11:37 am, 10 Settembre 25 calendario

Svelato l’archivio biologico del pianeta Marte

Di: Redazione Metrotoday
condividi

Solfati marziani: il rover Perseverance riaccende la speranza di vita su Marte

Da quando ha toccato il suolo di Marte nel febbraio 2021, il rover Perseverance ha trasportato con sé la promessa di svelare gli enigmi del passato marziano. Ora, a più di quattro anni dall’atterraggio nel cratere Jezero, la scoperta di solfati in strutture rocciose affioranti riapre uno scenario che potrebbe cambiare la comprensione della storia del Pianeta Rosso.

Il ritrovamento e il suo significato

In una delle zone sedimentarie del cratere Jezero, denominata formazione Shenandoah, Perseverance ha individuato depositi di solfati di calcio incastonati in fratture delle rocce. Questi minerali si formano quando l’acqua evapora, lasciando concentrazioni saline in specifiche cavità. Il ritrovamento non è una scoperta qualunque: i solfati possono funzionare da “archivi naturali”, preservando tracce di condizioni ambientali antiche, e addirittura impronte chimiche di vita primordiale, almeno sulla Terra.

Le analisi sono state compiute grazie allo strumento laser a distanza, capace di identificare la composizione mineralogica senza contatto diretto, supportato da sensori visivi ad alta risoluzione e spettrometri dedicati all’individuazione di composti organici — un vero microscopio psichico che penetra nel tempo.

Dagli scopritori della luce a chi cerca carbonati

Non è la prima volta che i rover americani si imbattono in roccia che racconta una storia di acqua perduta. Curiosity, nella sua missione nel cratere Gale, ha individuato carbonati nel sottosuolo: una testimonianza della trasformazione dell’anidride carbonica in roccia, con implicazioni climatiche ed evolutive profonde. Tuttavia, questi depositi spesso restano invisibili alle orbite perché coperti da strati superficiali, resi opachi da distrazioni minerali come, appunto, i solfati.

Pertanto, una missione in situ come quella di Perseverance consente di svelare territori nascosti che gli orbiter non riescono a percepire, confermando che il cratere Jezero fu un lago e un delta, un tempo ricco d’acqua capace di ospitare ambiente favorevole alla vita.

Stratigrafia e tempo: due chiavi per aprire il passato

I solfati rinvenuti non sono uniformi: alcuni si sono depositati in profondità, a decine di metri sotto la superficie; altri sono emersi più superficialmente. Questa differenza stratigrafica suggerisce che il cratere non visse un solo processo deposizionale, ma più fasi geologiche distinte. Ciò fornisce la possibilità di isolare campioni da epoche diverse, con condizioni chimiche e termodinamiche variegate, da analizzare in dettaglio su Terra.

Un pianeta arido che fu una volta verde

L’importanza dei solfati non si limita alla scoperta locale. Marte mostra oggi un volto arido e severo, ma sappiamo che miliardi di anni fa era diverso: ricco di acqua, probabilmente con un’atmosfera più densa e temperature più miti. I cerchi lacustri, i delta fluviali, le rocce sedimentarie raccontano una storia di esperienze idriche. Le sfide successive — il raffreddamento, la dispersione atmosferica, la perdita dell’acqua — trasformarono il pianeta in un deserto freddo e sterile.

Perché i solfati? Un archivio minerale e biologico

Le ragioni per cui i solfati attirano così tanto l’interesse scientifico sono concrete:

Testimoni dell’acqua antica — la loro formazione è legata all’evaporazione.

Termo-archivi — possono preservare con successo molecole organiche.

Varchi temporali — la loro formazione in diversi strati indica evoluzione ambientale.

Paralleli terreni — sulla Terra, minerali simili sono spesso associati a vita microbica primordiale.

Se in futuro si potessero analizzare questi depositi in laboratorio, forse scopriremmo tracce di qualcosa di insolito… ovvero, di noi stessi.

Il lavoro instancabile di Perseverance

Il rover non si limita a fotografare: lavora, abbatte polvere, incide croste rocciose, perfora, cataloga campioni che poi saranno raccolti e custoditi per un ritorno futuro sulla Terra. Lo strumento SuperCam, con i suoi laser e spettrometri, è il detective silenzioso che scova solfati, organici e segnali rocciosi. Mastcam-Z documenta ogni dettaglio visivo; SHERLOC indaga molecole per molecola; MEDA monitora atmosfera e polveri; e tutto legato attraverso sistemi di campionamento automatizzato.

Missioni di ritorno e nuovi orizzonti

Ciò che emerge è un percorso chiaro: Perseverance sta compilando una biblioteca geologica marziana. I campioni raccolti, se recuperati da missioni future, ci offriranno una nuova frontiera nella ricerca di vita extraterrestre. Le diverse condizioni documentate dai solfati, unite a quelle dei carbonati o di altri silenzi minerali, potrebbero costituire un mosaico unico per ricostruire la storia di Marte.

Un cratere che parla di vita, memoria, futuro

Il ritrovamento dei solfati nella formazione Shenandoah non significa “vita su Marte” oggi. Ma rappresenta un ponte verso quegli ambienti di miliardi di anni fa in cui l’acqua scorreva, sedimenti si posavano, minerali si formavano e forse microscopiche forme di vita respiravano.

10 Settembre 2025 ( modificato il 9 Settembre 2025 | 11:44 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA