Panatta senza filtri: “Alcaraz ha qualcosa in più di Sinner”

In una domenica che sa di epica, la finale degli US Open 2025 ha visto Carlos Alcaraz imporsi su Jannik Sinner in un match in quattro set, con i seguenti parziali: 6-2, 3-6, 6-1, 6-4. Una battaglia intensa, degna di un grande racconto. E il suo commento, affidato alle frequenze de La Domenica Sportiva, è arrivato con la schiettezza che solo un grande del tennis come Adriano Panatta può schivare.
Per l’ex campione romano, l’azzurro è “impressionante quando riesce a imporre il suo gioco”, ma Alcaraz, limpidissimo:
“Non me ne vogliano i fan di Sinner, ma Alcaraz ha più soluzioni tecniche… ha giocato decisamente meglio, più velocità, dritto più potente, un fisico da gomma, recuperi impossibili.”
Una sentenza netta e diretta: Alcaraz ha qualcosa in più. Ma Panatta non chiude ogni porta: “Ci sta che la prossima volta vincerà Sinner in tre set.” La stima resta alta, più un’analisi tecnica che un giudizio definitivo, sospesa tra rispetto e realismo.
L’equilibrio del match e il metro di giudizio
Nelle parole di Panatta emerge un concetto chiave: quando Sinner e Alcaraz sono al 100%, ogni partita diventa imprevedibile. Al Roland Garros si è visto: un match lunghissimo, vibrante, ribaltato da Alcaraz dopo aver salvato match point, un vero duello tra titani.
Panatta sottolinea che il talento da solo non basta: serve quel mix di ritmo, varietà, creatività che Alcaraz porta in campo come pochi. Eppure, Sinner non resta indietro: il suo gioco è uno schema di precisione e ritmo. Il problema per Alcaraz? Se non riesce a inventarsi qualcosa di straordinario, Sinner lo punisce. Chiuderà un match? “Quattro set più plausibili di uno 3-0″, pronostica Panatta, citando logica e rispetto per l’equilibrio tra i due fenomeni.
Rivalità d’oro: Sincaraz, l’erede dei Big-Three
Alcaraz vs. Sinner non è più solo un duello: è diventata la rivalità più emozionante del tennis post-era dei Fab Three. Il nome “Sincaraz” (fusione di Sinner e Alcaraz) lo racconta bene. Dal 2022 al 2025, i due hanno vinto 10 dei 13 Slam in palio e si sono affrontati più volte in finali importanti. Il bilancio attuale li vede lottare testa a testa, in un confronto che rimanda a Federer-Nadal-Djokovic per importanza e intensità.
Sinner, con il suo tennis definito e implacabile, e Alcaraz, estroverso, acrobatico e capace di soluzioni che sembrano uscite da un videocassetta futuristica. Due facce della stessa medaglia: modernità e spettacolo, ma anche sostanza tecnica e mentalità competitiva. Panatta li definisce “i degni eredi dei Big-3”.
Il dopomatch e gli sviluppi futuri
Dopo la finale, Alcaraz è tornato in cima al ranking ATP. Le cronache raccontano di una prestazione dominata da varietà di colpi, serve ritoccato e una maturità tattica da veterano di un altro pianeta. Sinner, da parte sua, ha mostrato grande sportività: riconosce i suoi limiti e la necessità di evolvere, annunciando l’intenzione di rendere il suo gioco meno prevedibile e più variegato.
Il duello si intensifica: Sinner, più votato alla costanza; Alcaraz, estroso ma imprevedibile. Ma entrambi, oggi, chiamati a essere più completi se vogliono dominare il circuito. Il vero test sarà capire chi riuscirà a rompere l’equilibrio e a imporsi in modo più continuo e globale.
Due gladiatori, un solo ring
Panatta ha ragione: non ci sono più favoriti fissi. Quello tra Alcaraz e Sinner è un confronto che regala spettacolo, strategia, cuore, fatica. Non è mai uno scontro da epilogo già deciso, ma piuttosto una lotta di titani moderni, con posizioni e stili diversi ma ugualmente irresistibili.
Ecco cosa resta dopo questo palcoscenico: due giovani pronti a scrivere la storia del tennis. E un testimone d’eccezione, Panatta, che ci ricorda che nel tennis, come nella vita, serve sempre qualcosa in più. Per lui, questa volta, lo aveva Alcaraz… ma domani? Domani potrebbe essere il turno di Sinner.
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