Lombardia sul podio: quando la sanità è smart

La sanità lombarda torna sotto i riflettori internazionali, con un riconoscimento che non è solo motivo di orgoglio, ma un segnale forte della direzione che il settore sta prendendo. Nelle classifiche 2025 di Newsweek e Statista dedicate agli “Smart Hospitals” e alle specialità mediche di eccellenza, la Lombardia domina: tre dei primi quattro ospedali italiani per tecnologia e innovazione sono nella regione, e in cinque discipline su dodici le eccellenze nazionali appartengono a strutture lombarde.
Questi risultati confermano qualcosa che gli addetti ai lavori già percepivano: non basta più essere grandi, bisogna essere innovativi, specializzati, internazionali. Ma dietro i numeri ci sono sfide, storie individuali, scelte strategiche, tensioni politiche, equità e domande su come proseguire.
Le classifiche in dettaglio: numeri, ospedali, specialità
Secondo la classifica World’s Best Smart Hospitals 2025, elaborata da Newsweek con la collaborazione di Statista, vengono selezionati i 350 ospedali nel mondo che si distinguono per l’adozione avanzata di tecnologie digitali, intelligenza artificiale, robotica, telemedicina, sistemi informativi elettronici.
In Italia, in questa classifica:
Humanitas di Rozzano è il primo tra gli italiani (54° a livello globale).
San Raffaele – Gruppo San Donato di Milano si piazza 64° nel mondo, secondo in Italia.
IEO – Istituto Europeo di Oncologia (Milano) compare anch’esso nella top degli ospedali smart.
Complessivamente la Lombardia schiera otto strutture nella top italiana degli Smart Hospitals: oltre alle tre citate, anche il Centro Cardiologico Monzino, Poliambulanza (Brescia), Niguarda (Milano), Istituto Nazionale dei Tumori (Milano) e l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Specialità mediche: la Lombardia nei settori chiave
Non solo tecnologia: le prestazioni cliniche contano, e bene. Nella graduatoria per specialità mediche (tra le 12 discipline monitorate: cardiologia, cardiochirurgia, endocrinologia, oncologia, neurologia, neurochirurgia, gastroenterologia, ortopedia, urologia, pneumologia, ostetricia‑ginecologia, pediatria), la Lombardia spicca:
Il Centro Cardiologico Monzino emerge come punto di riferimento nazionale per cardiologia e cardiochirurgia.
L’Istituto Neurologico Carlo Besta è leader italiano in neurologia e neurochirurgia.
Per l’oncologia, l’eccellenza resta l’IEO di Milano.
Altre specialità – endocrinologia, gastroenterologia, ostetricia‑ginecologia, ortopedia, urologia – sono dominate o altamente rappresentate da ospedali lombardi, con posizioni di vertice nelle graduatorie italiane.
Un primato costruito: storia, scelte, investimenti
Dietro queste classifiche ci sono anni di investimenti, di riforme, di sperimentazioni, di affermazione della ricerca, della formazione, e, non meno, di concorrenza tra pubblico e privato.
Evoluzione storica
Negli ultimi due decenni la Lombardia ha puntato molto sul modello IRCCS, centri di ricerca e cura riconosciuti a livello nazionale, che conciliano attività assistenziale con quella scientifica. Strutture come il San Raffaele, l’Humanitas, il Monzino hanno sviluppato progetti di ricerca clinica, trial, partnership universitarie.
Parallelamente, l’adozione delle tecnologie digitali – cartella clinica elettronica, informatica ospedaliera, imaging avanzato, robotica chirurgica – è diventata una priorità. Anche la pandemia da COVID‑19 ha accelerato processi che già erano in atto, tra telemedicina, servizi digitali al paziente, monitoraggi remoti.
Scelte istituzionali e politiche regionali
La Regione Lombardia ha tradizionalmente investito risorse importanti nella sanità, sia per infrastrutture che per dispositivi medici e tecnologie.
