5:12 pm, 3 Settembre 25 calendario

Basta fabbriche di pesce: l’allarme di Greenpeace

Di: Redazione Metrotoday
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“Il Mediterraneo non è una fabbrica di pesce”. Con questo slogan, Greenpeace Italia lancia un appello urgente contro l’espansione degli allevamenti ittici intensivi, definiti dall’organizzazione come “fabbriche sommerse” che minacciano la salute dei mari, degli animali e degli esseri umani.

La crescita incontrollata dell’acquacoltura

Nel 2023, l’acquacoltura italiana ha registrato un fatturato di oltre 304 milioni di euro, con una produzione di 54.400 tonnellate di pesce provenienti da oltre 700 impianti sparsi sul territorio nazionale. Le specie più allevate sono la trota, l’orata e la spigola. Tuttavia, dietro questi numeri si celano gravi problematiche ambientali e sanitarie.

Gli allevamenti intensivi rilasciano quotidianamente enormi quantità di deiezioni, mangimi, antibiotici e pesticidi nei mari, alterando l’equilibrio degli ecosistemi costieri e minacciando la biodiversità. Inoltre, per produrre 1 kg di tonno allevato, sono necessari fino a 20 kg di pesce trasformato in mangime, aumentando la pressione sugli stock marini anziché ridurla.

Sofferenza animale e rischi per la salute umana

Gli allevamenti intensivi non solo danneggiano l’ambiente, ma condannano milioni di pesci a sofferenze atroci. Studi scientifici hanno dimostrato che i pesci sono esseri senzienti, capaci di percepire dolore, paura e stress. In questi impianti, sono costretti a vivere in spazi sovraffollati e in condizioni di scarsa qualità dell’acqua, esponendoli a malattie e lesioni.

Inoltre, l’uso massiccio di antibiotici e pesticidi negli allevamenti contribuisce allo sviluppo dell’antibiotico-resistenza, una delle principali minacce sanitarie globali. Residui di farmaci e metalli pesanti possono entrare nella catena alimentare, contaminando il pesce che finisce nei nostri piatti e mettendo a rischio la nostra salute.

L’espansione incontrollata: il caso di Battipaglia

Un esempio emblematico di questa tendenza è rappresentato dal progetto di allevamento di tonni rossi previsto a Battipaglia, in Campania. Questo impianto intensivo rappresenta un salto nel buio in termini di impatto ambientale, trasparenza e sostenibilità. In un contesto in cui mancano regole certe, dati aggiornati e controlli efficaci, promuovere il settore in queste condizioni è una minaccia per la salute dei nostri mari e dei suoi abitanti.

La domanda che dobbiamo porci non è come far crescere gli allevamenti intensivi di pesce, ma se possiamo davvero permettercelo. La risposta, per chi tiene all’ambiente, è no.

L’alternativa sostenibile esiste

Non abbiamo bisogno di allevamenti intensivi in mare. Possiamo ridurre il consumo di pesce, sostenere la pesca artigianale e veramente sostenibile, e scegliere una dieta più vegetale, buona per noi, per gli animali e per il pianeta. Difendere il mare significa proteggere anche la nostra salute.

Greenpeace Italia chiede all’Unione Europea e al Governo Italiano di fermare l’espansione degli allevamenti intensivi di pesce e di avviare una conversione ecologica di quelli esistenti. È necessario bloccare la costruzione di nuovi impianti e promuovere pratiche di acquacoltura sostenibile, rispettose dell’ambiente e degli animali.

Gli allevamenti intensivi di pesce rappresentano una minaccia per l’ambiente, la biodiversità, la salute umana e il benessere degli animali. È fondamentale fermare questa espansione incontrollata e promuovere un modello di acquacoltura sostenibile e rispettoso degli equilibri naturali.

3 Settembre 2025 ( modificato il 2 Settembre 2025 | 17:17 )
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