8:10 am, 10 Settembre 25 calendario

Pressioni senza precedenti: l’Occidente punta al “crollo” dell’economia russa

Di: Redazione Metrotoday
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In un quadro internazionale sempre più teso, la guerra in Ucraina ha svelato un nuovo capitolo della geopolitica economica: gli Stati Uniti, guidati dal segretario al Tesoro Scott Bessent, lanciano un appello urgente all’Unione Europea per spingere fino al limite la pressione su Mosca. L’obiettivo è ambizioso: far crollare l’economia russa e costringere Vladimir Putin al tavolo delle trattative.

“Facciamo crollare l’economia russa”

È trascorsa solo pochissima distanza tra l’attacco missilistico russo che ha colpito il cuore delle istituzioni di Kiev e l’annuncio di Washington. Intervistato da una popolare trasmissione statunitense, il segretario al Tesoro ha chiarito: “Siamo pronti ad aumentare la pressione sulla Russia, ma abbiamo bisogno che i nostri partner europei ci seguano.” È una dichiarazione perentoria, che dipinge l’economia russa come un castello di carte pronto a cadere se saranno imposte sanzioni secondarie sui paesi acquirenti del petrolio russo. Una pressione concordata potrebbe portare a un vero “crollo”, ha sottolineato, e spingere il Cremlino verso la via diplomatica. È il classico “oggi o mai più”: la resistenza dell’esercito ucraino contro la resilienza dell’economia moscovita rappresenta una corsa contro il tempo.

Le armi economiche: sanzioni secondarie e dazi mirati

Stiamo parlando di un salto di intensità nella politica sanzionatoria. Le sanzioni secondarie sono strumenti che colpiscono paesi terzi — soprattutto quelli che continuano ad acquistare petrolio o gas russo — imponendo dazi punitivi e isolamento finanziario. L’India ha già sperimentato questa linea dura: è stata oggetto di tariffe supplementari del 25%, che vanno ad aggiungersi a quelle già in vigore, per un totale che raggiunge il 50% sui prodotti importati. Si tratta di una forma di coercizione indiretta, che punta a isolare Mosca non solo direttamente, ma tramite i suoi canali commerciali.

Un’arma economica inedita: la guerra dei flussi commerciali

La strategia delineata entra nel merito di ciò che anima la resilienza economica russa: le esportazioni energetiche. Se l’Occidente riuscirà a bloccare o tassare pesantemente gli acquirenti del greggio moscovita, il calo dei ricavi sarà drammatico. Le immagini d’archivio mostrano come già oggi il mercato russo stia cercando di sostituire le esportazioni verso l’UE con nuove rotte, soprattutto asiatiche. Tuttavia, la capacità di sostituire queste vendite con ricavi equivalenti è limitata, soprattutto per tecnologie e beni di alto valore.

Ogni sanzione è un precedente

2022: immediatamente dopo l’invasione dell’Ucraina, la Russia finisce al centro di un vasto pacchetto di sanzioni che include il blocco del sistema bancario internazionale (SWIFT), il congelamento delle riserve estere e il sabotaggio dei flussi finanziari globali.

2023-2024: Mosca resiste accumulando riserve valutarie, sviluppando sistemi di pagamento alternativi e orientando il commercio verso Asia e Medio Oriente, in una strategia nota come “Fortaleza Russia”.

2025 inizi: Gli US Treasury, sotto la guida dello stesso Bessent, considerano reintegrare alcune banche russe nel sistema SWIFT, a patto di concessioni politiche reali. Parallelamente, alcuni allentamenti sotto forma di incentivi vengono proposti all’interno di un gioco a due velocità tra sanzioni e dipendenza.

Settembre 2025: il contesto cambia. Gli attacchi russi sull’Ucraina raggiungono un nuovo picco di ferocia. La risposta statunitense e il suo appello all’UE non sono solo reattivi, ma costituiscono una mossa pianificata per arrivare a una vera pressione militare ed economica.

Sfide su più fronti: UE divisa o compatta?

L’Unione Europea si trova di fronte a un bivio. Da una parte l’urgenza strategica: sostenere l’Ucraina, disinnescare la guerra e bloccare l’export energetico russo. Dall’altra, il rischio concreto di ritorsioni economiche: aumenti dei prezzi dell’energia, inflazione, tensioni politiche interne. Mentre l’opinione pubblica chiede coesione, alcuni paesi membri mostrano esitazione, sospettando che l’isolamento di Mosca possa generare un effetto boomerang contro i propri interessi economici.

Il prezzo politico e sociale del “crollo”

Economicamente parlando, far collassare un’economia non è operazione veloce. Significa far crollare PIL, consumi, investimenti e fiducia. Le conseguenze interne in Russia potrebbero essere enormi: austerità, controlli più rigidi, nazionalizzazione di settori strategici, repressione politica. Tuttavia, il costo politico è alto: alimentare la narrazione del nemico esterno rafforza Putin, rendendo più difficile un vero negoziato.

Scenari aperti

Scenario A – Pressione compatta e risultato diplomatico: Gli USA e l’UE coordinano misure efficaci, l’economia russa subisce un colpo mortale e Mosca accetta negoziati.

Scenario B – Frattura e resistenza: L’UE si divide, l’isolamento resta parziale, l’economia regge quel tanto che basta a proseguire la guerra.

Scenario C – Spirale di escalation: Le sanzioni generano una reazione russa che va dall’esportazione meno controllata di energia all’instabilità regionale, fino a conflitti proxy.

Siamo entrati forse in una fase chiave della geopolitica: gli Stati Uniti lanciano la sfida, chiedono all’Europa di rinnovare l’impegno e promettono che, se agito all’unisono, l’effetto potrebbe essere devastante per Mosca. Non si tratta più di sanzioni occasionali, ma di una strategia sistemica — una guerra economica con obiettivo ben definito: mettere Putin con le spalle al muro.

La vittoria di questa impresa dipenderà, oggi più che mai, dalla determinazione europea. E dalla capacità dell’Occidente di sostenere uno sforzo duraturo, tra tensioni interne e incertezze globali.

10 Settembre 2025 ( modificato il 9 Settembre 2025 | 11:17 )
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