C’è sempre stata una forte presenza di strutture private e private convenzionate che operano a livelli di elevatissimo profilo clinico; ciò ha favorito la competizione, spinto verso l’innovazione, ma anche posto questioni di accesso, uguaglianza e coordinamento con la rete pubblica.
L’attenzione ai dati, alle certificazioni internazionali (JCI, accreditamenti), alla qualità percepita dai pazienti è diventata parte del modo di operare per molti dei migliori ospedali lombardi.
Criticità, limiti e dibattito pubblico
Ma non è tutto oro: il primato lombardo è accompagnato da sfide non banali, alcune già emerse, altre sottovalutate.
Disuguaglianze territoriali
Non tutte le aree della Lombardia godono degli stessi livelli di eccellenza. Le grandi strutture nell’area metropolitana di Milano e nelle città più ricche hanno risorse, specializzazioni, personale, tecnologie; le zone più periferiche o meno urbanizzate – Valtellina, alcuni comuni della bassa, aree montane, aree interne – sono più lontane da questi standard. Questo genera un divario reale per chi deve accedere a cure specialistiche, anche per motivi di distanza o trasferimento.
Pressione sui costi e sui bilanci
Innovazione costa: tecnologie mediche all’avanguardia, macchinari robotici, telemedicina, sistemi informativi, nonché il personale altamente specializzato, richiedono investimenti continui. In un contesto in cui le risorse del servizio sanitario pubblico sono sotto pressione, sostenibilità economica, bilanci regionali, rapporti pubblico‑privato diventano nodi complessi.
Personale e turn over
L’attrazione di professionalità (medici, infermieri, tecnologi, ricercatori) è un vantaggio, ma anche una sfida: formazione continua, rischio fuga verso strutture private o verso altri paesi, difficoltà a stabilizzare contratti, carichi di lavoro, mobilità territoriale.
Valutazioni e contestazioni
Alcune classifiche non piacciono a tutti: critici contestano la validità degli indicatori, la comparabilità, la metodologia. Alcune regioni «invidiose» o in difficoltà puntano su criteri che, ritengono, non riflettono la “sanità reale”.
Nel febbraio 2025 la Lombardia è finita al centro di uno scontro istituzionale legato al monitoraggio nazionale dei livelli essenziali di assistenza (LEA), quando la regione – secondo quei dati – non sarebbe più la prima in Italia. La risposta politica è stata severa: il presidente della Regione ha definito “inaccettabili” quei parametri, “non pertinenti al funzionamento reale” della sanità lombarda.
Questo episodio mostra che, pur con le eccellenze, la percezione pubblica, le aspettative, le differenze regionali, i criteri statistici restano terreno di confronto e di tensione.
Cosa cambia per i cittadini
Spesso, quando si parla di classifiche internazionali, il rischio è che rimangano parole su carta. Ma ci sono ricadute concrete per chi vive in Lombardia, per chi deve curarsi, per chi cerca una specializzazione o una prestazione di alto livello.
Accesso ai servizi: le eccellenze possono attrarre pazienti da tutta Italia (e dall’estero), ma serve che esistano percorsi chiari: prenotazione, mobilità, rimborso.
Innovazione nella pratica clinica: tecnologie digitali, telemedicina, robotica, intelligenza artificiale non sono fini a sé stesse; se ben integrate, migliorano diagnosi precoci, tempi di attesa, efficacia degli interventi, follow‑up e assistenza domiciliare.
Formazione e specializzazione: studenti, specializzandi, giovani professionisti trovano ambienti più avanzati dove sperimentare, ricercare, crescere. Ciò rafforza il sistema sanitario regionale e nazionale.
Scelte politiche e investimenti futuri: i riconoscimenti internazionali possono essere leva per ottenere fondi (nazionali, europei), per attrarre ricerca, startup, investimenti in infrastrutture sanitarie nuove o rinnovate.
