Lago Natron: il rosso che incanta e inquieta

Intrighi di un lago… in fiamme
A nord della Tanzania, alle porte del confine con il Kenya, si cela un lago che pare appartenere a un altro pianeta. Il Lago Natron, disteso nel profondo solco della Rift Valley, si staglia con le sue tinte rosso-arancio, un effetto che colpisce lo sguardo tanto quanto la mente. La sua superficie appare come un mare di lava fredda, disegnato da pigre increspature rosse — ma ciò che lo rende unico non è un fenomeno artistico, bensì un crudele equilibrio chimico e biologico.
Un polo della vita… in condizioni estreme
Il segreto del colore è affidato a microorganismi estremofili, come gli haloarchaea e i cianobatteri pigmentati, capaci di prosperare in acque così ricche di sali, da raggiungere concentrazioni alcaline elevate — con valori di pH che sfiorano o superano il 10.5, prossimi a quelli dell’ammoniaca pura.
Grazie a queste alghe, il lago assume tonalità che vanno dal rosso intenso del profondo all’arancio delle zone meno profonde, creando un paesaggio che sembra dipinto da una tavolozza innaturale.
Un teatro biologico inospitale… eppure vitale
Il Lago Natron è un ambiente tanto bello quanto letale. La sua acqua è altamente caustica: contiene carbonato di sodio (il natron, da cui prende il nome), che storicamente veniva impiegato per l’imbalsamazione nell’antico Egitto
Le temperature possono superare i 40–50 °C, arrivando in casi estremi fino a 60 °C
Questo ambiente è così ostile che gli animali che vi muoiono vengono spesso “petrificati”: i loro corpi, straziati dall’ambiente, si calcificano restando sospesi nel contorno come memento di una fine improvvisa
Il fotografo Nick Brandt ha immortalato questi “misteriosi mummificati” in pose vitali, esaltando l’alone funereo ma affascinante del luogo. E tuttavia, proprio nelle acque più mortifere vive una delle più vaste colonie di fenicotteri minori (Phoeniconaias minor): qui trovano rifugio e nutrimento, in luoghi dove i predatori non osano avvicinarsi
Divengono essi stessi un’opera cromatica vivente, grazie ai pigmenti prelevati dalle alghe che filtrano con i loro becchi specializzati.
Oltre ai fenicotteri, sopravvivono solo poche specie adattate: tra queste dei piccoli pesci alcalini (genere Alcolapia), che popolano le zone marginali dove l’acqua è leggermente più temperata.
La geologia che forgia il lago
Il bacino del lago non si collega a fiumi né a mari; l’acqua vi arriva da torrenti stagionali (come il fiume Ewaso Ng’iro) e sorgenti termominerali che filtrano dal sottosuolo vulcanico, specialmente dal vicino vulcano attivo Ol Doinyo Lengai — l’unico al mondo a emettere lava carbonatitica ricca di carbonati. L’evaporazione intensa trattiene i sali al suo interno, aumentando progressivamente la concentrazione di soluzioni alcaline
Un patrimonio naturale da proteggere
Il Lago Natron è riconosciuto come zona umida di importanza internazionale secondo la Convenzione di Ramsar. Ma è anche un sito vulnerabile: progetti di sfruttamento del territorio, turismo mal gestito e l’alterazione delle fonti d’acqua possono compromettere l’habitat dei fenicotteri e degli altri organismi specializzati
Oltre il rosso: cosa racconta oggi il lago
Nel 2025, il Lago Natron rimane un simbolo vivente dello straniamento geografico e della resilienza biologica. È protagonista di documentari e servizi televisivi che ne svelano la bellezza aliena e le dinamiche di un ecosistema marginale e affascinante. E il suo cromatismo è osservabile anche dallo spazio: le immagini NASA ne registrano i cambiamenti stagionali, riflessi dei cicli di evaporazione e aumento dei microorganismi pigmentati
Lago Natron: tra cronaca e meraviglia
Nel cuore arido della Rift Valley, dove altre colline risplendono di vita selvaggia, il Lago Natron è un miraggio al rovescio: un mare ostile dove pochissimi scampano e tanti restano per sempre intrappolati. Un quadro impressionista di rossi profondi e alghe barocche, dove la vita si adatta con durezza estrema.
Lo narrano le temperature infuocate, le piogge “fantasma” che evaporano prima di toccare il suolo, le sorgenti geotermiche velenose, i microorganismi che sfidano ogni norma biologica. Lo raccontano i fenicotteri che nidificano indisturbati, i pesci che sopravvivono dove altri soccombono, quei resti pietrificati che sembrano guardarti con occhi eterni.
Il lago è un racconto che scorre tra i ghiacci dell’alcalinità, un paradosso di vita fragile in un mare che uccide. È un luogo di studio, di meraviglia e di avvertimento: la natura è splendida, ma può essere labile e crudele. Lago Natron ci ricorda che l’equilibrio è tutto, anche nel teatro dell’estremo.
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