4:08 pm, 23 Agosto 25 calendario

Mediobanca: Alberto Nagel, ha incassato un secco no dall’assemblea degli azionisti

Di: Redazione Metrotoday
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Incertezza ai vertici

Agosto 2025 segna un momento di forte tensione nell’alta finanza italiana: Mediobanca, saldamente guidata da Alberto Nagel, ha incassato un secco no dall’assemblea degli azionisti alla sua offerta da 6,3 miliardi di euro per incorporare Banca Generali, mossa centrale nel progetto difensivo contro l’offerta ostile di Monte dei Paschi di Siena (MPS). Il rifiuto apre scenari tutt’altro che scontati, con MPS pronta ad accelerare verso l’egemonia nel wealth management italiano.

Il progetto strategico: Mediobanca contro MPS

Alberto Nagel aveva immaginato l’acquisizione di Banca Generali come l’orizzonte per trasformare Mediobanca in il secondo polo italiano della gestione patrimoniale, con un peso sempre più nettamente rivolto al wealth management (target del 45% nei ricavi). La controparte, MPS, aveva lanciato un’offensiva da circa 13 miliardi di euro su Mediobanca, sostenuta dalla complicità di famiglie come Caltagirone e Del Vecchio (tramite Delfin), oltre al sostegno “invisibile” dello Stato. Per proteggersi, Nagel puntava su un piano intelligente: acquistare Banca Generali cedendo la quota nel gruppo Generali (circa 13%) e creare massa critica capace di scoraggiare l’offerta di MPS.

Inoltre, Mediobanca aveva proposto di distribuire oltre 5,7 miliardi di dollari agli azionisti come ulteriore diversivo per dissuadere l’ingombrante tentativo di scalata

L’assemblea: boomerang per la strategia di Nagel

Nonostante le pressioni, solo il 35% degli azionisti ha votato a favore dell’operazione, mentre il 10% si è dichiarato contrario e ben il 32% si è astenuto — tra questi Delfin (20%), casse previdenziali e investitori istituzionali come Amundi, UniCredit, Anima e Tages.

L’insuccesso dell’offerta ha spalancato a MPS un percorso forse definitivo verso il controllo di Mediobanca, con un’offerta ormai vicina al 30% delle azioni, solo un soffio sotto la soglia minima del 35% richiesto per prendere il comando

Gli insider finanziari descrivono ormai la fine dell’indipendenza di Mediobanca come una realtà vicina a compiersi

Un gioco di potere incrociato

Il conflitto trascende il semplice business. Le famiglie Caltagirone e Del Vecchio, pur avendo posizioni distinte, nutrono interessi incrociati in Generali, Mediobanca e MPS. Questo intreccio di azionariati ha trasformato la partita in una resa dei conti tra élite della finanza italiana

L’obiettivo di MPS è la creazione di un nuovo polo bancario italiano, sul modello di una “JPMorgan” nostrana, con un assetto di governance plasmato su alleanze e sinergie tra i gruppi di potere. A fronte di ciò, Mediobanca aveva tentato una difesa industrialmente coerente, finanziata con asset reali, mentre critica è stata la gestione da parte della politica istituzionale e delle regole sul conflitto di interessi

Implicazioni per il settore finanziario

Il tracollo dell’accordo con Banca Generali indica come la tutela industriale (richiamata da Nagel) sia stata sacrificata sull’altare politico-finanziario. MPS, con un approccio statalista e patrimoniale, si conferma competitore agguerrito in un mercato in profonda trasformazione

Dall’altra parte, la bocciatura stimola interrogativi sulla governance e trasparenza: la proposta di scorporo e swap con Generali è stata criticata come poco trasparente e a rischio “black box” per i valutatori finanziari

Secondo l’economista Angeloni, la strategia di aggregazione — pur solida — rischia di essere insufficiente contro la forza della scalata orchestrata

Cosa accadrà adesso

Mediobanca potrebbe diventare preda di MPS, che potrebbe accelerarne la conquista e vagliare condizioni migliori per convincere gli azionisti restii

Per salvaguardarsi, Mediobanca potrebbe rilanciare l’offerta, migliorandola finanziariamente, ma resta difficile invertire una rotta ormai segnata

Dal canto suo, il governo — che possiede un ruolo nella governance di MPS — potrebbe far pesare la golden power italiana su eventuali operazioni di concentrazione, specie in caso di aggiramento degli interessi nazionali

C’è un prima e un dopo nell’evoluzione di questa battaglia societaria in Italia. Il piano di Nagel non è stato sufficiente a preservare l’indipendenza di Mediobanca; la partita ora è aperta a un confronto diretto con MPS, in bilico tra visione industriale e potere incrociato.

Quel che resta certo è che una semplice acquisizione non si è trasformata in un’operazione di mercato, ma in una contesa sulla configurazione futura della finanza italiana. Siamo davanti non solo a un’operazione strategica, ma a una resa dei conti tra visioni. A restare protagonisti non saranno solo i numeri, ma le strategie che modellano il potere.

23 Agosto 2025 ( modificato il 24 Agosto 2025 | 1:09 )
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