10:57 am, 1 Settembre 25 calendario

Gaza in pericolo: il braccio di ferro sul mare

Di: Redazione Metrotoday
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Flotilla di solidarietà o provocazione?

Il multiforme convoglio marittimo parte da Barcellona, composto da decine di imbarcazioni provenienti da oltre 40 Paesi, con l’ambizioso obiettivo di sfidare il blocco navale imposto a Gaza. La Global Sumud Flotilla, equipaggiata con cibo, medicine e volontari, rappresenta il più ampio sforzo civile mai organizzato per allentare l’assedio imposto da Israele.

La scena è carica di simbolismo: figure note come la giovane attivista Greta Thunberg e l’ex sindaco di Barcellona Ada Colau si fanno portavoce di un appello urgente all’umanità. Il messaggio è chiaro: il mondo non può più voltarsi dall’altra parte davanti alla fame, alle torture silenziose della guerra, e alle condizioni disumane nella Striscia.

La risposta di Tel Aviv

Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano annuncia una linea dura: gli attivisti della flotta saranno trattati come terroristi. Le loro imbarcazioni potranno essere requisiti per usi ufficiali, e i partecipanti detenuti in condizioni rigide, ben distinte da quelle riservate ai civili. L’iniziativa viene bollata come una “provocazione mediatica” che minaccia la sicurezza nazionale. Questa scelta segna un’escalation nel confronto marittimo: non più solo respingimenti in alto mare, ma una vera criminalizzazione dell’atto simbolico.

Gli obiettivi e le origini della Global Sumud Flotilla

Nata durante il conflitto in corso a Gaza, la flotta riunisce movimenti diversi – dalla Freedom Flotilla Coalition, al Global Movement to Gaza, fino a Sumud Nusantara – in un’azione coordinata che unisce attivisti, medici, giornalisti e volontari. Con oltre 15.000 candidati registrati – circa 100 effettivi a bordo – si tratta di una risposta civile massiccia alle sofferenze di Gaza. La partenza avviene da porti come Genova, Barcellona e Tunisi, con arrivo previsto a metà settembre nel Mediterraneo orientale.

Stati Uniti: visti negati e diplomazia sospesa

Parallelamente, Washington estende fortemente le restrizioni sui visti per i palestinesi, sospendendo quasi tutte le autorizzazioni attive. Questo blocco non riguarda solo viaggi di piacere, ma anche motivi umanitari, medici, educativi e legati agli affari. Oltre ai casi individuali, il governo blocca o revoca i visti per i rappresentanti della Palestina alla Assemblea Generale dell’ONU, aggravando ulteriormente l’isolamento diplomatico della leadership palestinese.

Il conflitto sul campo e la crisi umanitaria

Il contesto è tragico: la guerra che prosegue dal 7 ottobre 2023 ha causato decine di migliaia di vittime civili, distruzioni massicce, fame estrema e crollo totale delle infrastrutture. L’accesso agli aiuti è fortemente limitato. Per questo, la flotta diventa un filo di speranza – o una minaccia da fermare – in un’area dove la diplomazia e il diritto umanitario sembrano oggi fuori corso.

Solidarietà contro isolamento

Da parte sua, la Global Sumud Flotilla si presenta come un’espressione concreta della società civile globale. L’azione non è militare, ma umanitaria: portatori di aiuti materiali e morali, in un momento in cui ogni corridoio terrestre è sigillato. L’intento è quello di smuovere coscienze e pressioni politiche affinché emergano soluzioni concrete.

Cos succede dal mare ai corridoi diplomatici?

La mossa di Israele – accusare e sequestrare – rischia di allontanare definitivamente una via diplomatica verso Gaza. L’ondata repressiva si accompagna a una politica di ostracismo: visti negati, blocco dei corridoi umanitari ufficiali, isolamento politico. È una strategia che punta a soffocare anche l’assistenza internazionale extra-istituzionale come quella portata dai volontari via mare.

Stiamo vedendo un nuovo modello di conflitto: la guerra mediatica con strumenti civili. Da un lato, la flotta vuole raccontare un altro racconto. Dall’altro, le autorità rispondono con leggi e politiche fatte su misura per silenziare la solidarietà. In mezzo, la popolazione civile continua a morire di fame, senza dignità e senza futuro.

La Global Sumud Flotilla incarna lo scontro più ampio tra mobilitazione popolare e logiche di sicurezza nazionali, tra azione civile e repressione politica, tra solidarietà internazionale e chiusura sistematica. Una prova potente: che chi vuole aiutare può essere etichettato terrorista. E che, di fronte alla guerra, ogni gesto di umanità diventa un campo di battaglia.

1 Settembre 2025
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