11:12 am, 1 Settembre 25 calendario

Terremoto devastante in Afghanistan: terza tragedia sismica in pochi anni

Di: Redazione Metrotoday
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Una notte che ha cambiato il volto dell’est del Paese

La notte tra domenica 31 agosto e lunedì 1° settembre 2025, alle ore 23:47 locali, un terribile terremoto di magnitudo 6.0, con epicentro nella provincia di Nangarhar e Kunar, vicino a Jalālābād, ha scosso violentemente l’Afghanistan orientale, estendendo le sue scosse fino alle aree vicine al confine con il Pakistan.

L’evento è stato tra i più devastanti registrati negli ultimi anni. Oltre 800 persone hanno perso la vita e almeno 1.300 sono rimaste ferite. Si tratta di un bilancio ancora provvisorio, destinato ad aggravarsi con il proseguire delle operazioni di soccorso.

Zone colpite: distruzione e difficoltà logistiche

Le aree maggiormente colpite includono vari distretti della provincia di Kunar — tra cui Nur Gul, Soki, Watpur, Manogi e Chapadare — dove interi villaggi sono stati rasi al suolo da scosse potentissime.

Anche nella provincia di Nangarhar, specialmente nel distretto di Darai Nur, si registrano vittime e ingenti danni: qui le abitazioni, costruite perlopiù in fango e pietra, non hanno retto all’urto del sisma.

La natura delle costruzioni ha contribuito al crollo generalizzato degli edifici. Le frane e le piogge hanno interrotto le vie di comunicazione e reso difficoltosa l’accessibilità, rallentando ulteriormente l’arrivo dei soccorsi.

La risposta emergenziale: tra elicotteri, volontari e ritardi critici

Le autorità locali hanno mobilitato squadre di emergenza, inviato medici dalle province vicine e organizzato trasporti in elicottero verso Jalalabad per evacuare feriti gravi e portare i defunti nei centri urbani.

Il portavoce del ministero della Salute ha sottolineato come le operazioni procedano con estrema difficoltà: molte zone rimangono isolate e raggiungibili solo dopo ore di cammino. La macchina dei soccorsi è limitata da risorse scarse e infrastrutture inadeguate.

Nonostante gli appelli, la risposta della comunità internazionale appare finora timida e insufficiente, segno dell’isolamento in cui il Paese si trova da anni.

Un’emergenza nel cuore di una crisi umanitaria

Il terremoto arriva in un Paese già duramente provato da decenni di conflitto, instabilità politica e isolamento diplomatico. Le province colpite erano già tra le più fragili e vulnerabili, prive di strutture sanitarie moderne e con vie di comunicazione ridotte al minimo.

La tragedia ricorda drammaticamente eventi recenti: nel 2022 un sisma di magnitudo simile aveva provocato circa mille morti. La ricorrenza di questi eventi naturali, unita alla cronica povertà, lascia intere comunità esposte a un ciclo di distruzione e ricostruzione senza tregua.

Il territorio afghano è soggetto a intensi movimenti tettonici dovuti alla collisione tra la zolla indiana e quella eurasiatica, una delle zone più attive al mondo in fatto di terremoti.

In particolare, l’area intorno all’Hindu Kush è caratterizzata da faglie profonde che producono scosse frequenti, spesso devastanti per i villaggi rurali costruiti con materiali poveri. Il terremoto di quest’anno, con una profondità limitata, ha rilasciato un’energia tale da provocare anche numerose scosse di assestamento, alcune di notevole intensità.

Le comunità rurali delle province orientali vivono in condizioni di estrema precarietà. Le abitazioni, spesso realizzate con fango e legno, non offrono alcuna resistenza sismica. Gli ospedali sono pochi e male attrezzati, le strade sterrate diventano impraticabili a causa delle frane, mentre la carenza di comunicazioni rapide ostacola i soccorsi.

La tragedia evidenzia un problema strutturale: senza interventi di lungo termine, ogni nuovo terremoto continuerà a trasformarsi in catastrofe.

Le azioni immediate e resilienza

  • Assistenza medica d’urgenza: installazione di campi ospedalieri mobili e invio di medicinali, plasma e sangue per trasfusioni.
  • Supporto logistico: apertura di corridoi umanitari, utilizzo di elicotteri e veicoli fuoristrada per raggiungere i villaggi isolati.
  • Ripristino delle infrastrutture: ricostruzione di ponti e strade distrutte da frane e smottamenti.
  • Alloggi provvisori: distribuzione di tende, container abitativi e rifugi temporanei per le migliaia di senzatetto.
  • Costruzioni antisismiche: promuovere l’uso di tecniche edilizie resistenti, accessibili e compatibili con i materiali locali.
  • Educazione alla protezione civile: organizzare esercitazioni e campagne di sensibilizzazione.
  • Mappatura dei rischi: individuare le zone a maggiore pericolo e pianificare strategie di evacuazione.
  • Partnership internazionali: trasformare gli aiuti emergenziali in programmi strutturati di sviluppo e prevenzione.

Solidarietà e responsabilità globale

Il sisma dimostra come l’Afghanistan, pur lontano dai riflettori geopolitici, resti un banco di prova per la solidarietà internazionale. Non bastano aiuti temporanei: occorre una strategia di ricostruzione che restituisca dignità alle popolazioni colpite e che impedisca al prossimo terremoto di trasformarsi nell’ennesima tragedia.

Il terremoto dell’Afghanistan orientale ha riportato all’attenzione del mondo la fragilità di un Paese già piegato dalla crisi. Oltre 800 vittime, villaggi rasi al suolo e una popolazione che ora vive tra macerie e dolore. La catastrofe non è solo naturale, ma anche sociale: la vulnerabilità strutturale si trasforma in tragedia umanitaria.

1 Settembre 2025
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