Ethel Caterham: 116 anni e il mistero della longevità umana

All’età di 116 anni, Ethel May Caterham è la persona vivente più anziana del mondo. Nata nel 1909 in Inghilterra, ha attraversato guerre, rivoluzioni sociali, trasformazioni tecnologiche e culturali. La sua vita, segnata da sobrietà e resilienza, apre nuove domande sui segreti della longevità. Confronti con altri supercentenari, ricerche scientifiche e dati demografici ci aiutano a capire perché alcuni individui riescano a superare il secolo di vita e come la storia personale di Ethel diventi simbolo di memoria collettiva.
Un traguardo che racconta un secolo
Ethel Caterham, nata il 21 agosto 1909 a Shipton Bellinger, nell’Hampshire, appartiene all’ultima generazione che ha vissuto l’intero Novecento. È la settima di otto figli, cresciuta in un’Inghilterra rurale che all’epoca era ancora un impero coloniale globale. Negli anni ’20 lavora come au pair in India, un’esperienza che le apre lo sguardo sul mondo. Tornata a casa, sposa nel 1933 il maggiore Norman Caterham, seguendo il marito militare nelle sue missioni a Hong Kong e Gibilterra. La coppia avrà due figlie, entrambe purtroppo scomparse prima della madre.
Il suo è un percorso segnato anche dalla resilienza: Norman muore nel 1976, ma Ethel continua a vivere in autonomia. Guida fino a 97 anni, gioca a bridge fino ai 100, coltiva letture e interessi. La sua filosofia di vita resta invariata: non discutere, non lasciarsi trascinare da litigi inutili e fare ciò che le procura serenità. Un atteggiamento che, secondo molti gerontologi, può incidere profondamente sulla salute psico-fisica.
Il titolo mondiale della longevità
Dopo la morte della brasiliana Inah Canabarro Lucas, suora morta a 116 anni e 219 giorni, Ethel è stata riconosciuta come la persona più anziana al mondo. Il titolo è confermato da Guinness World Records, Gerontology Research Group e LongeviQuest, organizzazioni che verificano con rigore i documenti di nascita e la continuità anagrafica dei candidati. Il primato assoluto di longevità documentata resta però alla francese Jeanne Calment, morta nel 1997 a 122 anni e 164 giorni, considerata la donna più longeva mai vissuta.
Questi riconoscimenti hanno un valore non solo simbolico: sono veri e propri atti di ricerca storica e scientifica. Verificare la veridicità delle età estreme richiede controlli su registri parrocchiali, archivi civili e persino confronti genetici. Molte presunte età record, soprattutto in Paesi con scarsa documentazione, risultano non confermabili.
Una vita attraverso tre secoli
Ethel Caterham ha visto passare ben tre monarchi inglesi all’inizio della sua vita – Edoardo VII, Giorgio V e Giorgio VI – fino a Elisabetta II e Carlo III. Nata pochi anni dopo l’invenzione dell’aeroplano dei fratelli Wright, ha vissuto l’era delle due guerre mondiali, la nascita delle Nazioni Unite, la corsa allo spazio, l’avvento di internet e l’era digitale. Una parabola storica che nessun manuale riesce a condensare con la stessa potenza di una vita vissuta.
La sua generazione è cresciuta in un mondo senza elettricità diffusa né sistemi sanitari moderni, e ha visto invece il progresso della medicina, i vaccini, le cure antibiotiche e lo sviluppo di sistemi di welfare. Il fatto che Ethel sia sopravvissuta per così tanto tempo è legato anche a queste trasformazioni epocali.
Il confronto con altri supercentenari
Il fenomeno dei supercentenari (persone che superano i 110 anni) resta raro: si stima che al mondo ve ne siano circa 200, con una prevalenza netta di donne. Oltre a Jeanne Calment, celebre per il suo spirito ironico e il consumo quotidiano di cioccolato e vino, ricordiamo Jiroemon Kimura, giapponese morto nel 2013 a 116 anni, e Maria Branyas Morera, spagnola nata negli Stati Uniti nel 1907, che ha detenuto a lungo il titolo di donna più anziana al mondo.
La distribuzione geografica non è casuale. Molti supercentenari provengono dal Giappone, in particolare dall’isola di Okinawa, considerata una delle “zone blu” del pianeta, aree dove la longevità media è più alta grazie a dieta, attività fisica moderata e forte coesione sociale.
Ricerche scientifiche sulla longevità
Il caso di Ethel Caterham si inserisce nel più ampio dibattito scientifico sulla durata massima della vita umana. Secondo alcuni studi, il limite naturale si aggirerebbe intorno ai 120-125 anni. Tuttavia, alcuni biogerontologi ipotizzano che, con i progressi della medicina rigenerativa, della genetica e delle terapie cellulari, questo tetto possa essere ulteriormente spostato.
La ricerca sulle “blue zones” indica fattori comuni tra i più longevi: dieta ricca di verdure e povera di proteine animali, moderata attività fisica quotidiana, relazioni sociali solide e ridotto livello di stress. A questi si aggiunge la componente genetica: avere familiari longevi aumenta sensibilmente le probabilità di vivere oltre i 100 anni.
Non mancano i fattori casuali: incidenti, malattie improvvise o eventi traumatici possono interrompere percorsi di vita lunghissimi. Nel caso di Ethel, l’assenza di gravi malattie croniche e un atteggiamento positivo sembrano aver giocato un ruolo chiave.
La demografia della longevità
Il fenomeno dei supercentenari non è solo un record individuale, ma un indicatore demografico. Oggi la popolazione mondiale con più di 100 anni è in crescita esponenziale: l’ONU stima che entro il 2100 potrebbero esserci più di 20 milioni di centenari. Un cambiamento che porta con sé sfide sanitarie, sociali ed economiche.
La longevità estrema, tuttavia, resta un fenomeno raro: se raggiungere i 100 anni è sempre più frequente, arrivare a 115 o oltre resta un evento eccezionale, che coinvolge un numero ridottissimo di individui.
Simbolo di memoria e resilienza
La storia di Ethel Caterham ci ricorda che la longevità non è solo questione di numeri, ma anche di identità culturale e memoria storica. Ogni supercentenario diventa una testimonianza vivente, un ponte tra epoche diverse. Nel caso di Ethel, la sua vita racchiude il passaggio dall’era coloniale al mondo globalizzato, dalla penna stilografica all’intelligenza artificiale.
Il suo messaggio, semplice ma potente – non litigare e fare ciò che piace – risuona come un invito alla moderazione, alla pace interiore e a uno stile di vita che privilegia serenità e relazioni autentiche. Un’eredità immateriale che va oltre il record anagrafico.
A 116 anni, Ethel Caterham rappresenta più di un primato statistico: è la personificazione della resilienza umana, della capacità di adattarsi al mutare del mondo e di attraversare la storia con discrezione e forza. Il suo percorso ci pone davanti a un interrogativo affascinante: quanto è davvero elastico il confine della vita umana? Forse la risposta non sta solo nei geni o nella scienza, ma in una combinazione di contesto, carattere e fortuna.
Finché persone come Ethel continueranno a vivere, potremo osservare in carne e ossa ciò che libri e cronache raccontano: la straordinaria avventura del tempo che passa e la possibilità che, in fondo, la longevità non sia un mistero, ma una forma di saggezza incarnata.
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