Francia in bilico: Macron affida a Lécornu il timone del Governo

Una nomina urgente e simbolica
In un clima politico già teso, Emmanuel Macron ha designato Sébastien Lécornu come nuovo Primo Ministro. La scelta giunge all’indomani della caduta del governo guidato da François Bayrou, travolto da un voto di sfiducia all’Assemblea nazionale con una bocciatura netta.
Lécornu, già Ministro della Difesa, è stato incaricato dal Presidente di avviare consultazioni con i principali gruppi parlamentari per cercare un accordo sul bilancio e stabilizzare la situazione politica. Solo in un secondo momento potrà presentare la squadra di governo.
Un fedelissimo al centro della scena
A 39 anni, Lécornu rappresenta uno dei volti più solidi e affidabili del macronismo. Membro stabile dell’esecutivo fin dal 2017, ha coperto incarichi chiave: Transizione ecologica, Collettività locali, Territori d’oltremare e, più recentemente, Difesa.
La sua carriera politica affonda le radici nella destra tradizionale, prima di approdare al progetto centrista di Macron. Già a 22 anni consigliere ministeriale, sindaco di Vernon poco dopo, Lécornu incarna l’ascesa precoce di un politico di professione. Militante da giovanissimo, è stato spesso indicato come una promessa di lungo corso, capace di conciliare pragmatismo e fedeltà alla linea presidenziale.
Il dossier della Difesa: un’eredità strategica
Come Ministro della Difesa, Lécornu ha gestito un piano straordinario di rafforzamento militare: la legge di programmazione 2024-2030 prevede 413 miliardi di euro di investimenti. Un impegno che segna il ritorno della Francia come potenza militare di primo piano in Europa, con l’ammodernamento dell’arsenale nucleare, l’espansione della flotta navale, l’aumento dei riservisti e nuove capacità industriali nel settore bellico.
Lécornu è stato inoltre figura centrale nel “Grande Dibattito Nazionale” dopo la crisi dei Gilet Gialli e nella gestione delle tensioni nei territori d’oltremare, in particolare a Guadalupa, dove ha dovuto affrontare proteste sociali di forte intensità.
Instabilità cronica e proteste diffuse
Il governo Bayrou, insediato appena nel dicembre 2024, aveva promesso rigore nei conti pubblici con un piano di tagli da oltre 40 miliardi di euro. La linea di austerità ha però presto generato frizioni, fino alla clamorosa bocciatura parlamentare.
Con la nomina di Lécornu, Macron arriva così al quinto Primo Ministro dal 2022 e al settimo complessivo nei suoi due mandati. Una rotazione continua che evidenzia la fragilità politica dell’Eliseo e la difficoltà di mantenere maggioranze stabili.
Parallelamente, il movimento di protesta “Blocchiamo Tutto”, erede dei Gilet Gialli, prepara una nuova ondata di mobilitazioni. Sono annunciati scioperi, blocchi e manifestazioni in tutto il Paese. Il governo ha già disposto un imponente dispiegamento di forze dell’ordine: circa 80.000 agenti saranno in campo per prevenire disordini.
Reazioni politiche: un coro di diffidenze
La nomina di Lécornu non ha pacificato il quadro politico.
La sinistra radicale accusa Macron di aver scelto la continuità con politiche impopolari e prepara una nuova mozione di sfiducia.
Il Rassemblement National definisce Lécornu “l’ultima cartuccia di Macron”, mantenendo però un atteggiamento attendista: pronto a trattare su alcuni capitoli di bilancio, ma pronto anche a cavalcare l’opposizione.
I socialisti hanno ribadito di non voler partecipare a un percorso che ignora le difficoltà reali di milioni di cittadini.
Il nuovo Primo Ministro appare dunque in salita: dovrà gestire un Parlamento spaccato, movimenti sociali in fermento e una società polarizzata.
Macron e la scelta della continuità
La decisione di affidarsi a Lécornu è chiara: Macron non ha cercato convergenze a sinistra né compromessi arditi, ma ha preferito puntare su un uomo di fiducia, capace di incarnare la linea presidenziale senza deviazioni.
Il compito principale del nuovo capo del governo sarà la costruzione di un accordo sul bilancio 2026. Una partita decisiva non solo per i conti dello Stato, ma per la tenuta stessa della presidenza. Solo dopo il superamento di questo ostacolo Lécornu potrà formare il suo esecutivo e delineare un’agenda politica di medio periodo.
Un futuro tra incertezze e prove di forza
La nomina di Sébastien Lécornu arriva in un momento di massima vulnerabilità politica per la Francia. Il rischio di instabilità è alto, la sfida delle piazze imminente e la frattura tra istituzioni e cittadini ancora aperta.
La scelta di Macron rappresenta un atto di fiducia verso un giovane leader di lungo corso, ma anche un azzardo: il successo di Lécornu dipenderà dalla sua capacità di trovare compromessi, contenere la protesta sociale e traghettare il Paese verso un equilibrio ancora lontano.
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