Italia-Francia, lo scontro sul “dumping fiscale”

Una frase che accende la crisi
Le relazioni tra Italia e Francia hanno vissuto un nuovo momento di tensione dopo le parole pronunciate dal primo ministro francese François Bayrou, che ha accusato Roma di praticare “dumping fiscale”. Secondo il leader transalpino, la flat tax italiana rappresenterebbe una forma di concorrenza sleale, capace di attrarre i contribuenti più facoltosi e di penalizzare i sistemi fiscali degli altri Paesi europei. L’accusa, lanciata in diretta televisiva, ha immediatamente scatenato un acceso dibattito internazionale e una ferma reazione da parte di Palazzo Chigi.
La replica di Roma: ferma e perentoria
Il governo italiano ha respinto con decisione le parole del premier francese, definendole “totalmente infondate” e ribadendo come l’Italia non abbia alcuna intenzione di avviare pratiche di concorrenza fiscale sleale. Al contrario, Roma ha sottolineato di aver recentemente raddoppiato l’onere previsto per chi usufruisce della flat tax, passando da 100.000 a 200.000 euro, misura volta a rafforzare la credibilità del sistema tributario nazionale e a dissipare ogni sospetto di privilegi eccessivi.
Francia in difficoltà: un’accusa interna travestita da attacco esterno
L’attacco all’Italia arriva in un momento di grande incertezza politica per il governo francese, alle prese con tensioni interne e un imminente voto di fiducia. In questo quadro, le parole di Bayrou sembrano più che altro una mossa retorica per compattare il fronte interno, spostando l’attenzione dell’opinione pubblica verso un “nemico esterno” e rafforzando la narrativa di chi accusa i più ricchi di sfuggire al fisco nazionale.
Il mito del nomadismo fiscale
Nonostante l’enfasi con cui l’accusa è stata lanciata, i numeri raccontano un’altra realtà. L’Italia non appare come una meta privilegiata per i contribuenti francesi in fuga: la presenza transalpina sul territorio resta marginale e non vi è alcuna evidenza di flussi significativi di capitali in uscita da Parigi verso Roma. Il sistema italiano è ben lontano dall’essere un paradiso fiscale: il livello medio di tassazione sulle imprese e sui redditi rimane superiore a quello di altri Paesi europei noti per politiche fiscali aggressive.
L’Europa e la credibilità italiana
Paradossalmente, negli ultimi mesi l’Italia ha rafforzato la propria posizione sui mercati internazionali. La riduzione del deficit e la maggiore stabilità dei conti pubblici hanno restituito credibilità a Roma, tanto che i differenziali di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli francesi si sono ridotti, in alcuni casi persino invertiti. Una dinamica che ha sorpreso molti osservatori, abituati a considerare la Francia come un riferimento di stabilità rispetto all’Italia.
Cosa significa davvero “dumping fiscale”
Il termine “dumping fiscale” viene generalmente utilizzato per indicare politiche di tassazione particolarmente basse, pensate per attrarre imprese e capitali dall’estero. In Europa, da anni il dibattito si concentra su Paesi come Irlanda, Olanda o Lussemburgo, spesso accusati di approfittare delle maglie larghe delle regole comunitarie per offrire vantaggi competitivi. Inserire l’Italia in questa lista appare quindi poco realistico: la flat tax per i redditi elevati riguarda un numero limitato di contribuenti e non ha modificato in modo strutturale la competitività fiscale del Paese.
Rapporti bilaterali: un terreno già fragile
Le relazioni tra Roma e Parigi non sono nuove a tensioni. Negli ultimi anni, i due Paesi si sono scontrati su temi cruciali come l’immigrazione, la politica libica, la gestione delle crisi africane e persino la collocazione delle grandi opere infrastrutturali. L’episodio del dumping fiscale si inserisce dunque in una lunga serie di incomprensioni e polemiche che, pur non intaccando la cooperazione economica e militare di fondo, rendono i rapporti spesso fragili e oscillanti.
L’Italia, dal canto suo, ha invitato la Francia a concentrare gli sforzi comuni nella lotta ai veri paradisi fiscali all’interno dell’Unione Europea. Un modo per ribadire la disponibilità a un confronto costruttivo, ma al tempo stesso per respingere al mittente ogni tentativo di distorsione. La Francia, invece, potrebbe continuare a usare il tema del dumping fiscale come argomento politico interno, utile a guadagnare consensi nella fascia elettorale più sensibile al tema dell’equità tributaria.
Lo scontro sul dumping fiscale rappresenta l’ennesimo episodio di un rapporto complesso, fatto di cooperazione necessaria e rivalità latente. Se da un lato la Francia cerca di difendere la propria tenuta interna con attacchi esterni, dall’altro l’Italia ha colto l’occasione per riaffermare la solidità delle proprie politiche economiche. In mezzo, resta l’Europa, chiamata a mediare tra sovranità nazionali e regole comuni, in un contesto in cui la fiscalità è sempre più al centro delle sfide future.
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