Da emergenza a modello pilota
La pandemia da COVID‑19 ha fatto emergere limiti ma anche capacità di reazione della sanità lombarda. Centri come il San Raffaele, Humanitas, Niguarda sono stati al centro della gestione dei casi gravi, della terapia intensiva, della ricerca sui vaccini e sulle varianti. Ciò ha spinto una accelerazione digitale e organizzativa che è ancora visibile oggi.
L’introduzione massiccia di sistemi di prenotazione digitale, di telemedicina, del monitoraggio remoto, anche in aree periferiche, ha fatto da volano.
Il percorso delle specializzazioni
Negli ultimi 20‑30 anni molti ospedali lombardi hanno acquisito il riconoscimento IRCCS per la ricerca clinica, approfondimenti accademici, trial, collaborazione internazionale.
Le specialità come oncologia, neurologia, cardiochirurgia, ortopedia, sempre più, si sono dotate di centri dedicati, reti (tra ospedali, università, istituti di ricerca), programmi multidisciplinari.
Le sfide per il 2026 e oltre
Guardando avanti, ecco alcuni nodi che la Lombardia dovrà affrontare per mantenere — e idealmente rafforzare — il ruolo attualmente riconosciuto:
Uniformità territoriale: migliorare l’accesso alle strutture eccellenti anche per chi è lontano dalle grandi città; potenziare la sanità diffusa e i servizi locali con tecnologie digitali per compensare distanze.
Sostenibilità finanziaria: continuare ad investire in tecnologia senza scardinare i bilanci sanitari pubblici; trovare modelli di gestione che permettano innovazione senza sprechi.
Personale: formazione, attrazione, mantenimento; anche politiche che riducano la fuga verso strutture private o l’estero; qualità della vita, condizioni di lavoro soddisfacenti.
Trasparenza e misurabilità: accettare il confronto, ma anche chiedere che le metodologie vengano rese sempre più chiare, che gli indicatori usati siano pertinenti, aggiornati, rappresentativi.
Innovazione continua: non solo nella tecnologia, ma nell’organizzazione dei servizi, nella digitalizzazione del rapporto con il paziente, nella prevenzione, nella sanità territoriale, nell’integrazione ospedale‑territorio.
Parole chiave: competenza, innovazione, identità
L’assessore al Welfare, Guido Bertolaso, ha sottolineato che il successo lombardo non è frutto del caso, ma di un grande “patrimonio di competenze e professionalità”. E ha ragione: la sanità lombarda si identifica ormai non solo con la quantità delle strutture, ma con la qualità della ricerca, con la cultura dell’eccellenza, con la reputazione internazionale.
Ma viene da chiedersi quanto tutto ciò traduca in miglioramenti percepibili – tempi di attesa, accessibilità alle cure più specialistiche, equità tra cittadini –, e quale sia la sostenibilità nel medio‑lungo termine.
Le classifiche internazionali – quelle di Newsweek e Statista – certificano che la Lombardia è oggi tra le regioni del mondo con la sanità più smart, tecnologica, affidabile su specialità di alto profilo. Ma i riconoscimenti non bastano da soli: servono politiche che traducano eccellenza in accessibilità, che riducano disuguaglianze interne, che garantiscano che la “smartness” sia vissuta sul campo dai pazienti, non solo nei rapporti internazionali.
Se la Lombardia vuole continuare a essere modello, dovrà investire non solo nei miracoli della robotica o dell’intelligenza artificiale, ma nella cura quotidiana: nell’accesso, nelle liste d’attesa, nella presa in carico globale della persona, nella sanità di territorio, nella prevenzione.
In questo momento, la regione ha la finestra aperta: l’attenzione internazionale, le risorse europee, l’innovazione tecnologica in pieno sviluppo. Se saprà usarle bene, potrà confermare e rafforzare il primato — non come vanto, ma come promessa mantenuta per ogni cittadino lombardo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA