10:31 am, 12 Settembre 25 calendario

Baby Gang e l’operazione anti-droga nel Lecchese: il lato oscuro del trap italiano

Di: Redazione Metrotoday
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Una maxi operazione dei carabinieri di Lecco ha turbato nelle ultime ore il mondo della musica trap e non solo. Cinque arresti, tra cui quello clamoroso di Zaccaria Mouhib, meglio noto come Baby Gang, hanno portato alla luce un vasto giro di spaccio di droga e detenzione illegale di armi, tra cui un AK-47, utilizzate non solo per attività criminali ma anche come elemento scenografico nei videoclip musicali.

L’arresto di Baby Gang è avvenuto in un albergo di Milano nella notte tra il 10 e l’11 settembre, poche ore dopo la sua partecipazione – regolarmente autorizzata – al concerto di Emis Killa a Rho-Fiera Milano. Una perquisizione tempestiva ha permesso ai carabinieri di trovare una pistola con matricola abrasa, facendo scattare immediatamente l’arresto in flagranza per detenzione di arma clandestina e ricettazione.

La maxi operazione dei carabinieri di Lecco

L’indagine, coordinata dalla Procura di Lecco, ha preso il via quasi due anni fa e ha messo sotto la lente d’ingrandimento un’organizzazione criminale di matrice familiare, composta principalmente da soggetti di origine macedone residenti in Valsassina.

Oltre a Baby Gang, sono finiti in carcere Hetem Zilbehar, capofamiglia di 50 anni circa, suo figlio Hetem Mevljudin e altri familiari, tutti accusati di detenzione e porto illegale di armi da fuoco, anche da guerra, oltre che spaccio di cocaina con un giro d’affari stimato in almeno 12mila euro al mese.

Un sequestro particolarmente rilevante è stato quello di un fucile mitragliatore modello AK-47, arma da guerra di fabbricazione ex cecoslovacca, completa di munizioni e perfettamente funzionante, utilizzata per riprese di videoclip musicali di Baby Gang e Simba La Rue, altro noto trapper lecchese oggi detenuto per reati simili.

La scoperta di armi così potenti e illegali, usate come accessori in videoclip musicali, ha profondamente colpito non solo le autorità ma anche l’opinione pubblica, sollevando interrogativi sulla relazione tra il mondo della musica trap e la criminalità organizzata.

Baby Gang: dal successo musicale alle vicende giudiziarie

Zaccaria Mouhib, classe 2001, in arte Baby Gang, è ormai una figura centrale nel panorama musicale italiano della trap. Il suo stile crudo e la sua immagine ribelle gli hanno garantito un grande seguito tra i giovani, ma allo stesso tempo lo hanno portato più volte al centro di vicende giudiziarie.

Nel luglio 2024, è stato condannato in appello a 2 anni e 9 mesi per la sparatoria di Corso Como a Milano del 2022, episodio che ha già visto coinvolti anche Simba La Rue e altri soggetti. A questa vicenda si aggiungono violazioni degli arresti domiciliari, detenzioni di armi e ora il recente arresto per possesso di arma clandestina e ricettazione.

Nonostante i problemi con la giustizia, la carriera artistica di Baby Gang ha continuato a prosperare: lo testimonia il recente concerto al Forum di Milano, che ha attirato 15.000 spettatori. Questo dualismo tra vita pubblica e vicende criminali ha reso la sua figura particolarmente controversa.

Il giro di armi e droga: una rete familiare radicata in Valsassina

L’organizzazione smantellata è riconducibile a una famiglia macedone residente a Introbio, in Valsassina, già nota alle forze dell’ordine per reati gravi. Il capofamiglia Hetem Zilbehar e i suoi parenti avevano costruito un sistema efficiente per il traffico di cocaina e il possesso illegale di armi da fuoco comuni e da guerra.

Le armi sequestrate durante l’operazione – oltre all’AK-47 – comprendono pistole modificate con silenziatore e pistole rubate recentemente nel Comasco. Alcuni membri della famiglia erano già sottoposti a restrizioni, ma la rete criminale si era riorganizzata, ripartendo i compiti e continuando lo spaccio anche attraverso case popolari come quelle di via Di Vittorio a Calolziocorte.

Un aspetto particolarmente inquietante è rappresentato dall’uso delle armi non solo come strumenti di intimidazione e difesa nell’ambito dello spaccio, ma anche come simboli di potere e prestigio nei videoclip musicali, rafforzando così un’immagine di violenza e illegalità che si riverbera sulla cultura giovanile.

La svolta investigativa: cellulari sequestrati e foto compromettenti

Un momento chiave nell’indagine è stato il sequestro di telefoni cellulari nel carcere di Pescarenico, dove alcuni membri della famiglia erano detenuti. Dalle immagini trovate sui dispositivi emergevano foto di armi e sostanze stupefacenti, in particolare il fucile d’assalto AK-47, ricollegabile a quello sequestrato in Valsassina.

Le indagini tecniche condotte dai RIS hanno confermato che l’arma era la stessa utilizzata durante la sparatoria del 2022 a Milano, episodio che ha portato alle condanne di Baby Gang e Simba La Rue.

Questi riscontri hanno permesso di stringere il cerchio intorno alla famiglia macedone e al rapper lecchese, fino all’arresto in flagranza di Mouhib a Milano.

Un modello che intreccia trap e violenza reale

L’operazione condotta dai carabinieri di Lecco sottolinea come il mondo della musica trap italiana sia, in alcuni casi, un terreno di incontro per dinamiche criminali. L’uso di armi da guerra nei videoclip è un chiaro segnale di come certi artisti alimentino l’immagine di violenza per costruire un’immagine mediatica, spesso legata a storie personali di marginalità, ma che rischia di influenzare negativamente soprattutto i più giovani.

Questa vicinanza tra musica, illegalità e cultura giovanile rappresenta una sfida complessa per le istituzioni e la società civile, chiamate a trovare strumenti efficaci per prevenire il radicamento di queste dinamiche criminali.

La conferenza stampa tenutasi presso il comando provinciale dei carabinieri di Lecco ha visto la partecipazione del comandante provinciale Nicola Melidonis, del procuratore Ezio Domenico Basso e del colonnello Andrea Domenici, comandante del reparto operativo.

Tutti hanno sottolineato la complessità dell’indagine e l’importanza della collaborazione tra forze dell’ordine per ottenere risultati significativi in contesti difficili.

L’arresto di Baby Gang ha sollevato un intenso dibattito pubblico, tra chi condanna fermamente il suo coinvolgimento in attività criminali e chi evidenzia le difficoltà di un giovane cresciuto in contesti difficili.

Nei prossimi mesi si attendono ulteriori sviluppi giudiziari, sia per Baby Gang che per gli altri arrestati, e nuove informazioni che potranno far luce su altri aspetti della rete criminale.

Il contesto italiano della musica trap e la criminalità

La vicenda di Baby Gang non è un caso isolato in Italia. Negli ultimi anni, diversi artisti della scena trap sono stati coinvolti in episodi giudiziari legati a droga, armi e violenze.

La trap, con la sua origine nelle periferie e nelle aree marginali, racconta spesso storie di difficoltà sociali e fa della ribellione un suo tratto distintivo. Tuttavia, quando l’immagine pubblica si intreccia con attività illecite reali, la linea tra finzione artistica e realtà diventa pericolosamente sottile.

12 Settembre 2025
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