1:18 am, 24 Agosto 25 calendario

Oltre le armi: la profezia della pace nel cuore della fede

Di: Redazione Metrotoday
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In un’epoca segnata dalla fragilità delle soluzioni politiche di fronte ai conflitti, una voce sorge dall’ambito teologico, con la fermezza di chi crede nella forza trasformativa della pietà. È quella di Giuliana Albano, teologa e docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, condirettrice della Scuola di Alta Formazione in Arte e Teologia. In un dialogo recente, spiega con chiarezza come invocare Maria – specificamente nel ruolo di “Regina della pace” – sia una manifestazione di energia interiore capace di trasformare la violenza in riconciliazione.

La pace che nasce dal cuore, non dalle armi

Ispirandosi all’invito di Papa Leone XIV a dedicare il 22 agosto – memoria della Beata Vergine Maria Regina – alla preghiera, al digiuno e alla supplica per la pace e la giustizia, Albano rilancia un messaggio urgente: la pace autentica germoglia nel cuore riconciliato con Dio, non nell’equilibrio instabile delle strategie mondane. Questa pace non si fonda su trattati o eserciti, ma su una maternità che cura, protegge, trasforma. La regalità di Maria non è segno di dominio ma di servizio, un’invocazione che invita ogni credente a imitare questo volto materno di Chiesa.

Arte, fede e bellezza: un’alleanza che parla

La profonda connessione tra arte sacra e teologia è il terreno in cui Albano radica la sua riflessione. Come ha evidenziato più volte, l’arte cristiana non è semplice ornamento, ma linguaggio spirituale che rivela la presenza del divino. È in queste opere che l’esperienza della fede e la risposta interiore alla fragilità del mondo trovano forma e parola.

La sua scuola – l’unica in Italia a coniugare le due discipline in modo organico – ha offerto, ad esempio, un percorso esperienziale a Ravenna, dove gli studenti hanno potuto contemplare i mosaici come veicoli di senso e vocazione spirituale. Un viaggio tra arte e teologia che diventa cammino interiore.

Quando la fede si fa profezia

Nell’ottica di Albano, l’invocazione a Maria Regina della pace non è gesto di evasione o consolazione emotiva, ma atto profetico e coraggioso. È una sfida alla logica degli scontri e della violenza: significa affermare che la vera forza non si misura dalla potenza delle armi, ma dalla capacità di irrigare il deserto umano di speranza, giustizia e cura. In questo, il digiuno e la preghiera non sono atti privati, ma gesti collettivi che sfidano la cultura del conflitto.

La maternità regale di Maria: oggi

Nella sensibilità contemporanea, “Regina” può suonare distante o antiquata. Albano, invece, invita a recuperare il senso originario: è una regalità definita dalla maternità compiuta, una trasfigurazione luminosa piuttosto che una rivendicazione di potere. Nelle numerose rappresentazioni dell’arte sacra, la corona non incarna la vittoria, bensì la capacità di accogliere. Una metafora potente: il trono si fa grembo, la corona irradia luce, accoglienza, dignità condivisa.

Un messaggio d’attualità

In un contesto mondiale segnato da conflitti armati, crisi umanitarie e tensioni politiche, il richiamo di Albano offre una via diversa, radicata nella responsabilità della testimonianza. È un invito a usare la fede non come rifugio né come ideologia sterile, ma come costante fonte di energia creativa e trasformativa.

Un richiamo importante per credenti e non credenti: la pace autentica è rivoluzione del cuore, che diventa cura per il mondo. È nella nostra profonda umanità che Maria continua a regnare: non a colpi di potere, ma nell’energia silenziosa di chi scommette sul bene.

In un tempo di fragilità e violenze, Giuliana Albano ci consegna un messaggio chiaro e indispensabile: “siamo più forti delle armi” se riusciamo a rispondere con il pulso della fede trasformativa, dove l’amore diventa forza, la bellezza diventa testimonianza, e la maternità di Maria diventa via di pace.

24 Agosto 2025
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