione delle denunce, possibili sanzioni, interventi di mediazione più forti (ONU, paesi arabi, Unione Europea, Stati Uniti).
Le immagini che arrivano da Gaza City raccontano una escalation drammatica: un attacco che non è solo militare, ma si insinua nella vita quotidiana, nella paura, nella distruzione di rapporti sociali, case, speranze.
Il conflitto che già da molti mesi provoca migliaia di morti, sfollati e distruzioni ora si concentra nel cuore urbano di Gaza City, con la componente tecnologica (droni, bombe robot) che rende ancora più complessa la dinamica del rischio civili vs obiettivi militari.
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