L’omicidio di Andriy Parubiy: un colpo al cuore della trincea ucraina

Una giornata soleggiata in una città che ha resistito a innumerevoli ondate di guerra e tensione politica: Lviv, conosciuta in italiano con il nome storico di Leopoli, si risveglia con una notizia che scuote ogni certezza. Andriy Parubiy, 54 anni, ex presidente della Verkhovna Rada e figura di primo piano della scena politica nazionale, è stato assassinato in pieno giorno. Il suo assassino, travestito da corriere, lo ha avvicinato a bordo di una e-bike e ha esploso otto colpi di pistola, uccidendolo sul colpo. L’episodio segna la tragedia di un Paese che continua a pagare un caro prezzo sul fronte interno, mentre resiste all’invasione.
Una strategia ben studiata
Alle 11:37 locali, nella via Yefremov, nel distretto di Sykhiv, le telecamere di sorveglianza registrano un uomo con casco integrale che, fingendo di essere un rider di consegne, si avvicina a Parubiy. Il killer ha estratto un’arma corta, esplodendo otto colpi a distanza ravvicinata. Poi ha nascosto la pistola nella borsa gialla utilizzata per le consegne e si è dileguato rapidamente a bordo di una bicicletta elettrica. Il crimine lascia sul posto diverse cartucce vuote e l’eco di una preparazione attentamente orchestrata.
Immediatamente è scattata l’“Operazione Sirene”: una caccia all’uomo che ha impegnato squadra mobile, servizi segreti interni, procura regionale e forze speciali, con posti di blocco e controlli capillari nel centro storico e nei sobborghi.
Il passato politico e il ruolo di Parubiy
Andriy Volodymyrovych Parubiy è stato una delle figure più emblematiche della politica ucraina post-Maidan. Nato nel 1971 e laureato in Storia presso l’Università di Lviv, militante in gioventù in movimenti nazionalisti, ha attraversato le principali tappe della storia recente del Paese. Durante la Rivoluzione della Dignità, è stato tra i leader delle forze di autodifesa, assumendo anche la segreteria del Consiglio di Sicurezza Nazionale nel 2014, in una fase cruciale culminata con l’annessione della Crimea da parte della Russia.
Dal 2016 al 2019 ha ricoperto il ruolo di presidente della Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, diventando un volto noto anche a livello internazionale. Negli ultimi anni aveva aderito al partito “European Solidarity”, facendosi portavoce di un’idea di Stato ancorata all’Europa, alla democrazia e alla resistenza sovrana all’aggressione russa.
La reazione della nazione
Il presidente Volodymyr Zelenskyy, appresa la notizia, ha definito l’episodio un “orrendo assassinio” e ha assicurato che «tutti i mezzi e le risorse saranno impiegati per catturare il colpevole». L’ex presidente Petro Poroshenko, da parte sua, ha parlato di «un colpo sparato al cuore dell’Ucraina». Altri politici, tra cui la vice-presidente della Rada Iryna Gerashchenko, non hanno escluso una responsabilità diretta della Russia, soprattutto alla luce del profilo deciso e nazionalista di Parubiy.
In poche ore, Leopoli si è trasformata in una città blindata. Le forze dell’ordine hanno rafforzato la sicurezza intorno agli edifici pubblici e ai palazzi governativi. Le sirene, echeggiate in tutta la città subito dopo l’attentato, hanno reso palpabile la paura diffusa tra i cittadini.
Analogie inquietanti
Il delitto si inscrive in una sequenza di attacchi mirati ad alte figure della rivoluzione e della resistenza ucraina. Solo nel luglio dell’anno scorso, la linguista ed ex parlamentare Iryna Farion era stata assassinata a Lviv in circostanze analoghe: un killer travestito aveva colpito sotto gli occhi increduli dei passanti. Poche settimane fa, il colonnello Ivan Voronych è stato ucciso a Kiev in un agguato che presenta analogie con un’operazione di intelligence.
Il filo rosso che unisce questi episodi è la strategia di destabilizzare il tessuto politico e sociale ucraino eliminando personalità simboliche. Non si tratta soltanto di togliere di mezzo individui di spicco, ma di inviare un messaggio chiaro: nessuno è al sicuro, nemmeno chi rappresenta il cuore della resistenza civile e politica.
Un Paese sotto serrata
L’omicidio di Parubiy non è soltanto una tragedia politica: è un monito inquietante che attraversa le strade, le piazze, la sicurezza cittadina. Leopoli, fino a ieri considerata relativamente sicura rispetto al cuore del conflitto, diventa teatro di una ferita aperta. L’azione dimostra come la guerra abbia ormai mille fronti, anche quelli che non paiono di primo livello, ma capaci di produrre effetti altrettanto destabilizzanti.
Il timore più grande è che simili operazioni possano diventare sempre più frequenti, trasformando le città occidentali dell’Ucraina in campi minati psicologici, oltre che in bersagli fisici. La guerra non è più soltanto nei cieli, nei campi di battaglia o lungo il fronte, ma dentro la quotidianità urbana.
L’assassinio di Andriy Parubiy segna una frattura profonda: dietro l’apparente normalità di una strada urbana, si nasconde un teatro di guerra psicologica, politica e simbolica. L’“Operazione Sirene” è la risposta immediata, ma la sfida collettiva riguarda la prosecuzione della tenuta morale, istituzionale e democratica dell’Ucraina.
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